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Spiritualità
Nel cuore della Basilicata, tra le Murge e la valle del Bradano

La poetica Lucania tra arte, natura e spiritualità: Grottole e l’Oasi di San Giuliano

Grottole: il borgo millenario, la spiritualità della “chiesa Diruta”, le gravine e la festa dell’”inventio crucis”.

6 minuti

Viaggiando in Basilicata, con lo Ionio alle spalle, l’Appia antica è ancora la via maestra per inoltrarsi in un paesaggio accecante e suggestivo, tra gli ultimi lembi dell’altopiano delle Murge materane. Una volta entrati nel centro storico, bastano pochi passi per sentirsi attori in una scenografia da cinematografia neorealista: il sole che schiaccia i sassi, infuoca i muri, preme sulle teste e si attenua solo nelle ore più tarde della sera.

Per scoprire Grottole, fazzoletto della campagna lucana bagnata dai fiumi Basento e Bradano e dalle acque del lago San Giuliano, e i suoi dintorni, si possono seguire il filo dell’arte e quello della storia, entrando in chiese minuscole e diroccate o salendo fino alla torre del castello feudale, antica vedetta a protezione dell’abitato. Ad una prima occhiata Grottole può sembrare semiabbandonata ma grazie a iniziative come quella dell’associazione Wonder Grottole, il paese si sta pian piano ripopolando e sta valorizzando le sue meraviglie, come la chiesa Diruta: la cattedrale affacciata sulla gravina.

Se si cercano le origini del borgo e le sue tradizioni, si trova un passato profondamente feudale e la devozione popolare per simboli cristiani che anche la liturgia tradizionale ha dimenticato. Ad esempio, l’ancora celebrata festa dell’”inventio crucis”, per cui i fedeli compiono una sfilata tra le vie del paese a suon di musica, seguendo il crocifisso di cartapesta dalla chiesa di S. Pietro alla chiesa Madre e di nuovo in S. Pietro.

Con poca strada ci si può infine immergere nel paesaggio dell’entroterra lucano, seguendo le prospettive delle gravine fino all’Oasi di San Giuliano, un mondo silenzioso e incantato, abitato già dalla più remota preistoria. Qui, tra masserie, pascoli e il lago scavato nelle gravine, ci si addentra nella vera atmosfera dell’entroterra lucano.

Grottole, segni di rinascita all’ombra di Matera

Grottole, segni di rinascita all’ombra di Matera

Macinando chilometri aggrappati ai crinali di monti o colline, tra i campi di grano e le basse colline della valle del Brandano, si vedono i paesi arroccati e attorniati dagli uliveti. 

Guardando invece la storia di queste terre, si legge di piccole proprietà feudali, degli anni tumultuosi del brigantaggio e di un lungo dopoguerra segnato da fatica e povertà che ha costretto molti a emigrare lasciando così molti paesi in abbandono e campagne spopolate. Da qualche anno, però, si registra una nuova stagione. Complice la rinascita di Matera, celebrata nel 2019 come Capitale Europea della Cultura. Le case stanno riprendendo vita e i borghi lentamente si rianimano grazie all’associazionismo locale e a un turismo culturale lontano dalle rotte più battute.

A circa 30 chilometri dalla visitatissima Matera si incontra Grottole. È un paese di poco più di 300 abitanti, al centro di un fazzoletto della campagna lucana bagnata dai fiumi Basento e Bradano e dalle acque del lago San Giuliano, specchio azzurro di un mondo silenzioso e incantato, abitato già dalla più remota preistoria. 

Grottole, la bellezza screziata delle chiese e la lotta contro lo spopolamento

Grottole, la bellezza screziata delle chiese e la lotta contro lo spopolamento

Tra i viottoli del borgo antico si notano ancora alcune case vuote, ma la comunità grottolese sta cercando di far rivivere il paese con progetti dal basso, comunitari e solidali (l’associazione Wonder Grottole su tutti): è così che si rianimano attività locali, si riconvertono spazi, si migliorano i servizi dando vita a un modello di turismo sano, in cui il turista in visita diventa parte integrante e attiva della vita del borgo stesso. 

