Monterosso al Mare
Luca e Alberto vi aspettano nella prima (se arrivate da Genova) delle Cinque Terre, Monterosso al Mare. Questo è solo uno dei paesini sul mar Ligure che hanno ispirato “Luca”, film di animazione del 2021.
Proprio a Monterosso, in onore dei protagonisti è stato ingaggiato un team di artigiani e ingegneri che hanno creato due statue di due metri e mezzo raffiguranti le due creature marine, Luca e Alberto. Poste a una profondità di 5 metri a poca distanza dalla riva della spiaggia di Monterosso, erano ben visibili dalla superficie del mare, oltre ad essere facilmente raggiungibili anche dai più piccoli, semplicemente trattenendo il fiato e immergendosi in acqua. Le statue sono state realizzate con materiali ecosostenibili e dipinte con pittura naturale color sabbia, composta da polvere di pietra. Proprio come i due personaggi, proprio come nel film, queste statue volevano ricordare il rispetto per l’ambiente marino. Purtroppo sono rimaste sul fondale solo per pochi giorni del giugno 2021 ma ancora oggi i bambini continuano a cercarle quando arrivano a Monterosso.
Il borgo antico di Monterosso gode di una bellissima spiaggia da cui si dipartono tante stradine ripide che si inerpicano in salita fino alla piazza Garibaldi, dove spicca la parrocchiale di S. Giovanni Battista: caratteristica la sua facciata a bande nere orizzontali di fattura gotica. Sul colle S. Cristoforo, invece, svetta la chiesa di S. Francesco, parte del convento dei Cappuccini. Poco lontano dal colle raggiungete la spiaggia di Fregina, una località di villeggiatura nobile dove anche Eugenio Montale soggiornò con la famiglia. Passeggiando lungo l’insenatura di Fregina incontrerete la statua del Gigante, simbolo di Monterosso.
Che siate in biciletta, in treno o su una 500 vintage, riprendete il vostro viaggio verso tappa successiva: Vernazza.
Vernazza
Eccovi a Vernazza, una delle principali ispiratrici di Portorosso. Alcuni sostengono che Vernazza è la più bella delle Cinque Terre. Dispute a parte, gli elementi di fascino sono numerosi e vi basterà una passeggiata per scoprirli. Scoprirete anche che sono gli stessi che hanno ispirato Enrico Casarosa. Al lungometraggio riportano la piccola piazza Guglielmo Marconi che si affaccia al porticciolo, con le sue casette colorate addossate l’una all’altra, la chiesa gotica di S. Margherita di Antiochia che domina dall’alto di una rupe, e poi ancora gli stretti vicoli e le ripide scalinate che solcano il centro storico, identiche a quelle che Luca percorre in bicicletta per la Portorosso Cup, la gara ciclistica alla quale l’amica Giulia muore dalla voglia di partecipare.
Caratteristico del profilo di Vernazza è la torre del castello Doria, una torre di avvistamento di epoca medievale che, da 60 metri di altezza, veglia sul paese e sulla baia. Guarda caso, le torri sono un elemento importante in “Luca”: la casa di Alberto sulla terraferma è ispirata a una costruzione difensiva saracena come se ne trovano tante in Liguria.
Dopo aver apprezzato l’atmosfera di questa località, è il momento di andare a scoprire gli altri luoghi legati al simpatico Luca? Quindi, “silenzio, Bruno!” e che Corniglia sia.
Corniglia
Data la sua geografia, Corniglia non ha facile accesso al mare, è più un borgo collinare che marino, ma per questo motivo è anche il paese meglio conservato e meno gremito di turisti. È detta “la città di mezzo”, perché è proprio al centro del percorso delle Cinque Terre.
Corniglia è al centro anche dei pensieri di Enrico Casarosa per la creazione di Portorosso. Sebbene nel film non vi siano scorci precisi o specifiche case che ricalcano quelle di questo borgo, è richiamata da un simpatico Easter egg (uno dei tanti che Casarosa si è divertito a nascondere): (ri)guardate con occhio attento “Luca” e scovate il frammento in cui viene ripresa la strada con la targa “Via Corniglia”!
