Curon Venosta (Graun im Vinschgau)
Scendendo dal passo Resia verso sud, al confine tra Italia e Austria, la pista ciclabile della val Venosta lambisce le sponde del lago di Resia, un piccolo specchio d’acqua di origine artificiale.
La storia racconta che, dopo il secondo conflitto mondiale, si decise di sbarrare con una diga il corso del fiume Adige creando un piccolo bacino artificiale per generare energia idroelettrica. La parte più antica del comune di Curon Venosta, che si trovava sul fondovalle, fu sacrificata e sommersa dall’acqua, contestualmente gli abitanti furono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.
Bisogna quindi avvicinarsi alla costa orientale del lago per fotografare uno dei paesaggi più conosciuti dell’intero Alto-Adige. Il simbolo dell’esodo dal vecchio paese, è rappresentato dall’alto e suggestivo campanile dell’antica parrocchia, che ancora si erge fuori dall’acqua specchiandosi nel lago, immagine di bellezza surreale e magica.
Costruito dopo la creazione del lago artificiale, l’odierno insediamento di Curon Venosta ha invece un aspetto moderno e le sponde del lago di Resia, sono frequentate e amate principalmente da chi pratica kitesurf o altri sport acquatici.
Da Curon Venosta, verso est, sale la Vallelunga. Territorio di natura incontaminata che merita una leggera deviazione, fosse solo per assaggiare il delizioso Kaiserschmarren servito al Rifugio Maseben: dolce tipicamente altoatesino simile a una crêpe, da accompagnare con marmellate e frutta.
Abbazia di Monte Maria (Abtei Marienberg)
Provenendo da Curon Venosta e superato il lago della Muta, fratello minore del lago di Resia, bastano pochi chilometri di strada in discesa per raggiungere Burgusio, frazione del comune di Malles Venosta.
Ai piedi di una fitta foresta, si trova la bianchissima abbazia di Monte Maria, tra i monumenti più conosciuti e riconoscibili della val Venosta, per cui vale la pena spostarsi leggermente dal tracciato della ciclabile dell’Adige per raggiungerla.
L’Abbazia nacque nel XII secolo quando, sul luogo di un’antica cappella dedicata alla Vergine (da cui il nome di Monte Maria), la nobile famiglia dei Tarasp originaria della bassa Engadina nell’odierna Svizzera, ne finanziò la costruzione. Abbarbicata sulle pendici della montagna a circa 1340 metri di altitudine, Monte Maria è ancora oggi un monastero di ordine benedettino. Tra i luoghi di culto più antichi e significativi della regione, l’abbazia infonde fin dai primi istanti una sensazione di profondo benessere. Nonostante l’aspetto imponente dei suoi alti muri esterni, quasi a farla sembrare più una fortezza che luogo di culto, una volta varcata la porta di accesso si cammina in atmosfere ovattate, tra i muri meravigliosamente affrescati della cripta della chiesa principale.
Tutt’attorno al monastero cresce uno tra i vigneti più alti d'Europa che sfrutta il microclima, mite e soleggiato, tipico della val Venosta. E presso la caffetteria dell’abbazia di Monte Maria si possono degustare gli ottimi vini bianchi di produzione locale, nati da vitigni pregiati come Cabernet Cortis e Solaris, accompagnati da piatti dolci o salati.
Malles Venosta (Mals im Vinschgau)
Tre valli laterali confluiscono nel territorio di Malles Venosta, uno dei centri più importanti della valle, a circa 1.050 metri di altitudine, distante meno di cinque chilometri in bicicletta dall’abbazia di Monte Maria. La sua posizione geografica rese per secoli questo borgo tra gli snodi stradali più frequentati e trafficati sulla via che, dall’Italia, sale verso Austria e Germania.
Suggestivi campanili e torri di pietra, ben visibili anche da lontano, accolgono il viaggiatore a Malles Venosta. La comunità cittadina sfoggiava, anche visivamente, il suo ruolo preminente sui commerci e sulla politica della val Venosta. Alcune palazzine appartenute all’aristocrazia locale insieme alla possente torre Fröhlich, rendono quindi la visita sorprendente e particolarmente piacevole, ma il vero gioiello culturale di Malles Venosta è la chiesa di S. Benedetto, affrescata con straordinarie pitture di epoca carolingia risalenti al IX secolo.
Per assaggiare autentici sapori della tradizione altoatesina ci si può concedere una pausa al Bio Hotel Panorama, albergo che oltre a offrire confortevoli stanze per il soggiorno, mette in tavola molti prodotti a chilometro zero, che si gustano avendo di fronte un’ampia vista panoramica delle vette del massiccio dell’Ortles-Cevedale. E per comprare gli ottimi formaggi di stagionature diverse, del caseificio Englhorn bisogna invece recarsi nella poco distante frazione di Clusio.
