Cagliari
Cagliari è un capoluogo di regione che è quasi una capitale, isolana ma non isolata: porto di mare, aperto agli incontri e agli stimoli del presente. Come capita nelle grandi città, anche a Cagliari accanto agli spazi “ufficiali” che mettono in mostra i capolavori dell’arte contemporanea ci sono realtà informali, mutevoli e dinamiche, tutte da scoprire. Due sono le istituzioni imperdibili: la Galleria Comunale d’Arte e l’EXMA - EXhibiting and Moving Arts. La Galleria, aperta negli Anni ‘30, è affacciata su giardini pubblici perfetti per alternare relax e cultura; accoglie tra l’altro la collezione comunale dedicata agli artisti sardi del ’900, con opere di maestri che avremo per compagni di viaggio lungo tutto l’itinerario, come Francesco Ciusa, Maria Lai e Costantino Nivola. L’EXMA, invece, è stato inaugurato nel 1993 come spazio dedicato alle arti contemporanee e ospita mostre, concerti e spettacoli. È stato creato riadattando gli spazi ottocenteschi dell’ex macello di via S. Lucifero, nel quartiere Villanova, ed è subito diventato un modello regionale per altre esperienze simili: una su tutte, quella di Calasetta, sull’isola di Sant’Antioco, dove nel 2000 l’ex mattatoio comunale è diventato sede del MACC - Museo d’Arte Contemporanea Calasetta. Ma rimanendo a Cagliari, poco distante dall’EXMA si incontra uno dei luoghi dove ha trovato espressione la creatività spontanea dei giovani cagliaritani: è via S. Saturnino, la strada pedonalizzata che si sviluppa sotto la parete della passeggiata alberata del Terrapieno, divenuta una colorata palestra per i muralisti. La street art è protagonista in molte altre zone, per esempio nel quartiere universitario di Is Mirrionis e in località Pirri, dove i murales hanno trasformato l’aspetto dell’ex Mercato Civico, oggi centro aggregativo EXMÈ. Un’altra piccola galleria a cielo aperto, con murales e opere varie a vivacizzare pareti e grigi piloni di cemento, è la Galleria del Sale (VEDI SCHEDA IN FILE DESTINAZIONI): si sviluppa lungo la cosiddetta via del Sale, una breve ciclabile che collega il molo Ichnusa all’ingresso principale del Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline passando ai piedi del colle di Bonaria. Il percorso sfiora lo Stadio Amsicora, teatro dello scudetto vinto dal Cagliari nel 1970, dove nel 2023 è comparso un gigantesco murale che ritrae il leggendario campione Gigi Riva. È opera di Giorgio Casu, artista che proviene da San Gavino Monreale: uno dei “paesi dei murales” meta di questo itinerario…
Bari Sardo
Meno di 2 ore d’auto separano Cagliari da Bari Sardo, sulla costa dell’Ogliastra. Ci si arriva con la SS 125, la storica Orientale Sarda, che corre defilata nell’entroterra in un paesaggio mosso da alture. Scorci di campagne coltivate si alternano ai boschi e alla macchia mediterranea, cartelli scritti in modo più o meno “artigianale” propongono deviazioni verso agriturismi autentici e piccolissimi produttori agricoli, per assaggiare specialità genuine a chilometro zero. L’arte contemporanea irrompe, inattesa, non appena si entra nel borgo di Bari Sardo, paese famoso soprattutto per le sue spiagge infinite e il suo folklore. Accanto a murales tradizionali che raffigurano scene di vita sarda, nel settembre 2021 hanno preso forma e colore le opere di 8 muralisti fama nazionale e internazionale: Bastardilla, Paola Corrias, Crisa, Ericailcane, Daniele Gregorini, Marcello Marinelli, Marco Rea e Skan. Questi artisti hanno soggiornato in paese per una settimana, nell’ambito del progetto di arte pubblica “Tra il muro e il mare”, e sono stati invitati a dipingere nel centro storico, partendo da un’unica parola chiave: “rispetto”, quello che meritano le usanze e le tradizioni, la natura, i paesaggi e ogni persona. Parlano di rispetto anche i murales comparsi nel 2023 in una piazzetta degradata ai margini dell’abitato, che è stata ribattezzata piazza della Tolleranza e dell’Inclusione, sono un omaggio a Bari Sardo dell’artista romano Federico “Cafè” Cacciapaglia, che già aveva lavorato qui in anni precedenti. È invece un talento locale Nicola Puddu, al quale si deve una parte dei murales che decorano il Palazzetto dello sport e che promette di colorare altre pareti.
