Fermata Duomo
Fermata Duomo, linea 1. Pochi minuti a piedi dalla Cattedrale. L’esperienza artistica è già la discesa alle banchine, una discesa di 40 metri, un viaggio al LED attraverso le ore e i momenti del giorno. L’hanno ideata Massimiliano e Doriana Fuksas, tappezzando le viscere sotto piazza Nicola Amore di esagonali geometrie multicolori, dall’azzurro dell’alba al blu della notte. Attraversare questo tunnel di luci permette di catapultarsi in una dimensione quasi estranea, non ci si sente più dentro a una chiassosa metropolitana gremita di gente, ma “è quasi la passeggiata di un astronauta che vede la terra dalla luna e osserva le fasi del giorno che si susseguono”.
Nel creare quest’opera d’arte, altra arte è venuta alla luce: durante gli scavi nella metropolitana sono saltati fuori i resti dell’antico tempio dei Giochi Isolimpici. Questo ha cambiato un po’ le carte in tavola perché, una volta finiti gli scavi che sono ancora in corso, verrà istituito un museo in cui i resti archeologici verranno conservati ed esposti, visibili anche dall’esterno grazie a una cupola in vetro.
Uscendo da questo mondo colorato, su via Duomo, cercate la bianca facciata del Duomo. Poi, preparatevi allo spaesamento e da quello fatevi condurre per le vie del centro storico di Napoli a ridosso della Cattedrale. Muovetevi tra i palazzi storici compresi tra via dei Tribunali, l’antico Decumanus Maximus, e Spaccanapoli, l’asse che fende la città da est a ovest aggrovigliando presente e passato. Partite da via S. Biagio dei Librai, il tratto più aristocratico di Spaccanapoli, e mettete il naso in botteghe e negozi. Qui le sfogliatelle sono “bbuone” con due “b” e i cuoppi sfrigolano di verdure, crocchè, alicette. Attenzione al cartoccio quando si attraversa l’angusta e affollata S. Gregorio Armeno, la via dei maestri del presepe napoletano. Sbucati in via dei Tribunali, si punta a piazza Bellini. Dalla parte opposta della via, in piazza S. Gaetano, a S. Lorenzo Maggiore i fedeli pregano sopra pietre che raccontano di un macellum romano, una basilica paleocristiana, una chiesa gotica e poi barocca e di un Boccaccio innamorato che qui incontrò la sua Fiammetta. In fondo a via dei Tribunali, nella cappella del Pio Monte della Misericordia, cogliete al volo l’opportunità di ammirare una delle poche opere di Caravaggio rimaste in città.
In 10 minuti a piedi raggiungete la seconda tappa di questo tour tra le fermate dell’arte della metropolitana di Napoli, quella di Università.
Fermata Università
“Volevo dare alle persone che al mattino vanno al lavoro o all’università e che frequentano la metropolitana cinque minuti di ispirazione”. L’obiettivo di Karim Rashid, l’architetto e designer anglo-egiziano che ha progettato la stazione Università della linea 1, è quotidianamente raggiunto. Dal 2011, anno di inaugurazione, scendere da piazza Bovio alle banchine dei treni per 30 metri di profondità significa fare un viaggio multisensoriale.
Dal primo gradino delle scale di accesso si è travolti da un’esplosione di colori, forme e simboli della rivoluzione digitale. Il rosa e il verde accesi delle ceramiche che ne rivestono le pareti comunicano mille e più parole del nuovo linguaggio contemporaneo. Network, software, virtual, database… accompagnano ai tornelli, al cui livello Rashid ha installato la maestosa “Synapsis” in metallo satinato che evoca il funzionamento cerebrale e, sulla parete di fondo, la light box “Ikon”, lungo la quale scorrono e “galleggiano” figure dalla tridimensionalità virtuale.
Comunicazione, ancora. E colore. Proseguendo, la luce si fa protagonista. Le scale mobili sono illuminate da pannelli traslucidi serigrafati con motivi che riflettono il repertorio visivo di Rashid, mentre il pavimento si trasforma in una distesa di cromie vivaci. Arancio, rosa e reticoli azzurri e verdi sopra i quali fluttuare, più che camminare.
Che abbiano sceso i gradini a rotta di collo per prendere il treno o che li abbiano fatti in salita per non arrivare in ritardo alla lezione in università, anche i passeggeri più frettolosi non possono non soffermarsi davanti alle figure, coloratissime e giganti, di “Dante e Beatrice” dipinte sulle scale fisse che portano al secondo piano interrato. Sono un richiamo alla cultura umanistica, sorgente del nostro linguaggio. Infine, arrivati al piano banchine, si torna a fluttuare davanti ai 4 pannelli colorati tridimensionali che campeggiano alle pareti e sembrano imitare passi di danza, accentuando il senso di movimento e dinamismo che caratterizza tutta la stazione.
