Cavana

La più autentica città vecchia di Trieste vicina a Piazza Unità d’Italia nell’immediato entroterra di Riva del Mandracchio e sotto il colle di San Giusto appare definitivamente uscita negli ultimi decenni da una lunga storia di decadenza se non di abbandono. Era un quartiere portuale con una sua vivacità, ma circondato da una vaga fama di malaffare spicciolo. A renderla oggi invece meta turistica inevitabile per chiunque visiti Trieste sono stati interventi di razionalizzazione urbanistica e investimenti privati di ristrutturazione casa per casa, con il conseguente aprirsi di nuovi locali e negozi e la disponibilità di stanze per affitti brevi.

Una “cavana” – nel significato del termine veneto che suona come “capanna” e indica un riparo per barche – qui non c’è, o almeno di “cavane” non ce ne sono più. Di gradevole ambiente tipico è ancora la Piazza Hortis che si apre con i suoi alberi al termine di Via di Cavana, fra una scuola superiore nautica, una biblioteca comunale con immancabile statua in onore di Italo Svevo, gelateria, pasticceria e un paio di chiese. Del resto la Diocesi di Trieste ha sede lungo il tratto finale di Via di Cavana, e l’ingresso al Museo Revoltella è a meno di duecento metri.