Ulassai
Circa 30 km di strada separano Bari Sardo da Ulassai, tappa obbligata per ogni appassionato d’arte contemporanea che visiti la Sardegna. In questo paese dell’entroterra ogliastrino circondato da forre e cascate, foreste e “tacchi” di roccia che sfidano i climber, nacque infatti Maria Lai (1919-2013). Stiamo parlando di un’artista di talento e sensibilità fuori scala, fondamentale per questa terra, un punto di riferimento per le generazioni successive di creativi sardi. Per intenderci, le sue opere fanno parte anche della collezione del MOMA di New York... Nel 1981 Maria Lai realizzò qui la più celebre tra le sue performance, a metà tra land art e arte relazionale, durata 3 giorni e intitolata Legarsi alla montagna. Coinvolgendo tutta la popolazione, riuscì a legare tra loro ogni via e ogni casa del borgo usando circa 27 km di nastri di stoffa celeste. A Ulassai arrivarono televisioni, giornalisti e critici di fama, e da allora questo sperduto paese compare sulla mappa internazionale dei luoghi dell’arte. Quell’esperienza ha lasciato in eredità un percorso museale all’aperto, con opere della stessa Lai e di altri artisti, e il Lavatoio dell’Arte, “rigenerazione” dell’antico lavatoio del paese: un’impresa guidata dalla Lai con interventi di cittadini comuni e di artisti come Luigi Veronesi e Guido Strazza, autori dei mosaici, e di Costantino Nivola, che qui ha lasciato la sua ultima opera, la Fontana sonora. A sud dell’abitato, verso Jerzu, Maria Lai ha voluto che fosse allestita la più importante raccolta pubblica di suoi lavori, non a caso lasciata in eredità all’amata Ulassai: ha sede in una ex stazioncina ferroviaria ridisegnata e ribattezzata Stazione dell’Arte.
Orgosolo e dintorni
Da Ulassai si punta dritti verso il cuore della Barbagia di Nuoro, 70 km a nord. Si attraversa una terra mossa da colli, doline e monti di bellezza primordiale, tra il massiccio del Gennargentu e il Supramonte, compresi un tratto del Parco Nazionale del Golfo di Orosei e del Gennargentu e un lembo della foresta di Montes, con le sue leccete secolari. La meta è Orgosolo, 620 metri di altitudine e 4000 abitanti, che fu la culla e capitale del muralismo sardo. I primi murales risalgono al 1969 e ai primi Anni ‘70, un periodo di forti passioni politiche: accanto a opere che ritraggono le tradizioni locali e la vita barbaricina compaiono dunque molti soggetti “impegnati”, legati a rivendicazioni politico-sociali. Il paese è tuttora una galleria d’arte a cielo aperto, con 150 dipinti ora di artisti affermati e ora senza attribuzione certa, realizzati in stili diversissimi.
Pare incredibile, ma l’arte contemporanea in Barbagia, terra di pastori legata a tradizioni antichissime, non si esaurisce in questa fioritura di street art. Vale la pena visitare Fonni, nella Barbagia di Ollolai alle falde del Gennargentu: ci si arriva deviando a ovest una decina di chilometri a sud di Orgosolo. Anche qui le case sono rivestite di affreschi, meno numerosi ma decisamente più omogenei sul piano stilistico e tematico rispetto a quelli di Orgosolo. Sono stati realizzati dal 2001 per testimoniare le attività tradizionali e la cultura del paese, dalla filatura della lana alla passione per i cavalli, a cura di Angelo Pilloni, un artista di San Sperate.
