Avola e Noto, tra gusto e meraviglia
Si parte da Avola, il comune affacciato sulla costa ionica. Ma senza fretta. Già che siete qui, non fatevi scappare l’occasione di assaggiare l’ovale perfetto, quello delle mandorle famose in tutto il mondo. A queste prelibatezze, così come al Nero d’Avola, uno dei vini siciliani più rinomati, è dedicato il Museo della Mandorla e dei prodotti tipici avolesi, appena fuori dal centro storico: un viaggio nelle tradizioni contadine con tanto di degustazione finale. Un altro luogo da non perdere è la tonnara dismessa, magari al tramonto, per poi accomodarvi in un ristorantino dell’antico borgo marinaro. Ora sì che potete iniziare l’itinerario, che in questo primo tratto è pianeggiante e privo di grandi difficoltà. Prendetelo come un riscaldamento, anche perché dopo 10 chilometri scarsi arriverete in un altro luogo che impone una sosta: Noto, che dal 2002 (insieme ad altre sette città) è parte dei sito Val di Noto, patrimonio mondiale dell’umanità Unesco. Qui l’architettura del tardo-barocco è talmente esplosiva che pare di stare in una scenografia teatrale. La Cattedrale di San Nicolò, con la sua scalinata maestosa, è l’immagine che vi resterà nel cuore.
Nell’entroterra, tra arte e letteratura
Da questo punto, il percorso svolta un entroterra privo di grandi salite. Due i paesi dove il pit stop è un must. Il primo è Palazzolo Acreide, a 634 metri di quota, il borgo nato sull’antica sub-colonia greca di Akrai, nella parte alta della città, di cui sono ancora visibili alcuni resti. Ma questo paese è un’altra perla del barocco (anch’essa appartiene al sito Unesco Val di Noto), e dunque resterete affascinati dagli antichi palazzi nobiliari e dalle chiese: su tutte la Basilica di San Sebastiano, con le sue eleganti volute, e quella di San Paolo, con i suoi capitelli corinzi. Passato lo svincolo di Buccheri, si scende verso Vizzini, il borgo natio di Giovanni Verga. Tra le viuzze di questo piccolo abitato rivivono alcune delle sue novelle. Qualche esempio? Palazzo Trao è la casa di Donna Trao, che sposa Mastro Don Gesualdo. Palazzo La Gurna è l’edificio in cui si tiene il banchetto di nozze. Mentre la Chiesa di Santa Teresa è l’Osteria in cui Turiddu e Alfio si scambiano il bacio della sfida nella Cavalleria Rusticana.
Sul vulcano. O sulla luna?
Attraversando la piana di Catania, lo sguardo è rapito da “a Muntagna”, che vi aspetta maestosa. La scalata al vulcano, la grande asperità di questa prima tappa del Giro d’Italia, inizia da Biancavilla, a 534 metri di quota, nella fascia pedemontana. Si sale fino a incontrare la Strada Milia e passato l’Osservatorio Astrofisico, si attacca la strada da Nicolosi. Il tracciato si snoda su carreggiate larghe, circondate dalle colate di lava, ma la pendenza tocca spesso il 10-12 per cento, con una fiammata del 13 in un breve tratto. Insomma, è un tratto per persone allenate. L’arrivo ai 1920 metri del Rifugio Sapienza, però, vi ripagherà di tutte le fatiche. Si tratta, infatti, di un edificio storico, la cui costruzione iniziò poco prima della Seconda Guerra Mondiale e dopo lo stop imposto dal conflitto fu portata a termine dal Cai. Negli ultimi anni è diventato anche un luogo simbolo della buona cucina, un trionfo di carni, caponate, parmigiane, piatti a base di funghi e pistacchi. Ma è il paesaggio a renderlo indimenticabile: guardatevi intorno e vi sembrerà di stare sulla Luna.