Il fascino di Grottole è raccolto sulle due collinette di Sentinella e Terravecchia

La prima sosta da non perdere è sotto le volte della chiesa Diruta, intitolata ai santi Luca e Giuliano: una grandiosa cattedrale del 1508 affacciata sul dirupo della gravina di Grottole, luogo sacro e ferito a più riprese dai terremoti, fino a quello devastante dell’Irpinia nel 1962. Alzando lo sguardo, il tetto della chiesa non c’è più, le pareti neppure, ma lo scheletro di pietra tra archi e colonne crea quasi dei polittici in miniatura inquadrando scorci del canyon e delle pareti di calcare. Questa grande chiesa consacrata all’evangelista Luca e al Giuliano vescovo è forse l’icona di un luogo dai tratti sgargianti, ma screziati dal tempo.

Seguendo il filo dell’arte e della storia c’è molto altro da vedere. Dalla centrale piazza Vittoria, una salita a destra porta a largo S. Giovanni, dove è situata la chiesa Madre del ‘600. All’ingresso del paese si incontra, invece, la chiesa di S. Rocco, già S. Maria delle Grazie, risalente al ‘500, mentre nel punto più alto, sulla collina della Motta, si trova il castello feudale, con la sua torre centrale, antica vedetta a protezione dell’abitato. A proteggere Grottole c’è anche qualcosa che opera da “molto più in alto”, nelle sfere della fede e della tradizione cristiana.

Il culto della Croce nelle feste tradizionali lucane

Il culto della Croce nelle feste tradizionali lucane

I grottolesi raccontano che la devozione alla Croce cristiana sia legata alla protezione ricevuta in uno dei terribili terremoti che hanno scosso nei secoli questo territorio. 

Quel che è certo è che a Grottole, come in diversi centri della Basilicata e della Puglia il 3 maggio si festeggia l’“inventio crucis”, ovvero il rinvenimento della croce da parte di Elena imperatrice madre di Costantino (306-337). Si narra che l’imperatrice Elena andò a Gerusalemme per cercare il luogo dove si trovava la croce della passione di Cristo. Ne trovò tre e riuscì grazie a un segno divino a distinguere la croce di Cristo da quelle dei ladroni.

La festa era celebrata il 3 maggio anche nel calendario liturgico, almeno fino alla riforma del 1962 in cui Giovanni XXIII lasciò solo il 14 settembre come data per celebrare il recupero da parte della Croce dalle mani dei Persiani nel 628 ad opera dell’imperatore Eraclio.

Nonostante la liturgia ufficiale, il 3 maggio è rimasto però giorno di festa nella tradizione locale grottolese. In questo giorno un crocifisso riprodotto con una statua di cartapesta viene portato in processione per il paese. Prima della processione avviene la messa solenne, poi lo spostamento della croce dalla chiesa di S. Pietro (o chiesa del Purgatorio) alla chiesa di S. Maria Maggiore, meglio nota come chiesa Madre, dove viene celebrata l’eucarestia. Le vie sono molto strette ma il crocifisso avanza senza problemi grazie a un ingegnoso meccanismo che permette a un piedistallo del ‘700 di ruotare. Dopo il ritorno della statua nella chiesa di S. Pietro, che rimane aperta fino a tardi perché i fedeli contemplino il crocifisso, la festa continua con una sfilata accompagnata dalla banda locale fino a largo Castello: qui, si assiste a uno spettacolo di fuochi d’artificio.

L’Oasi del lago di San Giuliano, le acque della provincia materana

L’Oasi del lago di San Giuliano, le acque della provincia materana

Per incontrare la pace in una dimensione molto più terrena bisogna percorrere, invece, la statale 7 per circa 10 chilometri fino a raggiungere l’Oasi di San Giuliano, riserva naturale. Buona parte dell’area, che si estende per circa mille ettari, è occupata da un lago artificiale, creato dallo sbarramento delle acque del fiume Bradano avvenuto alla metà degli Anni 50. Oggi le sue acque sono una delle mete preferite dai materani.

Spesso si notano, intorno al lago e sparse qua e là, alcune masserie in cui pascolano mucche e pecore. A valle dello sbarramento, è suggestivo seguire il corso dell’acqua tra le pieghe della gravina, un canyon profondo circa 50 metri scavato nella roccia calcarea. 

Questa oasi è un angolo di verde dove trascorrere una bella giornata all’aria aperta, con percorsi natura adatti anche a disabili, punti panoramici per l’osservazione di aironi bianchi e rossi, garzette, cormorani e cicogne. 

Se vi capita di vedere un fiore dal blu intenso, non raccoglietelo. Si tratta della Campanula versicolor, spesso dipinto o stilizzato sulle pareti rocciose di ipogei e chiesette rupestri. È un fiore raro, da proteggere e tenere vivo, come Grottole e le altre gemme dell’entroterra lucano.

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