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Idea Viaggio
Abruzzo. La valle dell’Aterno

Segreti e sorprese del fiume d’Abruzzo: lungo l’Aterno a sud di L’Aquila

Tipologia
Percorso in auto
Durata
2 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

152 km separano la sorgente dell’Aterno, sui monti della Laga, dalla foce sulla costa adriatica. È quanto basta a questo fiume per toccare 3 città capoluogo abruzzesi, L’Aquila, Chieti e Pescara, e per sfoggiare altrettante personalità diverse. La più affascinante è quella che il fiume assume nel suo tratto centrale e cioè tra Fossa, poco oltre L’Aquila, e il turning point delle gole di S. Venanzio, dove l’Aterno inverte il suo corso per puntare verso la valle Peligna e la confluenza con la Pescara.
Non è un caso se quella che tecnicamente sarebbe la media valle dell’Aterno, compresa per intero nella provincia di L’Aquila, è diventata la “valle dell’Aterno” per antonomasia… Qui il fiume attraversa più di 40 chilometri di paesaggi ancora di sapore appenninico, spesso protetti dal Parco naturale regionale Sirente-Velino, incontaminati come quelli del tratto iniziale, ma ora la portata d’acqua è maggiore e seguire il corso del fiume è più semplice: basta tenere come riferimento la ex strada statale 261 Subequana in direzione sud e, nell’ultimo tratto dell’itinerario, la statale 5 Tiburtina Valeria.
Intorno, il territorio nasconde mille segreti, tra imponenti falesie e necropoli millenarie come quella di
Fossa, torrenti sotterranei e misteriose cavità carsiche come le grotte di Stiffe, presso San Demetrio ne’ Vestini. Ci sono anche i borghi medievali, come la piccola, incantevole Fontecchio o la più defilata Gagliano Aterno, già nella valle Subequana, che racconta un’incredibile storia di rinascita e neopopolamento. Siamo infatti in una terra che è stata colpita al cuore dal terremoto dell’aprile 2009, dove la memoria della tragedia è ancora viva e non tutto il patrimonio storico-artistico è stato recuperato. Qui, anche nei paesi più piccoli si resiste e si guarda al futuro, riscoprendo nelle difficoltà il senso profondo dell’essere una comunità.

Fossa

Fossa

Fossa dista appena una decina di chilometri da L’Aquila eppure è già un altro mondo. L’atmosfera è quella dei piccoli borghi appenninici d’Abruzzo, che vivono in simbiosi con un territorio bellissimo ma fragile, spesso insidioso. Il nucleo storico del paese se ne sta accovacciato in una dolina a circa 650 metri di quota, sotto la parete spoglia e imponente del monte Circolo. Nonostante le frane e i danneggiamenti derivati alle abitazioni, i suoi abitanti non se vanno, non tutti almeno. Oggi sono più di 600, impegnati a mantenere in vita un luogo che è abitato fin dall’epoca pre-romana. Lo testimoniano centinaia di tombe del popolo dei Vestini, oggi tutelate dal Parco archeologico della necropoli italica, poco distante dall’abitato, sulla sponda opposta del fiume Aterno. Un’altra epoca d’oro di Fossa, quella medievale, ha lasciato in eredità i resti del castello, con il torrione e un lembo delle mura, e soprattutto i meravigliosi affreschi della chiesa di S. Maria ad Cryptas, che affonda le sue radici nei tempi lontanissimi in cui vi si adorava la dea Vesta…
Prima di salutare Fossa e seguire l’Aterno verso valle, con un’escursione panoramica sulla cima della falesia del Circolo (circa 5 chilometri di salita lungo via del Convento) si possono visitare altri due monumenti medievali: il convento francescano di S. Angelo d’Ocre, arroccato su un costone di roccia proprio sopra la chiesa di S. Maria ad Cryptas (attualmente in restauro) e i resti del castello di Ocre, un impressionante borgo fortificato a quota 933 metri.

Grotte di Stiffe

Grotte di Stiffe

Una tranquilla strada di campagna conduce dal fondovalle di Fossa verso il piccolo paese di Stiffe, frazione occidentale di San Demetrio ne’ Vestini. Sono circa 7 chilometri in direzione sud, quanto basta per immergersi in un paesaggio verdissimo. I campi erbosi e i coltivi si alternano a veri boschi che si fanno più fitti sul lato destro della strada: qui guadagnano rapidamente quota sulle pendici del gruppo montuoso del monte Ocre-monte Cagne e diventano una vera foresta, tutelata dal Parco naturale regionale Sirente-Velino. Proprio nella foresta si nasconde il mondo incantato delle grotte di Stiffe. Dall’abitato di Stiffe, le grotte si raggiungono in pochi tornanti salendo verso la forra che incide la montagna proprio sopra il paesino. Lo scenario è selvaggio: ai piedi di una parete calcarea, a quasi 700 metri di quota, un torrente riemerge prepotentemente dalle viscere della terra attraversando canyon e antri ipogei più o meno vasti, tutti di origine carsica, e disegnando anche cascate sotterranee.
Alla stessa altezza delle grotte di Stiffe ma sul margine orientale della valle dell’Aterno, all’estremità opposta del territorio di San Demetrio ne’ Vestini, si può ammirare un altro fenomeno carsico, stavolta alla luce del sole. È l’idilliaco lago Sinizzo, avvolto da boschi e salici, poco profondo e balneabile.