A ovest di Orgosolo, Orani è un’altra meta importante per chi ama l’arte contemporanea. Qui nacque il grande scultore Costantino Nivola (1911-1988), che si affermò negli Stati Uniti, insegnò nelle università Harvard e Berkeley e condivise lo studio con Le Corbusier. Ai margini del paese si visita il Museo Nivola, che custodisce la collezione in assoluto più ricca e rappresentativa delle sue opere, ma il segno di Nivola si riconosce anche sulla facciata della chiesa di Nostra Signora d’Itria. Di Orani era anche Mario Delitala (1887-1990), pittore e soprattutto incisore di grande fama e talento, innovatore dell’arte sarda. Tutte da scoprire sono le sue xilografie e le altre incisioni raccolte nella Collezione Xilografica Mario Delitala.
Nuoro
Prossima tappa è Nuoro, la piccola “Atene di Sardegna”, città ad altissima densità di intellettuali, artisti e musei, che contende a Cagliari il titolo di faro della cultura contemporanea nell’isola. Nuoro sorge alle falde del monte Ortobene, arroccata su un altopiano come un’antica acropoli. Il centro di gravità permanente della cultura contemporanea è piazza Satta, che ha assunto un fascino metafisico da quando, nel 1965-67, è stata ridisegnata dallo scultore oranese Costantino Nivola con l’enigmatica presenza di alcuni massi di granito provenienti dall’Ortobene. Dalla piazza, in poche decine di passi lungo via Siotto Pintor si raggiunge il cancello d’ingresso dello Spazio Ilisso : un raffinato tempio della scultura sarda e dell’arte ceramica isolana del ’900, magistralmente allestito da Antonello Cuccu e dalle Edizioni Ilisso, specializzate in architettura, arte e design. Altri 100 metri prendendo via Cattaneo ed ecco il MAN - Museo d’arte della Provincia di Nuoro, forse l’istituzione sarda più attiva sul fronte dell’organizzazione di mostre d’arte contemporanea e, più in generale, di eventi culturali dedicati al presente. Mostre e concerti dallo spirito giovane sono di casa anche al Centro polifunzionale di via Roma, a nord di piazza Satta, che si presta anche alle sperimentazioni di writers e graffitari. Già, perché a Nuoro c’è un patrimonio di street art dalle radici profonde e in rapidissima trasformazione. Al n.47 di via Roma, per esempio, sopravvive il primo dipinto murale (1978) realizzato in città da un’artista donna, Elisabetta Carboni Montaldo. In piazza Italia, sono di Francesco Del Casino i murales “cubisti” d’ispirazione socio-politica, mentre sono della crew UndiciSei Squad quelli che parlano di ecosostenibilità. Una strada ricca di murales è viale Sardegna. Si segnalano poi le opere Manu Invisible, autore di Perseveranza e Valori, quest’ultimo sul terreno del campetto di viale Costituzione, e il collettivo Tela Urbana, cui si deve anche la riqualificazione di piazza Su Cuzone. Prima di lasciare il Nuorese per la Gallura, chi ama la street art può concedersi una deviazione verso Onanì, nella Barbagia di Bitti, dove il muralismo si è affermato già negli Anni 80 grazie alle opere a tema sociale e politico di Diego Asproni.
Aggius
130 km nel cuore dell’isola in direzione nord conducono da Nuoro ad Aggius, borgo d’arte e artigianato che riassume tutto il fascino della Gallura interna: case antiche, strade e vicoli pavimentati con veri mosaici di pietra e, tutt’intorno, un paesaggio di rocce granitiche modellate dal vento, macchia mediterranea e campi ricamati da muretti a secco. La Bandiera Arancione del Touring Club Italiano che sventola idealmente su Aggius garantisce poi la qualità dell’accoglienza e lo spessore dell’offerta culturale, che guarda anche al presente. Aggius, infatti, non si limita a custodire il ricordo di quando era la temuta “città dei banditi” e a mantenere viva la tradizione della tessitura di stoffe e tappeti, tra i più ricercati di tutta l’isola, ma aggiunge un’apertura sorprendente all’arte contemporanea. Come in altri borghi sardi, anche qui all’origine della vocazione artistica c’è il tocco magico di Maria Lai, che non a caso lavorò in paese: la pratica della tessitura e il telaio, inteso come oggetto e come simbolo, erano al centro della sua poetica. Sue opere sono distribuite sui muri in pietra delle case, nelle vie e nelle piazze. Recentemente, gli spazi aperti di Aggius si sono trasformati in un vero museo: il Museo AAAperto, che ogni anno si arricchisce di murales, installazioni e altre opere realizzate da artisti invitati a soggiornare nel borgo. Alla valorizzazione della memoria storica e del folklore pensano invece il Museo del Banditismo e il MEOC-Museo Etnografico Oliva Carta Cannas.
