La via Mala - A strapiombo sull'orrido
La Via Mala, ubicata nelle Alpi Orobie Orientali, dall’Alto Medioevo collega la Val di Scalve con la Val Camonica; attraversa una stretta gola, dalla tipica forma a V, scavata dalle acque del fiume Dezzo.
L'appellativo “Mala” gli venne attribuito a causa del suo tracciato, tanto spettacolare quanto inquietante, da coloro che la percorrevano per trasportare il ferro delle locali miniere verso la Val Camonica per la lavorazione.
Le difficili condizioni atmosferiche la rendevano spesso impraticabile; la situazione precipitò nell’inverno del 1960 quando fu chiusa, rendendo necessaria la costruzione di gallerie che la mandarono in disuso.
Nel 2011 quattro architetti, per evitarne il degrado idrogeologico, realizzarono il progetto che l’ha resa uno straordinario museo all’aperto, garantendone al contempo la sicurezza. Un balcone panoramico, con pavimento trasparente a sbalzo sull’orrido, produce emozioni da brivido.
Il percorso turistico, lungo circa un chilometro e adatto anche a famiglie con bambini, si sviluppa sulla vecchia strada scavata nella roccia. Cartelli ne illustrano le formazioni geologiche e finti cannocchiali aiutano a concentrare lo sguardo verso precisi punti panoramici del canyon.
È possibile raggiungere il fondo della gola tramite una scalinata di 275 gradini ed arrivare alla “cascata di travertino”, detta “cascata pietrificata” perché l’acqua calcarea ha creato, in 210 milioni di anni, incrostazioni rocciose. Essa è tra le principali attrazioni geologiche insieme alle pareti verticali alte 500 metri.
In prossimità delle gallerie si trova una ex casa cantoniera, ora adibita a centro informazioni e bar, con parcheggio annesso, che offre prodotti locali.
La stagione ideale per sognare è l’inverno quando la strada si riempie di scintillanti cascate di ghiaccio; qui ci si può, altresì, rifugiare in estate per sfuggire alle bollenti temperature degli ultimi anni.
È possibile arricchire l’esperienza praticando sci sulle vicine piste di fondo di Schilpario e di discesa di Colere, arrampicata sulla falesia di Pian di Vione o pesca nelle acque del torrente Dezzo.
Da gustare le “Creste scalvine”, la cui ricetta, messa a punto dagli chef Dario Soldo e Mea Tagliaferri, ha ottenuto il riconoscimento di marchio di qualità “Bergamo Città dei Mille… sapori”: si tratta di una pasta fresca fatta a mano, ripiena di formaggella della Val di Scalve, prodotto tipico del territorio, la cui forma richiama i profili delle montagne circostanti.
Antica ricetta rinvenuta in una baita della frazione Nona a 1600 metri nel 1998 è quella del “Formaggio Nero della Nona 1753”, latticino stagionato ricoperto da una crosta nera.
Castro - Riva di Solto. Una Scenic Road, tre percorsi
Procedendo verso Darfo Boario Terme, si scende verso il Lago Sebino e, costeggiandone la sponda bergamasca, subito dopo Lovere, uno dei Borghi più belli d’Italia, si arriva a Castro. Il paese, definito la “Capri lombarda” in quanto incastonato tra il Monte Cerete e il lago, vanta una passeggiata lunga più di un chilometro che è stata abbellita con piante d’ulivo, panchine, aiuole e terrazze panoramiche. Una di queste è stata insignita dell’VIII premio Simonetta Bastelli “Architettura e natura 2020” per la capacità progettuale di esaltare il rapporto tra architettura e natura.
Qui inizia la scenic road che porta a Riva di Solto.
Se Castro è stato il porto medievale dei commercianti di Clusone, Riva di Solto, nello stesso periodo, acquisì notorietà grazie alle cave di marmo nero utilizzato per le colonne della Basilica di San Marco a Venezia.
Fin dal Trecento Riva di Solto fu un borgo fortificato: lo si nota dall'intreccio di vicoli tortuosi e perpendicolari alla riva, con diversi archivolti tra case medievali, antiche torri e lo stupendo palazzo Martinoni.