Il viaggio multisensoriale è finito ma prima di proseguire sottoterra, potete sbirciare in superficie e fare un giro nella Napoli colta che ha il suo epicentro nell’Università degli Studi Federico II, il primo ateneo statale del mondo. In tema di cultura, 5 minuti a piedi bastano per raggiungere la chiesa di S. Maria la Nova, una vera e propria pinacoteca di artisti napoletani pre-Caravaggio.
Pronti ora per la successiva stazione e un altro viaggio: Municipio.
Fermata Municipio
Non c’è stazione della metropolitana a Napoli in cui la bellezza del contemporaneo sotterraneo si fonda meglio con la storia millenaria della città. La fermata Municipio è a ridosso del bacino angioino, l’antico porto di Neapolis, e dagli scavi per la realizzazione dello scalo è emerso di tutto: dai resti di navi imperiali a parti di costruzioni del periodo angioino, coincidenti con la fondazione di Castel Nuovo (che è sopra le vostre teste) e tracce dei sistemi di difesa aragonesi e spagnoli, tra cui l’imponente torrione dell’Incoronata, il cui basamento “spunta” dalla galleria di accesso alla stazione accompagnando l’entrata e l’uscita dei passeggeri. Intorno, le finiture in pietra lavica naturale dei pavimenti, le pareti in mattoni e le superfici intonacate di bianco volute da Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura, gli architetti portoghesi che con la ricchezza del sottosuolo partenopeo hanno fatto i conti instaurando un dialogo felice e minimalista tra antico e moderno.
Saliti in superficie, piazza Municipio vi affascinerà. Per la maestosa fontana di Nettuno, il monumento “nomade” che in 400 e più anni di storia ha avuto diverse collocazioni fino a tornare alla sede originaria dopo l’apertura della metropolitana.
Cercate di risvegliarvi e incamminatevi lungo via Vittorio Emanuele III, lambite la facciata neoclassica del Teatro di S. Carlo, il palcoscenico lirico più antico d’Italia, e aprite le braccia davanti all’emiciclo di piazza del Plebiscito, altro tipo di palcoscenico dove oggi come ieri si tengono eventi popolari e mega concerti. Prima di ridiscendere in metropolitana, fate il giro “largo” per attraversare l’elegante Galleria Umberto I, simbolo di un’epoca in cui Napoli se la giocava con Londra e Parigi.
Tornate nel sottosuolo da dove siete venuti. Municipio è stazione di interscambio tra la linea 1 e la linea 6, e quest’ultima dovete prendere per una fermata. Direzione Mostra, destinazione Chiaia, una delle ultime nate tra le stazioni dell’arte.
Le stazioni dell’arte della linea 6: da Chiaia a Mergellina
Le porte dei vagoni si aprono, il rosso lucido e fiammante delle pareti abbaglia, occhi giganteschi vi guardano dall’alto di una cupola in vetro che prende luce dall’esterno. Ben arrivati alla fermata Chiaia, progettata dall’architetto napoletano Uberto Siola e resa stazione dell’arte dalle opere e dal progetto artistico del regista Peter Greenaway, che l’ha immaginata come un viaggio mitologico, dagli Inferi delle banchine illuminate di rosso, all’Empireo di piazza degli Angeli, dove un Giove azzurro e bianco a 24 braccia indica uno degli accessi allo scalo. Si può uscire in superficie da qui oppure, dalla parte opposta, su via Chiaia e quindi raggiungere piazza dei Martiri, la cui eleganza e armonia sono antifona di Chiaia, il quartiere chic dove tra le vie Calabritto, Marelli, Filangeri e dei Mille è gara al palazzo più signorile e alla boutique più stilosa.
Che sia estate o inverno, inforcate gli occhiali da sole, raggiungete piazza della Vittoria e mettetevi in cammino lungo via Caracciolo, il lungomare che viene da Mergellina dove la luce esplode e Capri e Ischia si profilano all’orizzonte. È lungo circa 2 chilometri, ma trattenetevi dal percorrerlo tutto. All’altezza della Stazione Zoologica Anton Dhorn, il bianco edificio ottocentesco sede dell’acquario più antico d’Italia, entrate nella Villa Comunale, il parco dei Borbone, passate sotto la grande Cassa armonica in ghisa e vetro e, di fronte, sulla parallela e bellissima Riviera di Chiaia, riprendete la linea 6 alla fermata San Pasquale. Tra le onde del mare realizzate lungo le pareti da Peter Kogler e le scale mobili come un relitto marino dell’architetto Boris Podrecca, più che una discesa in metropolitana, vi sembrerà di immergervi nei fondali di Napoli.
Tenete la direzione Mostra e scendete a Mergellina, il porticciolo di pescatori oggi un po’ imborghesito, dove i napoletani vivono la loro città come in vacanza, passeggiando lungo il molo, tra chioschi-chalet aperti fino alle ore più piccole, una stazione liberty e la chiesa di S. Maria di Piedigrotta, legata alla devozione della gente di mare. Anche la stazione della metropolitana di Mergellina fa parte del progetto artistico, ed è nota per il suo ascensore obliquo. L’atrio di ingresso è ricoperto dai mosaici dell’artista Gerhard Merz e preannuncia l’uscita in superficie dei passeggeri.