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Meta turistica
In Campania fra Traiano e Padre Pio

Benvenuti a Benevento: un Mezzogiorno a sé, con la sua Pietrelcina

Tipologia
Percorso a piedi
Durata
3 giorni
Numero Tappe
7
Difficoltà
Facile

Il Sannio, regione storica dell’entroterra campano, è celebre almeno per un vitigno a bacca bianca e il suo relativo vino, che si chiama Falanghina. Ma il panorama alcolico del Sannio include anche un liquore che si chiama Strega, interessante quanto il capoluogo – Benevento, appunto – città capace di atmosfere profonde, anche se non subito evidenti in tutta la loro antica e variegata civiltà.

Forse proprio per questo Benevento è ancora turisticamente sottovalutata, mentre vale invece la pena di andare a scovare la sua personalità forte, le sue atmosfere spesse, le sue migliori attrattive, che meritano come minimo la permanenza di un fine settimana lungo. La Campania non è fatta soltanto di meraviglie evidenti come Napoli, il Vesuvio, Pompei, Paestum, la Reggia di Caserta, Capri e Ischia. Conviene davvero prendere confidenza anche con l’Arco di Traiano e le gradinate del Teatro romano di Benevento, le vicende del Duomo di S. Maria, la pianta ottagona di S. Sofia longobarda, il passeggio lungo Corso Garibaldi e i tavoli del Caffè Strega. Altrimenti, non si saprà mai ciò che si perde.

Benevento

Benevento

Belle storie di riscatto. L’abitato antico che in origine si chiamava negativamente Maleventum – forse per trascrizione dall’arcaico Maloenton, “ritorno delle greggi” – cambiò nome in positivo, Beneventum (“benvenuto”), dopo che Roma ebbe sconfitto qui il sovrano ellenistico Pirro. Correva l’anno 275 a.C., e Roma si stava oramai affermando come potenza regionale. È ben noto che poi sarebbe divenuta capitale di un impero e protagonista della prima globalizzazione nella storia: lo testimoniano qui in città l’Arco di Traiano e il Teatro romano, entrambi costruiti agli inizi del secondo secolo.

La decadenza di quell’impero avrebbe aperto la strada alla seconda civiltà protagonista a Benevento, quella dei Longobardi, che ne fecero la capitale di un loro ducato e poi di un principato egemone su quasi tutto il meridione della Penisola. Ai Longobardi si deve la rara, geometrica eleganza della chiesa di S. Sofia.

Ma basta con la storia: passiamo al mito. Anche a Benevento l’antagonismo contro il genere femminile aveva dato adito alla credenza che certe donne si riunissero attorno a un albero di noce per celebrare sabba demoniaci. Fortunatamente, di tutto questo rimane oggi soltanto un notissimo liquore locale, tipicamente servito al Caffè Strega. Il premio letterario Strega non è estraneo alla vicenda, perché istituito nel 1947 proprio con la partecipazione dell’allora proprietario della casa produttrice del liquore. Da allora il premio è stato aggiudicato dodici volte a donne. Tre belle storie, insomma.

Rocca dei Rettori

Rocca dei Rettori

Si può cominciare a scoprire Benevento partendo dal punto più elevato in città, al termine del lungo Corso Garibaldi: si trova qui il principale luogo di potere dei tempi andati. La Rocca era stata preceduta da un forte d’età romana e poi da un palazzo fortificato longobardo, ma la sostanza di ciò si vede oggi aveva cominciato a sorgere nel ’300 per proteggere il governatore pontificio da eventuali nuove rivolte degli abitanti. Dopo i Longobardi, infatti, a Benevento governava direttamente la Chiesa di Roma, e di sommosse popolari ce n’era già stata più d’una.

Attualmente la Rocca ospita l’amministrazione provinciale, ma oltre agli uffici ci sono nell’edificio alcune raccolte museali storiche. Chi non fosse particolarmente interessato ai luoghi di potere può domandare il permesso di salire a godersi il panorama dalla terrazza della Rocca oppure, senza troppe richieste, semplicemente andare a passeggiare nel verde tra le fontane della Villa Comunale, che è subito accanto ed è assolutamente gradevole; più piccoli invece, ma a loro volta panoramici, i giardini alle spalle della Rocca.

S. Sofia

S. Sofia

Già la facciata della chiesa di S. Sofia e l’eleganza discreta ma assoluta della piazza, che si incontra lungo Corso Garibaldi, rivelano che si è di fronte a una presenza molto particolare. Dev’essersene accorta anche l’Unesco, perché dal 2011 la chiesa è protetta come Patrimonio dell’Umanità fra i beni dei “Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)”. A fondare la chiesa e il suo monastero era stato infatti nell’ottavo secolo un duca longobardo.

Santa Sofia è considerata una delle più interessanti costruzioni del primo medioevo europeo, soprattutto per l’originalissima struttura dell’interno. Lo spazio risulta dalla fusione tra una pianta semicircolare e un’altra a semi-stella. La cupola è sorretta da un giro esagonale di grandi colonne collegate da archi, intorno al quale un secondo anello a dieci lati ha, invece, i pilastri orientati secondo l’andamento delle pareti. Il gioco di effetti geometrici e prospettive è suggestivo, ed era completato da una decorazione pittorica della quale restano, nelle due absidi laterali, frammenti di un importante ciclo di affreschi dell’ottavo secolo.