Fontecchio

Fontecchio

Da Stiffe e dalle sue grotte, la via più rapida per raggiungere Fontecchio è l’ex strada statale 261: si arriva a destinazione in meno di un quarto d’ora. Conviene però prendersi qualche minuto in più e deviare, almeno per un tratto, sulla stradina di campagna che serpeggia nel verde tra la 261 e la ferrovia Terni-Sulmona in direzione di Campana, una minuscola frazione di Fagnano Alto che sorge sulla sponda opposta del fiume. A Campana, infatti, la valle dell’Aterno conserva uno dei suoi monumenti più antichi e iconici: un ponte romano tuttora in uso che risale ai tempi dell’imperatore Claudio (I secolo d.C.). Ammirato il ponte, si può risalire facilmente sulla strada 261 e in meno di 5 km ci si ritrova a Fontecchio, che con le sue 400 anime presidia la parte meridionale della valle, dove la conca dell’Aterno si restringe. Il paese ha mantenuto un caratteristico aspetto medievale, da borgo fortificato. Con orgoglio custodisce le sue case-bottega e le sue mura, la fontana tardogotica di piazza del Popolo e altri gioielli d’arte e architettura: come la quattrocentesca torre dell’Orologio, con uno degli orologi più antichi d’Italia, che batte ogni sei ore. Proprio nella torre è stato allestito lo Spazio della Memoria, un luogo che bisogna visitare per capire il trauma vissuto da questa valle e dal suo capoluogo nel 2009, quando il terremoto spezzò il respiro della terra d’Abruzzo.  

Gagliano Aterno

Gagliano Aterno

Circa 10 chilometri a sud di Fontecchio, tra Beffi e Acciano la valle dell’Aterno si restringe e la strada 261 si fa più tortuosa, immergendosi tra i boschi e regalando aperture splendide e improvvise sul paesaggio. Siamo nella zona di confine con la valle Subequana, nella quale già rientra il paese successivo, Molina Aterno. Qui si può lasciare la 261, uscendo in direzione di Castelvecchio Subequo, per salire sul colle di Gagliano Aterno, incorniciato da faggete e pinete. Il borgo esprime tutto il carattere di questa terra che a ovest è delimitata dal gruppo del monte Sirente, dove già si avverte qualche aspro accento marsicano. Ne dà testimonianza il Museo dell’Orso, allestito nell’ex convento di S. Chiara, eretto prima del Mille e rimaneggiato nel XVI-XVII secolo. Gagliano è stato uno dei paesi più colpiti dal terremoto del 2009, tanto da rischiare l’abbandono. La sua rinascita è tutta attorno al suo antico castello che si raggiunge percorrendo una strada insolita, modernissima, grazie ai benefici della “comunità energetica”, che sfrutta due impianti fotovoltaici acquistati dal Comune, e sulla proposta di alloggi gratuiti per 6 mesi a chi vuole provare ad abitare in paese. È il progetto Neo-Nuove Esperienze Ospitali, una sorta di esperimento antropologico iniziato nel 2021, un tentativo di “neopopolamento” che sta dando frutto e che presto si estenderà ad altri borghi della valle Subequana: hanno aperto una libreria, un forno, un ristorante, la radio di comunità tiene compagnia a tutti e così, per la prima volta da molti anni, anche la popolazione stabile è tornata a crescere, con 20 nuovi abitanti… 

Riserva naturale Gole di S. Venanzio

Riserva naturale Gole di S. Venanzio

Superato il paese di Molina Aterno, dalla strada 261 si passa sulla statale 5 per seguire il fiume nel tratto forse più selvaggio del suo corso, che ben presto si fa tutto rapide, salti e gorghi. Siamo entrati nelle gole di San Venanzio, scavate dall’Aterno poco sopra Raiano, paese che costituisce il punto d’accesso migliore a quest’area dichiarata riserva naturale regionale. La strada segue le gole per circa 5 chilometri tra pareti di roccia, fitte macchie di bosco e dirupi che si spalancano a bordo strada. Insieme alle vicine gole di Popoli, questo canyon traccia un corridoio naturale che viene sfruttato dalla fauna per muoversi tra il Parco naturale regionale Sirente-Velino e il Parco nazionale della Maiella: a sud di Raiano, tra i due gruppi montuosi si allarga invece la valle Peligna. L’area, ricchissima di biodiversità, è presidiata dall’eremo di S. Venanzio, costruito presso lo sbocco delle gole omonime a 500 metri di quota, miracolosamente incastonato là dove i due versanti del canyon si avvicinano fin quasi a toccarsi.

Riserva naturale Gole di S. Venanzio
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