Pedalare nelle Marche: un itinerario dall’Appennino alla costa
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Il quinto appuntamento della Tirreno-Adriatico, la corsa delle due ruote che attraversa la Penisola da un mare all’altro, ha una fama che la dice lunga. La chiamano la “tappa dei muri”. Attenzione, dunque, a non farvi ingannare: con i suoi 155 chilometri è un tracciato piuttosto breve per i professionisti, ma tostissimo. Vediamolo insieme. Mentre il primo tratto si snoda tra alture dolci, punteggiate di borghi a misura d’uomo, dalla metà in poi ci si ritrova davanti a pareti d’asfalto quasi verticali, capaci di mandare in crisi anche i fisici più allenati. Mettevi alla prova, se amate le sfide. Male che vada, scenderete dalla sella. Il premio di consolazione? Una cena a base di brodetto di pesce e un calice di verdicchio, tra i prodotti simbolo dell’enogastronomia locale.
L’entroterra dei panorami e dei mestieri antichi
È un Appennino poco impegnativo quello in cui si pedala per i primi chilometri, con partenza da Sefro e un passaggio da Castelraimondo, borgo di maestri fiorai e tradizioni, e San Severino Marche, con la sua manciata di torri e campanili. Persino la salita al Valico di Pietra Rossa, a 667 metri di quota, non mette soggezione. Mentre la discesa su Cingoli è il preludio a una sosta obbligata, capace di rifocillare corpo e mente: il balcone delle Marche, com’è conosciuto questo borgo tra i più belli d’Italia, offre una terrazza panoramica da cui si ammira la costa Adriatica fino al Gran Sasso e al promontorio del Conero. Dalla partenza a questo punto non sono nemmeno 40 chilometri. Scegliete voi, se proseguire lungo il percorso di gara oppure deviare in direzione Fabriano, per immergervi in una delle grandi tradizioni manifatturiere del luogo. All’interno di un ex Convento dei padri Domenicani, si trova il Museo della Carta e della Filigrana: un viaggio a ritroso di 900 anni attraverso la produzione cartiera, affiancato da una preziosa collezione di filigrane antiche e moderne.
Sui muri, dove si può solo pedalare
Passato l’abitato di Montegranaro, il gioco si fa duro. È il momento dei temutissimi muri, il segno distintivo di questa tappa, vere e proprie ‘rampe di garage’ che costringono anche i professionisti delle due ruote ad alzarsi sui pedali. Qualche numero, giusto per rendere l’idea. Si parte con il muro di Monte Urano, un paesino a una dozzina di chilometri dalla costa: punta di pendenza del 15 per cento. Dopo il Lido di Fermo attacca la salita di Capodarco, dove si tocca il 18 per cento, seguita a pochissima distanza da quella di Fermo-Strada Calderari. Ansimando, si può quasi sentire il profumo di salsedine che arriva dal mare: un pensiero dolce, per alleviare la fatica.
A Fermo, tra piazze-salotto e resti romani
Per concludere il nostro viaggio lungo il percorso della quarta tappa della Tirreno-Adriatico, non resta che il tratto finale. E che finale! Si tratta, infatti, di un semicircuito di 18 chilometri, con altre due salite: quella di Madonnetta d’Ete e di nuovo quella di Fermo-Strada Calderari. Ma per gli atleti non è ancora il momento di riprendere fiato. Anche gli ultimi chilometri tirano verso l’alto, oltretutto su vie strette e in porfido, che impongono una certa cautela soprattutto se il fondo è bagnato. Come se non bastasse, il traguardo è su una rampa al 10 per cento. È un girone infernale per indolenti, circondato però da un borgo-paradiso. Costruita quasi interamente in pietra sulla sommità del colle Sabulo, Fermo ha un meraviglioso centro storico, con vicoli tortuosi, piazze-salotto, chiese medievali e palazzi rinascimentali. Un must fermarsi a Piazza del Popolo, con la prospettiva disegnata dai portici, e visitare Palazzo dei Priori, sede della Biblioteca Civica e della Sala del Mappamondo. Se resta del tempo, non perdetevi il Teatro dell’Aquila, inaugurato nel 1792, famosissimo per l’acustica e i decori. Infine, non ripartite senza visitare Le Cisterne Romane di Fermo: ben 30 sale collegate da cunicoli, realizzate nel primo secolo d.C. per raccogliere e depurare le acque.
A cura della redazione di RCS Sport.