I codici prodotti nel monastero medievale, che oggi fa parte del complesso del Museo del Sannio, erano scritti usando una raffinata grafia particolare: la cosiddetta scrittura beneventana o longobarda.

Museo del Sannio

Museo del Sannio

Una delle più importanti collezioni d’arte storica che si trovino in Campania è allestita nel monastero adiacente alla chiesa di S. Sofia, dove spicca – gemma dal fascino infallibile – il chiostro romanico che risale al dodicesimo secolo e che, come la chiesa, è protetto dall’Unesco in quanto bene Patrimonio dell’Umanità.

Chiostro o non chiostro, si tratta di uno di quei musei dove si impara più che rischiare di annoiarsi. Fra preistoria, civiltà sannitica, età romana, ducato longobardo e dominio della Chiesa, con statue, fregi, armi, epigrafi, frammenti dal Duomo, monete e dipinti, è una visita che non va snobbata. Ci sono anche shop editoriale e oggetti di merchandise, per portare a casa qualche ricordo.

Poco lontano, in Via S.D Domenico, l’Hortus Conclusus è un “giardino chiuso” negli orti del convento domenicano, con importanti installazioni dell’artista contemporaneo Mimmo Paladino, originario della provincia di Benevento, fra reperti storici della città. Da un muro di cinta, domina solenne un cavallo di bronzo.

Arco di Traiano

Arco di Traiano

Incamminandosi verso il Duomo – lungo Corso Garibaldi, con la Rocca e la chiesa alle spalle – è doveroso rendere omaggio a un luogo molto beneventano come il Caffè Strega. Il locale non può sfuggire, anzi è bene non farselo sfuggire anche perché fa angolo con Via Traiano, che è da imboccare per raggiungere in breve il principale monumento romano in città.

L’impressione prospettica è notevole: l’arco trionfale è eccezionalmente ben conservato e particolarmente abbellito da rilievi e decori. Celebra il buon governo dell’imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano, nato in Spagna nell’anno 53, gran generale vittorioso nella Dacia – una regione ricca di miniere economicamente preziose, che potremmo inquadrare fra quelle che sono oggi Ungheria, Moldavia e Ucraina – e spesso considerato anche a posteriori un ottimo gestore della cosa pubblica. L’arco di Benevento era sorto al punto di uscita dalla città della Via Appia Traianea, un nuovo ulteriore tracciato della Via Appia che collegava Benevento a Brindisi non attraverso la Puglia interamente per l’entroterra, come il tracciato originario, ma uscendo invece sull’Adriatico già a Bari. Una nuova via, più agevole, verso la Grecia e l’Oriente

Se si fosse arrivati qui prima di metà ’800, l’impressione che avrebbe fatto Port’Aurea – come fino ad allora si era chiamata – sarebbe stata minore. L’arco era stato infatti inglobato nelle mura longobarde.

Duomo

Duomo

La venerabile età e l’eleganza della Cattedrale di Benevento si colgono meglio dalla sua facciata su Corso Garibaldi. Le dimensioni sono invece evidenti dalla laterale Piazza Orsini: è un’architettura grande, quasi gigantesca, ma chiaramente di aspetto troppo regolare per i suoi secoli di storia. Il Duomo uscì infatti raso al suolo dai bombardamenti alleati del settembre 1943, ed è stato ricostruito – lo si vede bene anche all’interno – a partire dal 1950.

Comunque splendida resta la facciata a due ordini: quello inferiore ad arcate cieche con tre portali, il superiore con statue di animali sovrastanti, una robusta loggia, e nella prima arcata destra un ritratto di cavaliere che risale a metà Duecento e che doveva appartenere a un monumento qui riciclato. Il portale centrale recava una celeberrima porta in bronzo, con settantadue formelle che sono state ricomposte all’interno della chiesa.

Una breve digressione alle spalle del Duomo e del suo Palazzo Arcivescovile – per Via Episcopio, poi per Via Carlo Torre e Vico I Triggio – può portare a visitare una fondamentale testimonianza archeologica cittadina: il Teatro romano.

Pietrelcina

Pietrelcina

Era nato qui nel 1887 – a meno di venti chilometri da Benevento – Francesco Forgione, più tardi noto come Padre Pio, ordinato sacerdote nel 1910 nel Duomo di Benevento stessa, giudicato inattendibile dieci anni dopo dal fondatore dell’Università Cattolica Agostino Gemelli, restituito alle funzioni di sacerdote da Papa Paolo VI nel 1964, infine proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II nel 2002. Sin da prima della sua scomparsa nel 1968, Padre Pio è stato oggetto di una venerazione popolare globale di dimensioni imponenti, anche in seguito alla fama di taumaturgo attribuitagli dai devoti, così come lo è stato anche di aspre critiche in ambienti ecclesiastici e medico-scientifici.

A Pietrelcina si visitano il Convento dei Padri Cappuccini, che esplicitamente si rifà alla religiosità di Padre Pio, e l’abitazione dove il futuro santo era nato. Senza bisogno di avere sotto mano un’auto a Benevento, si può raggiungere Pietrelcina – e poi naturalmente rientrare nel capoluogo – in un quarto d’ora o poco più di autobus, utilizzando una corsa dei trasporti locali gestiti dalla compagnia ETAC. Il costo è di quelli normali in Italia per un trasporto urbano. Attenzione soltanto a controllare gli orari.

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