Qui, come in altre città della Riviera Ligure, fate una sosta merenda chiedendo in gelateria una “coppa paciugo”. Durate la visione del film avrete forse notato un’insegna con scritto “paciugo”. Nel tradizionale presepe ligure si trova la figura del Paciugo o del Geppin, maschera tipica del personaggio furbo e pasticcione. Il termine dialettale sta a indicare un pasticcio, un miscuglio: molte gelaterie liguri lo hanno adottato a loro vantaggio. Ognuno ha la sua variante ma, di fatto, è un mix di tutto: gusti alla crema, pezzetti di frutta fresca, amarene sciroppate, panna e chi più ne ha più ne metta.
Con in mano la vostra delizia ligure, girate ora per la piazza cittadina. È davvero minuscola, ma le fa compagnia una grande chiesa con un rosone in marmo di Carrara, la chiesa di S. Pietro. Via Fieschi (con la sua terrazza panoramica) e Largo Taragio sono i due grandi bracci che accolgono il borgo. Su quest’ultimo si affaccia l’oratorio dei Disciplinati di S. Caterina e, sempre da qui, si diparte una ripida scalinata che conduce al mare. Dopo aver goduto della vista di Corniglia, a strapiombo sulle onde spumose che ne lambiscono gli scogli, preparatevi per la meta successiva, Manarola, la penultima delle Cinque Terre.
Manarola
Manarola, la penultima delle Cinque Terre (se il punto di riferimento è Genova), ispira a Portorosso il modo un po’ drappeggiato di adagiarsi sulla collina e su un enorme scoglio di arenaria. Il borgo ha una storia antichissima: venne scelto grazie alla sua posizione strategica per poter avvistare le incursioni delle navi saracene. Infatti, il perimetro delle case più esterne ripercorre il bordo di un castello andato distrutto nel XIII secolo.
Le case sono caratteristiche di tutta la Riviera: coloratissime e abbracciate l’una all’altra. Domina Manarola la chiesa di S. Lorenzo, ma la vista migliore è regalata dalla piazzetta cui si giunge scendendo la centrale via Discovolo. Nella piazza della chiesa si trova, però, il fulcro del paese: l’oratorio della confraternita della Ss. Annunziata con il suo svettante campanile.
Anche Manarola è famosa per i suoi ricchi vigneti: terrazzamenti coltivati risalgono la collina e conducono al monte Tre Croci che, oltre ad essere un punto panoramico davvero suggestivo, è anche sito prediletto del presepe luminoso di Mario Andreoli, un ferroviere in pensione che, nel 1961, iniziò a costruire da artista autodidatta le figure del presepe che copre 4000 metri di vigneti.
Andreoli era della stessa filosofia di Luca e Alberto: rispetto per l’ambiente. Infatti, le sue creature sono fatte in materiali riciclati. Immaginatevelo come personaggio del film d’animazione: un anziano signore con la camicia a scacchi e il berretto che, ogni 8 dicembre, accende personalmente gli interruttori per illuminare Manarola fino all’Epifania. O almeno, era così fino al Natale 2022, poco prima della sua dipartita.
Eccovi giunti quasi alla fine dell’itinerario. Tra poco arriverete a Riomaggiore, l’ultima delle Cinque Terre, e poi non vi rimarrà che raggiungere Portovenere. Dopo potrete finalmente tornare a casa per un bel rewatch di “Luca”.
Riomaggiore
Riomaggiore è la più orientale e meridionale delle Cinque Terre. Con le sue case torri alla genovese che compongono il borgo, il paese non può che aver ispirato il creatore di “Luca”. Prendete una qualsiasi cartolina di Riomaggiore e sicuramente noterete l’edificio rosso affacciato sul porticciolo dove le barche fanno approdo. Questo iconico palazzo ha ispirato la casa di Giulia, la bambina che diventerà amica dei mostri marini Luca e Alberto.
