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Parco archeologico della necropoli italica di fossa

Panoramica

Al tempo della sua scoperta, negli Anni ’90, i giornali definirono la necropoli italica di Fossa “piccola Stonehenge d’Abruzzo”. Esageravano un po’, ma l’entusiasmo era comprensibile: dal nulla, in una zona defilata come la valle dell’Aterno, era riemerso un importante luogo di sepoltura usato per oltre 800 anni dal IX fino al I secolo a.C. La “seconda vita” della necropoli italica iniziò nel 1992 quando in località Casale, sulla riva sinistra dell’Aterno a circa 3 chilometri da Fossa, in un’area destinata ad accogliere capannoni industriali tornarono alla luce alcune sepolture antichissime: presto si capì che risalivano all’epoca dei Vestini, il popolo italico che abitava la zona compresa tra l’altopiano delle Rocche, la valle dell’Aterno e il litorale pescarese. Campagne di scavo condotte fino al 1999 hanno permesso di recuperare una vasta necropoli, probabilmente legata a un abitato situato sul monte Cerro, composta da oltre 500 tombe distribuite su circa 3500 metri quadrati di terre alluvionali (questa, almeno, è la superficie oggetto di indagini archeologiche). Senza dubbio si tratta di uno dei siti protostorici più importanti d’Abruzzo, non solo per i numeri, ma anche per la notevole varietà dei monumenti funerari. Le tipologie spaziano dalle pietre verticali simili a menhir ai tumuli marcati da circoli di pietre fino alle tombe a fossa e alle tombe a camera; le tombe più recenti testimoniano la comparsa dei riti d’incinerazione, con i resti dei defunti contenuti in vasi, e più specificamente in olle. I corredi rinvenuti dagli archeologi all’interno delle sepolture, comprendenti letti funerari, vasellame, armi e gioielli, sono conservati al Musè - Nuovo museo Paludi di Celano.

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