Tempio Pausania
Storico comune della Gallura, Tempio Pausania sorge su un altopiano ricco di sugherete e vigneti, chiuso a sud-est dalle cime del massiccio del Limbara (1362 metri). Fulcro della vita cittadina è via Roma, che collega piazza Gallura e piazza d’Italia. Sulla destra, si apre lo scenografico slargo di S. Pietro, su cui affaccia la Cattedrale, realizzata in conci di granito, che conserva il portale e il campanile absidato della fabbrica preesistente. Di fronte, la facciata dell’oratorio del Rosario presenta un misto di elementi romanici, gotici e tardobarocchi. Passeggiando per via Garibaldi, si incontra il parco delle Rimembranze, dove il Museo Bernardo De Muro celebra la memoria del tenore che si esibì con successo nella rappresentazione delle opere di Mascagni. La città si riempie ogni anno per il Carnevale, quando tra centinaia di maschere tradizionali in festa sfilano carri allegorici di cartapesta.
Da Tempio Pausania vale la pena fare una breve deviazione di 6 chilometri per raggiungere Aggius, un borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano con un ben conservato nucleo antico caratterizzato da case in granito. Le tradizioni locali sono raccontate nel Museo etnografico Oliva Carta Cannas, dedicato alla tessitura dei tappeti. Il poco distante Museo del Banditismo, invece, illustra il fenomeno particolarmente diffuso nell’800 durante la dominazione sabauda. Tracce di un più lontano passato si incontrano appena fuori Aggius, nella zona di Pitrischeddhu, dove sono ancora visibili alcuni circoli megalitici.
Calangianus
Importantissimo centro per la produzione di questo materiale naturale, Calangianus si presenta subito con il suo Museo del Sughero, nell’ex convento dei Cappuccini. Siamo ai piedi del massiccio del Limbara, le cui cime si stagliano alle spalle del paese, in direzione sud. Si può partire da qui per un percorso ad anello che porta alla scoperta dei borghi più caratteristici dell’entroterra gallurese. Prima tappa Luras, dove il Galluras-Museo della Femina Agabbadora custodisce un’accurata ricostruzione degli ambienti di vita e lavoro dei secoli passati, oltre a un inquietante martello chi si ritiene fosse impiegato dalla figura semi-leggendaria di questa dispensatrice di “eutanasie”. Camminando per le vie del centro storico, l’orecchio più attento si accorgerà che qui si parla il logudorese (e non il gallurese).
Proseguendo in direzione nord-est, poco dopo aver avvistato sulla sinistra il lago artificiale del Liscia si arriva nel piccolo borgo di S. Antonio di Gallura, circondato da fitti boschi di querce. Con una breve passeggiata si raggiunge il belvedere di Lu Naracu con una splendida visuale che spazia dal Limbara al mare. Nei giorni più limpidi, si riesce a distinguere persino il profilo della Corsica.
Non è un caso che Luogosanto, poco oltre, si chiami così: vi si contano infatti 22 chiese, un numero elevatissimo per un comune che, stando agli ultimi dati Istat, conta meno di 2000 abitanti. Il forte sentimento religioso è testimoniato dalla Festa Manna di Gaddura, la sagra più grande dell’intera Gallura, durante la quale, ogni 7 anni, viene aperta la Porta Santa della basilica di Nostra Signora.
Massiccio del Limbara
Confine tra la Gallura e il Monte Acuto, al massiccio del Limbara si accede superando l’omonimo passo (676 m) che si incontra sulla SS392 del lago del Coghinas, che collega Tempio Pausania a Oschiri. È frequentata meta di escursionisti: attraverso boschi di pini e querce, una strada tutta tornanti (ma, quantomeno, l’asfalto è ben tenuto!) si inerpica fino a quota 1053 metri, dov’è possibile godere di una bellissima vista sulla montagna. Da qui partono numerosi itinerari. Proseguendo, si raggiungono le vette di punta Balistreri, chiamata anche punta Sa Berritta, dal nome del tipico copricapo sardo, e di Ghjucantinu. L’Ente foreste della Sardegna ha allestito anche una rete di percorsi tematici.
Tornati al passo e prendendo a sinistra, in pochi chilometri si è a Oschiri, borgo che vive ancora di pastorizia e agricoltura, ottima occasione per assaggiare i deliziosi formaggi e le panadas, involucri di pasta con ripieno di carne (o anguilla, di lago perché da qui il mare è parecchio distante). Appena fuori dal paese, la chiesa romanica di Nostra Signora di Castro, consacrata nel 1174, si caratterizza per la facciata in trachite rosa sormontata da un campanile a vela a due luci.
Berchidda
Non si può lasciare l’entroterra della Gallura senza fare un salto a Berchidda, da decenni punto di riferimento di fama internazionale per gli amanti della musica jazz. Qui è nato il trombettista Paolo Fresu, che dal 1988 presiede Time in Jazz, il festival che ogni anno ad agosto si articola in eventi organizzati nel cuore del borgo, piazza del Popolo, ma anche nei suggestivi dintorni, tra cui alcune chiese campestri e il Giardino delle Farfalle, e persino in alcune località del Consorzio Costa Smeralda.
Ed eccoci quindi sul versante meridionale del Limbara, a quota 290 metri, circondati da colline ricoperte di vigneti dove si produce un ottimo Vermentino, insignito della DOCG: appena fuori dal centro abitato, merita una visita il Museo del Vino, con tanto di degustazione finale. Il territorio circostante, abitato fin dalla preistoria, è costellato di tafoni (ripari sotto la roccia utilizzati come sepolture, ricoveri per animali o rifugi), dolmen e domus de janas.
Chi arriva qui nel periodo natalizio viene accolto dai presepi allestiti in occasione della manifestazione Notte de chelu: 8 rappresentazioni a grandezza naturale, una per ogni rione cittadino, con attorno affiatati cori che si esibiscono in canti di Natale e della tradizione sarda, un’altra occasione per assaggiare gli ottimi prodotti delle cantine di Berchidda.