Glorenza (Glurns)
Stessa atmosfera medievale, già apprezzata tra le bellezze di Malles Venosta, si ripropone in veste altrettanto affascinante a Glorenza, piccola cittadina sulla riva sinistra del fiume Adige situata a 907 metri di quota, che mostra ancora intatte le mura cinquecentesche alte fino a sette metri.
Tra torri cilindriche, portali di accesso e piazzette, a Glorenza il viaggiatore s’immerge in un contesto fuori dal tempo. Qui, per secoli, si sono dati appuntamento mercanti lombardi, veneti, svizzeri e tedeschi, per scambiare sale e altri prodotti. Tra i vicoli del centro storico non può mancare una pausa all’hotel e ristorante Zur Post, struttura che ha ben conservato un carattere autenticamente altoatesino, che si ritrova nel sapore del loro eccellente gröstl: piatto tipico a base di patate, speck, uova e pancetta.
Pedalando verso la riva destra del fiume Adige, dopo l’uscita dalla cinta murata del borgo, è possibile visitare la chiesa più importante di Glorenza. Intitolata a S. Pancrazio, custodisce un interessante affresco del Giudizio Universale del 1496; mentre tutt’attorno, si aprono verdissime abetaie e i frutteti tipici della val Venosta, a rendere ancor più pittoresco il paesaggio.
Silandro (Schlanders)
Una ventina di chilometri dopo Glorenza si arriva a Silandro, ulteriore tappa del percorso ciclistico, attraversando in leggera discesa un paesaggio che, man mano, si rende più ampio e ridente.
All’altezza della stazione ferroviaria di Spondigna, sulla destra, si apre la valle di Trafoi che, tra boschi di conifere e piccoli villaggi, si inerpica fino al passo dello Stelvio. Annoverato tra i valichi stradali più alti d’Europa, dominato dalla maestosa mole del massiccio dell’Ortles-Cevedale, il passo dello Stelvio collega la val Venosta alla Valtellina, in Lombardia e il territorio intorno allo Stelvio è luogo ideale per ciclisti esperti, motociclisti e sciatori, che qui trovano neve in tutte le stagioni.
La ciclabile dell’Adige, differentemente dalla valle di Trafoi, continua piuttosto pianeggiante verso i 720 metri di quota di Silandro. Il rosso e affilato campanile della chiesa di S. Maria Assunta, il più imponente dell’Alto Adige, domina l’abitato, il centro è ricco di edifici storici, costruiti a cavallo tra Cinquecento e Settecento, testimoni della funzione amministrativa che Silandro ricopriva e che tutt’oggi ricopre, sull’intera val Venosta.
Incastonato tra monumenti e chiese del centro storico, il Bio Landhotel Anna rappresenta un paradiso sia per sportivi, che da qui partono alla scoperta dei meravigliosi dintorni naturalistici, che per buongustai. Dove è possibile, tra canederli di speck, formaggi delle malghe o ingredienti vegetali biologici della val Venosta, è possibile soddisfare il palato di qualunque viaggiatore.
Castelbello-Ciardes (Kastelbell-Tschars)
Si prosegue poi per Castelbello-Ciardes, seguendo altri chilometri di discesa sulla ciclabile dell’Adige dove, di fianco, si scoprono ulteriori opportunità per assaporare eccellenze enogastronomiche della Valle.
A metà strada, tra Silandro e Castelbello-Ciardes, si incontra il paese di Laces famoso per le sue chiese, ricche di capolavori di arte sacra: come la parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo, la chiesa di S. Spirito o la chiesa di S. Maria in Colle, dove recentemente è stato ritrovato un menhir in marmo risalente a 5.000 anni fa.
Anche a Laces non mancano occasioni per mangiare e bere: proprio accanto alla pista ciclabile dell’Adige, la macelleria Rinner produce speck e altri insaccati biologici mentre, spostandosi più in alto verso il versante meridionale della val Venosta, si può trovare un’ottima birra di alta montagna alla Bierkeller Latsch, da sorseggiare insieme a carni grigliate e patate arrosto.
Poco oltre Laces un restringimento della valle dell’Adige, fa sembrare ancora più imponente e aspro, il maestoso castello di Castelbello. Monumento fondamentale per l’identità territoriale della val Venosta, il maniero è arroccato su uno sperone di roccia e l’incontro tra mura e pietra sottostante sembrano quasi un'unica formazione architettonica mentre le stanze, riccamente affrescate e gli ampi saloni, rendono il castello meta imperdibile per un viaggio in val Venosta.