La strada litoranea, aperta nel 1911, è scavata nella roccia.
Tre sono le modalità per percorrerla:
con mezzi a motore, in bicicletta o a piedi. Va prestata attenzione alle rocce sporgenti, alla larghezza della carreggiata e alla mancanza di marciapiedi per buona parte del percorso.
Se si vuole godere della vista dalla parte del lago, si possono utilizzare i battelli con partenze da Lovere, Castro e Riva di Solto.
Per gli sportivi si consiglia di affittare il kayak o il SUP presso un centro sportivo e di ristoro che si trova in località Grè, lungo la scenic road, oppure fare trekking lungo i sentieri che partendo da S. Lorenzo (Castro alta), attraversano il Monte Cerete, le località di Esmate, S. Defendente e Solto Collina e scendono fino a Riva di Solto.
Tra Fonteno e Riva di Solto una Big Bench verde e blu offre una vista mozzafiato su Montisola (l’isola lacustre più grande d’Europa) e sul Trenta Passi (la montagna che fa da sfondo alla Gioconda di Leonardo da Vinci).
I due Comuni, a inizio settembre, organizzano l’evento “A strapiombo sul blu”: la scenic road diventa accessibile soltanto a piedi o con un trenino; si svolgono attività ludiche e si gustano specialità gastronomiche alla Sagra del pesce a Riva di Solto (alborelle, coregone, tinca e sardina) e a quella del tartufo locale a Castro.
Franciacorta - Vigneti e non solo
Proseguendo da Riva di Solto si arriva a Sarnico, città del Liberty e, dopo pochi chilometri, si entra in Franciacorta. I primi vigneti risalgono alla Preistoria ma è ai monaci cistercensi del Medioevo che si deve il raggiungimento del primato nella produzione di bollicine.
La Franciacorta si estende per circa 200 km2, con 130 cantine, e abbraccia 19 comuni bresciani che vantano eccellenze vitivinicole e naturalistiche.
Dal 1990 il Consorzio per la tutela del Franciacorta garantisce la qualità della produzione. Il suo logo è una effe merlata, inscritta in un calice affusolato, che richiama le antiche torri medievali del territorio.
I vini sono prodotti con il metodo della rifermentazione in bottiglia, meglio conosciuto come metodo classico, lo stesso utilizzato per lo Champagne.
Il percorso è consigliato agli amanti della buona cucina: i ristoranti offrono esperienze enogastronomiche uniche grazie anche a prodotti come il Silter DOP e lo zafferano di Clusane, e a piatti tipici quali il manzo all’olio di Rovato, la cui ricetta risale al 1500, o la tinca ripiena di Clusane, tramandati di generazione in generazione e curati nell’ottica della qualità e della sostenibilità.
L’offerta turistica non è fatta di sola degustazione: corsi di cucina, visite culturali e attività escursionistiche rendono il visitatore protagonista attivo, con tutti i cinque sensi.
L’Abbazia olivetana benedettina a Rodengo Saiano, il monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo, i castelli di Passirano e di Bornato, il borgo medievale di Capriolo con il suo Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro sono alcune delle straordinarie attrattive celate in questi piccoli paesi in pietra.
Qui lo slow tourism ben si presta all’uso della bicicletta e al trekking.
I percorsi sono pensati per diversi target e hanno differenti livelli di difficoltà; per esempio la strada del vino offre 5 percorsi tra i vigneti (verde, giallo, blu, rosso e nero) su piste ciclabili, di lunghezza compresa tra i 30 e i 40 km. In autunno questi itinerari si accendono di giallo e di rosso: è lo spettacolo del foliage, esperienza che non conosce età e che può essere arricchita dal contributo professionale di una guida ambientale. Il contesto naturalistico è perfetto per il picnic: sembrerà di trovarsi nel famoso dipinto di Claude Monet “Colazione sull’erba”.
Primavera e autunno sono le stagioni ideali per scoprire questi luoghi e occasioni aggiuntive sono offerte dal Franciacorta Summer Festival a giugno e dal Festival Franciacorta in Cantina a settembre