Rocchetta a Volturno
L’itinerario prende il via all’estremità occidentale del Molise, nei pressi della sorgente del fiume Volturno, il corso d’acqua più lungo dell’Italia meridionale. Più precisamente siamo a Rocchetta a Volturno, in provincia di Isernia: un paese di antiche origini strettamente legato alle vicende dell’abbazia di S. Vincenzo al Volturno.
Si può parlare di questa abbazia come di una vera e propria cittadina medioevale votata al lavoro, alla preghiera e alla meditazione, che è diventata nei secoli un riferimento religioso imprescindibile per tutto il centro Italia.
Creata nel VIII secolo d.C., la comunità monastica di S. Vincenzo al Volturno si arricchì rapidamente di frequentatori ed estimatori: grandi e piccole chiese, chiostri e palazzine occupavano un vasto territorio, circondato dai campi e dagli orti coltivati dai monaci. Terremoti, guerre e ripetuti smottamenti hanno poi causato nei secoli un progressivo declino di questa potente comunità religiosa.
È passato oltre un millennio e oggi l’abbazia di S. Vincenzo al Volturno assomiglia più a un’area archeologica che a un monastero, ma potrete visitare alcuni monumenti (tra cui la basilica principale ricostruita nel ‘900), oltre a una splendida cripta affrescata. E sempre a proposito di affreschi merita una deviazione anche la chiesa rupestre di S. Maria delle Grotte.
Il nucleo originario del borgo di Rocchetta a Volturno, in cima a una ripida collina, ha avuto un destino simile a quello dell’abbazia, abbandonato del tutto un centinaio di anni fa ma ugualmente affascinante proprio per il suo aspetto di rudere pittoresco. Rocchetta a Volturno è poi conosciuta come riferimento storico perché sede del Museo Internazionale delle Guerre Mondiali (MIGM) dove si conservano armi, mezzi di trasporto e cimeli del recente passato bellico italiano.
Castelpetroso
Dalle antiche rovine di Rocchetta a Volturno e della sua abbazia millenaria dovrete fare un viaggio nel tempo e balzare al 1975: anno in cui nel comune di Castelpetroso, 15 chilometri a est di Isernia, venne consacrato un altro importante centro di devozione cattolica nel cuore del Molise.
Stiamo parlando della basilica minore dell’Addolorata, un santuario costruito sul luogo dove nel 1888 la Vergine Maria apparve a due giovani contadine del luogo. I lavori di costruzione iniziarono già nel 1890 ma ci volle più di un secolo per smantellare il cantiere. Oggi questa basilica in stile neogotico è uno dei siti religiosi più visitati del Molise: due anni prima del definitivo completamento dell’opera, nel 1973, papa Paolo VI proclamò già Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso come patrona ufficiale della regione Molise.
Al piano terra del palazzo marchesale di Castelpetroso, in pieno centro storico, vi aspetta un’altra testimonianza del fervore religioso contadino: è il gigantesco artistico presepe molisano composto da grandi figure automatizzate e vestite con abiti popolari che si muovono con il trascorrere del giorno.
Sant’Angelo in Grotte
Un paio di chilometri e qualche minuto di guida separano Castelpetroso da S. Angelo in Grotte, frazione del comune di S. Maria del Molise a 973 metri di altitudine. Lambito nel periodo della transumanza da grandi mandrie e greggi di bestiame, questo antico borgo protende lo sguardo verso la rigogliosa campagna molisana, in direzione del massiccio del Matese, che segna il confine con la Campania.
La cittadina di S. Angelo in Grotte è conosciuta per un mito cattolico di matrice profondamente popolare. Secondo la leggenda, prima di terminare il suo viaggio nell’odierna Monte S. Angelo in Puglia, l’arcangelo Michele si sarebbe trattenuto in una grotta del luogo, che è oggi meta di pellegrini, curiosi e amanti d’arte antica. Intorno alla presunta grotta sono stati aggiunti un battistero cilindrico, porte scolpite in bronzo e aperture verso l’esterno in stile gotico.
C’è tanta splendida arte anche nella chiesa di S. Pietro in Vinculis, nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla grotta di S. Michele: nella cripta sotterranea, infatti, vi apparirà davanti agli occhi una sinfonia dipinta di forme e colori. Si tratta di un ciclo di affreschi trecenteschi dal profondo valore educativo e simbolico, raffigurante le sette opere di misericordia: sette azioni richieste ai fedeli cattolici che cercano perdono per i loro peccati.
Cercemaggiore
Spostandovi di 40 chilometri verso la provincia di Campobasso raggiungerete Cercemaggiore, un borgo che, come Sant’Angelo in Grotte, supera i 900 metri di altitudine. Passeggiando tra i monumenti principali di Cercemaggiore, come la bella chiesa affrescata di S. Maria della Croce e il castello, guadagnerete vedute suggestive sulla campagna molisana e sui picchi rocciosi che circondano il centro storico del borgo.
Dovrete poi allontanarvi dal nucleo medioevale di Cercemaggiore, scendendo leggermente verso valle, per raggiungere il santuario di S. Maria della Libera. Il grande complesso religioso è stato costruito in piena campagna dopo il ritrovamento nel 1412 di una statua miracolosa della Vergine, la Madonna della Libera, adorata per secoli da pellegrini e fedeli. Il tesoro artistico più sorprendente si cela nel convento a fianco al santuario: un grandioso affresco del ‘600 raffigurante l’Ultima Cena, che campeggia sulla parete del refettorio monastico.
Santuario di S. Maria del Canneto
L’ultima tappa del viaggio prevede un tragitto abbastanza lungo, di circa 70 chilometri verso nord, in direzione del comune di Roccavivara. Avventurandosi sulle tracce della spiritualità molisana non potete farvi mancare il santuario di S. Maria del Canneto, uno dei monumenti più significativi per l’arte, la cultura e la storia di questa piccola regione.
È nella valle del fiume Trigno, sulla sponda destra del fiume a pochi passi dal suo corso d’acqua, che immerso nella vegetazione si svela questo suggestivo complesso religioso, fondato intorno al VI-VII secolo e poi gradualmente modificato, ampliato e arricchito.
Le vicende della chiesa e del monastero di S. Maria del Canneto si riallacciano alla prima tappa dell’itinerario che avete compiuto, perché fonti storiche ci dicono che i monaci benedettini di S. Vincenzo al Volturno parteciparono attivamente alla costruzione del santuario – e in effetti noterete alcune somiglianze tra gli stili dei due monumenti. Come a Cercemaggiore, anche nel caso di S. Maria del Canneto spicca, al centro del santuario, una statua lignea della Vergine, conosciuta in questo caso come Madonna del Sorriso e altrettanto venerata come la Madonna della Libera.
Diverse opere d’arte e raffinate decorazioni architettoniche rendono il santuario di S. Maria del Canneto la tappa ideale per chiudere questo percorso alla ricerca delle radici di quel cristianesimo rurale ancora oggi molto sentito da queste parti.