Così come la conosciamo oggi, la Via Casilina è una lunghissima strada che dalla Porta Maggiore di Roma arriva fino al porto fluviale dell’odierna Capua, anticamente chiamata Casilinum. In origine, però, la situazione era ben diversa. Questa strada iniziava più vicino al centro, all’altezza dell’arco di Gallieno: solo nel 275 circa, quando furono costruite le mura aureliane, l’inizio della via fu “spostato” alla Porta Maggiore, dove comincia anche la Via Prenestina. Soprattutto, la strada si concludeva dopo una ventina di chilometri appena, a Labicum, nella zona delle attuali Labico e Monte Compatri, dove si innestava nella Via Latina diretta verso la Campania. Per questa ragione i Romani la chiamavano Via Labicana. Solo nel medioevo si cominciò a considerare quell’asse diretto a sud-est come un’unica strada, attribuendogli il nome di Via Casilina. Ecco spiegato perché nella toponomastica romana i due nomi, Labicana e Casilina, oggi si sovrappongono e qualche volta si confondono, e perché la Porta Maggiore si chiamasse Prenestina-Labicana.
Il tratto romano della Labicana/Casilina delimita a sud l’area del Pigneto e prosegue verso Torpignattara e poi Centocelle. Al terzo miglio la strada costeggiava la tenuta imperiale Ad duas lauros (“ai due allori”), probabile residenza di sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino. L’area che rientra nel quartiere Torpignattara, comprende il mausoleo di S. Elena (330 circa), chiamato familiarmente Torre delle Pignatte e poi Tor Pignatta, e le catacombe dei Ss. Marcellino e Pietro, oltre a un cimitero militare romano. Oggi la zona archeologica Ad duas lauros rientra nel più vasto Parco archeologico di Centocelle. La superficie maggiore del parco ricade infatti nel quartiere omonimo, che ha un’origine particolare: si sviluppò intorno a un aeroporto, il primo costruito in Italia (1909), a partire dai villini edificati per ospitare il personale. Come il Pigneto, Centocelle è compreso fra le vie Casilina e Prenestina e ha vissuto un’intensa e discutibile urbanizzazione nel secondo dopoguerra. Perciò ha richiamato l’attenzione di registi come Pier Paolo Pasolini, che vi girò alcune scene di “Accattone” (1961), e Mauro Bolognini che vi ambientò “La giornata balorda” (1960) su soggetto di Moravia, co-sceneggiato dallo stesso Pasolini, fino ad arrivare ad “Amore tossico” (1983) di Claudio Caligari. Torpignattara, Centocelle e altre zone toccate o limitrofe alla Casilina oggi rientrano nell’Ecomuseo casilino Ad duas lauros, che ne valorizza gli aspetti culturali, artistici e naturalistici proponendo percorsi tematici.