Quello che tutti conoscono come oratorio del Gonfalone porta ufficialmente il nome di chiesa di S. Maria Annunziata del Gonfalone e tra gli appassionati d’arte è spesso chiamato “cappella Sistina del Manierismo”. Il soprannome la dice lunga, anche perché la vera cappella Sistina dista appena un chilometro in linea d’aria: siamo nel cuore di Roma, sulla sponda opposta del Tevere, tra il fiume e via Giulia. L’oratorio fu costruito poco prima del 1550 come luogo di culto dell’Arciconfraternita del Gonfalone, ossia della confraternita che organizzava numerose processioni popolari e nei cortei innalzava le insegne papali, per ribadire visivamente il potere temporale dei pontefici su Roma. Con il papa i confratelli avevano un rapporto speciale e questo spiega perché, per fare spazio all’oratorio, non si esitò ad abbattere la chiesa di S. Lucia Vecchia, i cui resti sotterranei divennero la cripta sepolcrale dell’Arciconfarternita. La facciata si presenta scandita in due ordini, quello inferiore ancora tardo-cinquecentesco e quello superiore in stile barocco, opera di Domenico Castelli. All’interno, una semplice aula rettangolare, si può ammirare sulle pareti un ciclo unitario di affreschi dedicato alle Storie della Passione di Cristo, articolato in 12 episodi. Il soggetto rimanda a una delle principali attività dell’Arciconfraternita del Gonfalone, che fin dal ’400, la sera del Venerdì Santo, organizzava una celebre rappresentazione della Passione di Cristo.
Il ciclo di affreschi è indubbiamente fra le decorazioni manieriste più interessanti di tutta Roma e si presenta come il punto di contatto tra la tradizione michelangiolesca e la nuova sensibilità estetica della Controriforma, più misurata e finalizzata a suscitare la devozione del fedele. Fu eseguito nel 1569-75 dai maggiori pittori attivi nell’Urbe in quegli anni: Federico Zuccari, Cesare Nebbia, Matteo Pérez (Matteo da Lecce), Livio Agresti, Raffaellino da Reggio, Marco Pino e Jacopo Zanguidi detto il Bertoja.
Splendido è anche il soffitto in legno, intagliato nel 1568 da Ambrogio Bonazzini. Da alcuni decenni l’oratorio ospita la stagione concertistica del Coro Polifonico Romano “Gastone Tosato”.