Tra i pendii ripidi e soleggiati che circondano il castello di Castelbello, merita una deviazione di gusto, il Maso Niedermaierhof dove assaggiare mele e albicocche, tra le più buone dei dintorni.
Castel Tirolo (Schloss Tirol)
Eleganti alberi da frutto e vigneti popolano ancora i versanti della val Venosta attraverso le ultime pedalate. Quasi alla conclusione dell’itinerario si consiglia, prima di entrare a Merano, di separarsi momentaneamente dalla pista ciclabile per arrampicarsi verso il borgo di Tirolo, dominato dall’omonimo castello dell’XI-XII secolo. Una fortezza che prende il nome dalla famiglia che lo fece costruire e che ha dato il nome all’intera regione, che suggerisce sia il simbolismo che l’importanza del complesso medievale.
I conti del Tirolo governarono per lungo tempo questa parte del territorio alpino, legando le proprie vicende a quelle di Castel Tirolo, considerato tra i monumenti storici più significativi dell’Alto Adige. Il castello fu sede della dinastia per circa tre secoli. Solo quando si decise di spostare gradualmente il centro di potere verso Innsbruck, nell’odierna Austria, cominciò per Castel Tirolo un inarrestabile periodo di decadenza.
Per approfondire storia e vicende della casata Tirolo e di tutta la cultura tirolese, non resta che visitare l’interno della fortezza, sede del Museo storico-culturale della provincia di Bolzano.
Merano (Meran)
Entrare nella mite e soleggiata Merano (a 325 metri di quota), seconda città dell’Alto Adige, significa sperimentare una diversa sinfonia di profumi e sapori che la rendono una delle capitali enogastronomiche dell’arco alpino. Protagonisti dei piatti sono lo speck e i canederli, il gulasch e la polenta, ma anche i formaggi di malga e gli stufati di carne di cervo o di agnello; tra i dolci spiccano l’immancabile strudel di mele e la torta meraner, con cioccolato e mandorle. Molti dei prodotti e ingredienti che insaporiscono le tavole tirolesi sono in vendita al negozio Pur Südtirol, nel pieno centro storico meranese.
Attorno ai principali monumenti cittadini sorgono raffinati ristoranti, come il Kallmünz, ospitato in un castello cinquecentesco, o il ristorante Sissi: qui le migliori specialità già incontrate attraversando la val Venosta si mostrano in una versione più elaborata, creativa e gourmet. Per un’esperienza più informale, la Forsterbräu Merano è la più famosa e popolare birreria cittadina, di proprietà dell’omonimo birrificio, orgoglio identitario per l’intera comunità tirolese.
Merano non è però solo una destinazione dedicata all’enogastronomia. Città termale dal clima quasi mediterraneo, la dinastia austriaca degli Asburgo indicò Merano come meta di villeggiatura prediletta dell’aristocrazia e dell’alta borghesia ottocentesca e fu luogo di vacanza anche per l’imperatrice Sissi, moglie di Francesco Giuseppe I d’Austria.
La città è attraversata dal fiume Passirio che, unendosi poi all’Adige, crea un contesto paesaggistico piacevole, da percorrere sia piedi che in bicicletta. Sulle rive del Passirio si staglia l’elegante silhouette della Kurhaus, simbolo della città e grande spazio per eventi, feste, manifestazioni culturali e musicali. A pochi passi di distanza si alza il campanile del duomo di S. Nicolò, la chiesa più importante della città. Ben prima di diventare una meta turistica, a Merano gli Asburgo avevano già fatto erigere intorno al 1470 un castello principesco, assolutamente da visitare per ritrovare le atmosfere sfarzose del passato, tra arredamenti d’epoca, antichi strumenti musicali e armi.
Castel Trauttmansdorff (Schloss Trauttmansdorff)
Nella periferia sudorientale di Merano, superato il corso del fiume Passirio, il viaggiatore può incontrare la bellezza di Castel Trauttmansdorff, che fu scelto dall’imperatrice Elisabetta d’Austria per i suoi soggiorni meranesi. La struttura al suo interno ospita l’originale esposizione del Touriseum-Museo provinciale del Turismo. Ma il castello è soprattutto famoso per i rigogliosi giardini botanici che colorano di mille sfumature il paesaggio circostante.
L’enogastronomia tirolese regala momenti indimenticabili anche nel cuore dei giardini di Castel Trauttmansdorff: dalla terrazza panoramica del ristorante Schlossgarten si aprono viste mozzafiato sulla conca di Merano, arricchite da ottimi piatti e vini tradizionali.
Dopo la visita al Castel Trauttmansdorff, i buongustai più insaziabili possono spingersi ancora più in alto, in direzione dell’hotel Castel Fragsburg, per un’esperienza di alta cucina di montagna al ristorante Prezioso dello chef Egon Heiss.