San Gavino Monreale
È tempo di invertire la rotta e tornare a sud, dalla Gallura verso il Medio Campidano. La meta è San Gavino Monreale: si guida per circa 200 km, ma se avvertite l’esigenza di una sosta verso metà strada il consiglio è deviare a ovest verso Montresta, tra i boschi della Planargia poco sopra Bosa: il paese è ornato dai murales di Pina Monne e Fernando Mussone, che celebrano la natura, le tradizioni agricole e l’arte dell’intreccio dei cesti di vimini.
A San Gavino Monreale si va tradizionalmente per ammirare le sfilate di Carnevale e per gustare una cucina che esalta lo zafferano, orgoglio dell’agricoltura locale. Oggi però sempre più turisti arrivano in questa cittadina del Medio Campidano anche per gustare uno spettacolo diverso, quello garantito da coloratissimi murales, così belli e numerosi che si organizzano visite guidate e itinerari turistici a tema. E dire che tutto è iniziato per provare a dare un senso alla tragedia che nel 2013 ha sconvolto i ragazzi di questa comunità, la morte prematura di un amico, Simone, per tutti Skizzo. Nel 2014 l’artista sangavinese Giorgio “Jorghe” Casu gli dedica un grande dipinto murale, visibile da via Roma. L’anno dopo replica con un’altra opera, Eleonora, presso la vecchia stazione. Un murale tira l’altro, i dipinti si moltiplicano e San Gavino Monreale diventa la palestra degli artisti dell’Associazione culturale Skizzo, che promuove la street art e rapidamente si fa un nome in tutta la Sardegna: sono più di 70 le opere realizzate. Ma a San Gavino Monreale ci sono anche murales di artisti arrivati fin qui da altre regioni e altre terre, alcuni famosi a livello internazionale. Tra gli altri, Zed1, MrFijodor, Ericailcane, Bastardilla, J.F. Cespedes Lopez, Gabriel Moreno, Valeria Navarrete, Remed, Emma Rubens, Spaik… Praticamente, un catalogo della street art dell’ultimo decennio.
San Sperate
Da San Gavino Monreale, Cagliari dista appena 40 minuti d’auto e qualcuno potrebbe pensare che l’itinerario sia ormai concluso. Ma la Sardegna non smette mai di stupire e a pochi chilometri dal capoluogo sfoggia uno dei suoi borghi-museo più affascinanti: San Sperate, paese dall’anima contadina che tra gli Anni ‘60 e ‘70 rifiorì grazie alla cultura, diventando un museo a cielo aperto. Passeggiando si ammirano innumerevoli murales e grandi sculture in pietra: sono l’eredità lasciata da Pinuccio Sciola (1942-2016), artista sansperatese famoso nel mondo per le sue sculture sonore. Fu lui, attorno al 1968, a chiamare qui amici e colleghi dall’Italia e dall’estero per replicare nel Basso Campidano l’esperienza del muralismo messicano: aveva studiato a Parigi e lavorato a Città del Messico, accanto ai muralisti più celebri al mondo. San Sperate, insieme a Orgosolo, divenne così il centro d’irraggiamento della cultura dei murales in tutta l’isola. Poi a San Sperate si sono formati e hanno dipinto anche artisti locali, come Angelo Pilloni e Raffaele Muscas, e in tempi più recenti ci sono stati festival a tema che hanno arricchito le strade di opere diverse, richiamando writers di nuove generazioni.
Le sculture di Sciola si trovano nel museo all’aperto Giardino Sonoro, allestito in un agrumeto: sono blocchi di basalto o di calcare incisi e lucidati che, se toccati, risuonano con diverse tonalità. Sculture che rievocano il fascino ancestrale delle pietre megalitiche, sono la perfetta chiusura di un cerchio, lo specchio nel quale l’arte si fonde con la natura, il contemporaneo con il passato remoto della Sardegna.