Il padre di Giulia, gigante buono, è un pescatore e anche un ottimo cuoco. È proprio lui che fa conoscere ai due ragazzi il famosissimo piatto simbolo della Liguria: le trenette al pesto genovese. Già che ci siete provate a battere la velocità di Luca nel trangugiarne una bella porzione…
Ricordate la predilezione di Casarosa per gli Easter eggs? Eccovi alcune chicche che vogliono rendere omaggio alla cucina ligure: la trattoria “Da Marina”, nella scena della gara di pasta, mostra una scolorita lavagna col menù e vi si leggono “trofie al pesto” e “baccalà”. Il panificio di Portorosso sforna focaccia liscia, farinata e focaccia al formaggio. E infine qualcuno ha notato, guardando il film, come si chiama il motoscafo di Ercole? Esatto, “Focaccia”!
Dopo aver scelto una (o più) di queste specialità, ben pasciuti, prendete con calma la via Colombo fino alla chiesa di S. Giovanni Battista che, con la sua imponente mole, sorveglia il paese. Dalla piazza, sempre lentamente e in salita, camminate fino ai ruderi del castello iniziato nella seconda metà del ‘200 e terminato nel ‘500. Che sia un borgo romantico si intuisce già dai colori, ma forse non sapete che da Riomaggiore parte anche la via dell’Amore che la collega in 20 minuti di camminata a Manarola e fa parte del Sentiero Verde Azzurro, che batte tutte le Cinque Terre. Attualmente, in seguito alla frana del 2012, la via dell’Amore non è percorribile, ma si sta lavorando per una immediata riapertura.
Portovenere
Portovenere, che non fa parte delle Cinque Terre, è compresa nell’immaginario e nel nome di Portorosso, la città fantastica in cui si svolgono le avventure dei due protagonisti. È uno dei borghi più visitati della Riviera Ligure, coi suoi caratteristici caruggi e le case torri. Spalancate la finestra da una casetta di Portovenere e vedrete il volto dell’Isola del Mare, sua dirimpettaia. È qui che abita Alberto, il migliore amico di Luca. Questa lingua di terra ricorda molto da vicino il Tino, l’isolotto con la Palmaria e il Tinetto che delimita il Golfo dei Poeti.
Se avete considerato Riomaggiore un paese romantico, non farete fatica a capire perché sia Lord Byron sia Eugenio Montale abbiano dedicato dei versi a Portovenere. Al primo è stata addirittura intitolata una grotta, che si apre sotto la costa, e che è proprio la stessa che Luca e Alberto vanno a visitare nel film! Si tratta della misteriosa grotta Arpaia, ora chiamata anche grotta di Byron. Si dice, infatti, che il poeta andasse spesso alla grotta per trovare l’ispirazione creativa e scrivere poesie, passandovi molto tempo. Fateci un salto, chissà che non ne esca qualche poema d’amore!
Anche la scenografa di “Luca” è stata ispirata da questo luogo e dalla gente del posto. Pare, infatti, che l’anziana proprietaria di una casa le abbia raccontato molte storie su Portovenere e sui suoi abitanti.
Ancora suggestionati, andate alla volta della parte antica del borgo, che è chiusa al traffico e si sviluppa lungo il promontorio con edifici alti e accessibili sia dalla marina sia dalla strada principale. Nel XII secolo Genova fece fortificare Portovenere, per fare da baluardo contro Pisa. Di questa fortificazione rimane un’antica porta, che costituisce un ingresso della città. Dalla sua sinistra si sale verso via Capellini che termina su uno spiazzo dominato dalla chiesa di S. Pietro. Su questo promontorio sorgeva una volta il tempio di Venere, da cui il borgo prende il nome.
Insomma, le località reali della Riviera Ligure che confluiscono nell’immaginifico Portorosso sono tante. Oltre a quelle citate, ci sono anche Camogli e Tellaro, di cui nel film si racconta la leggenda. In ogni caso, è a Portovenere che termina questo itinerario sulle sue orme di Luca, sebbene l’avventura di Luca si concluda con Giulia alla stazione con un biglietto indicante “Genova Piazza Principe”. Dal treno saluterà malinconico ma anche felice il panorama della costa e l’inconfondibile silhouette del promontorio di Portofino.