Parco Nazionale del Pollino
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Esteso dal Tirreno allo Jonio su una superficie di quasi 200.000 ettari, il Parco Nazionale del Pollino - tra i GeoParchi protetti dall’Unesco - è a cavallo tra la Basilicata e la Calabria.
Una struttura eterogenea, dai Piani di Campolongo, di Novacco, e di Lanzo, ai Piani del Pollino, che ospita i fiumi Argentino e Abatemarco, le gole del Lao e del Raganello, i torrenti Peschiera e Frido. L’intera zona del Pollino è formata dai Massicci del Pollino e dell’Orsomarso.
La catena montuosa, che fa parte dell’Appennino meridionale, vanta le vette più alte del Sud Italia, innevate per un lungo periodo dell’anno che inizia a novembre e finisce a maggio, con lo sciogliersi della neve. Le cime del Parco arrivano a quota 2.200 mt slm. L’area naturale si compone di rocce dolomitiche, bastioni calcarei, pareti di faglia, dirupi, gole molto profonde, e ancora pianori, prati e pascoli d’alta quota.
Tra i simboli “verdi” del Parco, sicuramente il Pino Loricato, definito da molti “fossile vivente” o “dinosauro degli alberi” per la capacità di questo tipo di conifera di resistere e prosperare in ambienti difficili al di sopra dei 1000 metri di altitudine e in zone isolate, dove altre tipologie di alberi non riescono a sopravvivere.
Itinerari
I sentieri del Parco Nazionale del Pollino sono divisi prima di tutto per area di posizionamento, quindi in due gruppi, uno sul versante lucano e l’altro sul versante calabrese. Le escursioni che propongono sono di varia difficoltà: naturalmente le più emozionanti sono proprio quelle in cui ci si deve avvalere di guide esperte. I percorsi possibili sono segnalati sul sito del parco.
Partendo per esempio da Fosso Jannace si entra in un sentiero che si snoda lungo i bordi del torrente, attraversandolo più volte grazie a suggestivi ponti di legno. Nel corso della passeggiata è possibile ammirare esemplari di abete bianco e di acero, oltre a numerosi faggi. Intorno a quota 1900 mt vi aspetta un paesaggio meraviglioso incorniciato dai pini loricati.
Sport praticabili
L’enorme quantità di corsi d’acqua, torrenti, rapide e cascatelle presenti nel Parco rende possibile ogni attività acquatica, dalla canoa al kayak dal packraft (un gommone monoposto che permette di godersi l'emozione di un incontro ravvicinato con i flutti) al torrentismo.
Il fiume Lao è uno dei campi d’avventura, ma si possono fare esperienze ed escursioni anche sugli altri corsi d’acqua del Parco, come il fiume Coscile, lungo più o meno 50 km, che presenta un ampio bacino dove confluiscono le acque di molte sorgenti ai piedi del Pollino. È il terzo fiume della Calabria per portata media annua e il suo bacino è talmente importante che ospita 3 impianti per la produzione di energia idroelettrica. Di grande fascino il torrente Raganello e le sue gole.
Trekking e mountain bike, come nella maggior parte dei parchi, sono praticabili anche qui su sentieri segnalati. A Taverna Magnano c’è un attrezzatissimo Adventure Park, che include percorsi per portatori di handicap. Infine poco distante dal Parco, a Castelsaraceno c’è il ponte tibetano più lungo del mondo, opera ingegneristica imponente che collega il Parco Nazionale del Pollino e il Parco dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Oltre i duemila metri, in inverno aprono le stazioni sciistiche, dove potersi cimentare in diversi sport invernali, tra cui lo sci, lo sci di fondo e lo snowboard.
Esperienze
Periodicamente vengono organizzati nel Parco eventi mirati alla conoscenza dell’ecosistema o delle tante ricchezze disseminate nel più grande Parco Nazionale d'Italia per estensione. Ma il semplice aggirarsi sui percorsi e sui sentieri segnalati è considerato di per sé parte dell’esperienza, avvolti dal silenzio (che in realtà è denso di suoni della natura) e immersi nei pungenti profumi della macchia mediterranea.
Attrazioni
Oltre ai tanti itinerari da percorrere, nel Parco sono molte le cose da visitare: come la bella Civita, cittadina in cui la comunità albanese, giunta in Italia 500 anni fa, tramanda ancora oggi la sua cultura, la sua lingua e le sue tradizioni. Il nome deriva da Cifti e significa “nido d’Aquila” proprio per la sua posizione a strapiombo sul torrente Raganello.
Qui è possibile visitare il Museo sulla cultura Arbereshe (ovvero degli italo-albanesi) e attraversare il paese verso il belvedere sul canyon del Raganello. Morano Calabro è un’altra destinazione allettante. Il paese-presepe, tra i “Borghi più Belli d’Italia”, è caratterizzato da case che scendono a cascata verso la piazza dove si trova la Collegiata della Maddalena. Al suo interno è possibile ammirare opere del Bernini e del Vivarini.
Sul versante settentrionale del massiccio del Pollino, a 1537 metri di altezza, sorge il Santuario della Madonna del Pollino. Dal 1975 è possibile raggiungere il luogo di culto tramite una strada carrabile comoda che è subentrata all’antica mulattiera. Il complesso religioso di fine ‘700 è immerso nella quiete e nel verde e comprende la chiesa oltre ad alcuni vani per i religiosi e per il personale che si occupa di custodire il luogo di culto.
La Casa del Pellegrino, annessa al Santuario, ospita i devoti e - più in generale - chiunque sia davvero interessato a vivere un ritiro spirituale. Nei pressi di Cerchiara di Calabria, alle pendici del monte Sellaro (conosciuto anche come monte Santo), a una quota di circa 1000 metri di altitudine, sorge il Santuario di Santa Maria delle Armi. Da qui si gode di una vista impagabile che spazia dalla pianura di Sibari al Golfo di Taranto.
Enogastronomia
Riassumendo in due parole le caratteristiche delle proposte enogastronomiche del territorio del Pollino basta dire semplicità e tradizione.
Tanti prodotti tipici di queste zone continuano a essere seguendo tradizioni tramandate di generazione in generazione. Anche agricoltura e allevamento qui hanno una declinazione originale, derivata dalla capacità di gestire le risorse del territorio nel pieno rispetto della biodiversità.
È così che nascono i saporitissimi salumi e formaggi, il pane, le zuppe a base di legumi capaci in un sol boccone di riportarci all'infanzia, e così tutti gli altri prodotti. Ma la cucina della zona è fatta anche di contaminazioni: sul Pollino infatti convivono squisitamente comunità autoctone e comunità arbëreshë (albanesi) presenti in Calabria già dal 1400.
Queste, oltre ad arricchire il territorio con costumi e usanze, hanno interpretato a proprio modo anche la cucina locale, valorizzandola secondo una propria visione che ha dato vita a piatti di pasta fresca come gli shëtridhlat. Il risultato è una cultura gastronomica complessa e varia, che merita di essere scoperta.
Ospitalità
Nei vasti territori del Parco sono numerose e diverse tra loro le strutture ricettive cui fare affidamento per un soggiorno breve o una vacanza più articolata.
La preferenza va a quelle strutture che hanno saputo adattare architetture locali, magari di umili origini perché nate per essere ovili o altro, alle esigenze dei viaggiatori del 21° secolo. E ancora agriturismi, bed & breakfast, ostelli ed alberghi senza trascurare aree sosta per camper e campeggi.