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Anfiteatro Campano

Panoramica

L’Anfiteatro campano e l’annesso Museo dei gladiatori sono una eloquente testimonianza della storia romana a Santa Maria Capua Vetere (l’antica Capua).

Anfiteatro campano

L’Anfiteatro campano, noto anche come Anfiteatro capuano, per importanza e dimensioni è secondo solo al Colosseo, e si trova in uno spazio verde contenente altri monumenti di epoca repubblicana e imperiale. Nello spazio sono compresi anche l’edificio ottagonale di età imperiale e il portico ellittico che circondava l’anfiteatro imperiale.
L’anfiteatro campano, costruito in età flavia e restaurato e decorato da Adriano, fu inaugurato da Antonino Pio. Originariamente era adibito a spettacoli grandiosi, in grado di ospitare fino a 60.000 spettatori. La costruzione dei due anfiteatri in un’area già occupata da una vasta necropoli è legata all’origine dei combattimenti dei gladiatori, che venivano celebrati in onore di illustri personaggi. A suggerire questa relazione è una tomba ricomposta nello spazio tra le due arene. L’area era situata appena fuori le mura cittadine, ed era collegata alla Via Appia, strada costruita nel 313 a. C. da Appio Claudio Cieco con l’aiuto dell’aristocrazia capuana. Il rapporto tra Roma e Capua è ancora percepibile nell’attuale impianto urbanistico di Santa Maria Capua Vetere, dove la via principale, ricalcando la Regina Viarium, si insinua nelle arcate dell’Arco di Adriano, che annuncia l’ingresso occidentale alla città romana.
Le rovine dell’antico edificio lasciano ancora immaginare l’imponenza della forma antica. Rimane la piazza lastricata, circondata da pilastri attraverso i quali passava il pubblico. L’ingresso, oggi, è segnato dall’unico pilastro decorato, sul quale sono raffigurati Ercole e Silvano. Restano gli archi del portico, costruiti con la forte pietra del monte Tifata, inquadrati da semicolonne dorico-toscane; poco è sopravvissuto degli altri tre livelli che si elevavano per un’altezza di circa 44 metri. Il monumento culminava con un pavimento in cotto, elegantemente ritmato da finestre e lesene e sormontato da un cornicione lungo il quale grandi mensole sostenevano i pali del velario che riparava gli spettatori.
L’anfiteatro di Capua era ricco di busti di divinità che si affacciavano dalle chiavi di volta del primo portico. Questi dèi avevano il compito di guidare il popolo verso i diversi settori della cavea e rivestivano anche l’utile funzione di numerare il pubblico. I pochi esemplari del pantheon capuano visibili in zona sono Mercurio, Minerva, Apollo e Mitra, nel Museo dei Gladiatori. Manca la maggior parte degli 80 busti, ma alcuni servirono come spolia per dare valore agli edifici della nuova Capua. Questo mostra una continuità con la città antica.
Dai portici esterni si accede agli ambulacri, originariamente decorati con stucchi e marmi. Da qui, attraverso un preciso sistema di scale, alcune delle quali ancora visibili, gli spettatori raggiungevano i posti assegnati nella cavea; i sedili che erano divisi in cinque settori orizzontali (maeniana). I posti più vicini all’arena, vale a dire quelli più prestigiosi, erano riservati al ceto senatorio, i successivi gradini dei primi meniani, ai cavalieri, poi agli altri membri della società fino alle cariche più alte, che Augusto assegnava alle donne.
La cavea era riccamente decorata in marmo, con podio e portico circondato da colonne e statue. Gli accessi alle gradinate (vomitoria) erano abbelliti con bassorilievi di lotte con le bestie (venationes), fasi costruttive e celebrazioni. Due sono gli ingressi principali sull’asse maggiore, la Porta Triumphalis e la Iovia, da cui si muoveva il corteo che annunciava l’inizio dei giochi. Gli altri ingressi sono sull’asse inferiore. L’arena è collegata alle segrete (carceres) attraverso botole e aperture nel muro. Uno spazio sorprendente e ben conservato ci fa comprendere la complessità del macchinario scenico, con i suoi dispositivi di sollevamento - argani, gabbie - che stupivano gli spettatori.
Nel V secolo la funzione dell’anfiteatro cambiò dopo che Onorio bandì i munera gladiatoria. Tuttavia gli spettacoli, in particolare le venationes, non cessarono nemmeno dopo l’invasione di Genserico nel 456 dC. Ciò è evidenziato dal restauro del 530 d.C. Tra la metà del V e il VI secolo l’area nord-occidentale del basamento fu trasformata in oratorio cristiano. Nella piccola "navata" realizzata con materiali preesistenti si possono ancora notare tenui resti delle pitture parietali e della volta, del pavimento (ornato da lastre marmoree) e del suggestivo altare addossato alla nicchia.
La rovina dell’edificio è collegata alla fine della storia millenaria di Capua. Il saccheggio e l’incendio dei Saraceni nell’841 causarono la traslazione della città. Intorno alla metà del IX secolo d.C., l’anfiteatro divenne una città fortificata e fu chiamato Colossum, Berolais, Berolassi o Virilasci. Dall’856 la popolazione si rifugiò nell’ansa del Volturno, dove si trovava l’antica Casilinum. Qui sorgerà la "nuova Capua", mentre l’antica città si divise in tre borghi, ciascuno contraddistinto dal nome delle chiese di Sant’Erasmo, San Pietro e Santa Maria Maggiore. Da quest’ultimo, a partire dal XVIII secolo, si sviluppò l’attuale città. Ciò sottolinea l’identità storica di Capua con il nome di Capua Vetere.
Nel 1822 è stato dichiarato monumento nazionale, ed è stato aperto al pubblico nel 1913. Nel 2013 è stata inaugurata una nuova fase per celebrarne il centenario, con servizio di biglietteria, bookshop e ristorante biologico all’interno dell’area archeologica.


Museo del Gladiatori presso l’Anfiteatro campano

Fu proprio a Capua che nel 49 a.C. Giulio Cesare istituì la scuola più importante della familia gladiatora ed è per questo che qui, nei pressi dell’Anfiteatro campano sorge il Museo dei gladiatori.
Le sale si questo museo permettono di apprezzare meglio in cosa consistessero i giochi gladiatorii, grazie al sapiente uso di pannelli, video e ricostruzioni del sito stesso.
Nella seconda sala è ricostruito un settore della cavea con alcuni bassorilievi marmorei. Tra i temi rappresentati notevoli sono le scene di sacrificio, come anche una raffigurazione dell’anfiteatro in costruzione e scene mitologiche. Tanto i soggetti quanto il modo in cui sono rappresentati portano a pensare che siano stati realizzati in età adrianea.

Orari

Lunedì
Chiuso
Martedì - Domenica
09:00 am-04:00 pm
Anfiteatro Campano
Piazza Adriano, 81055 Santa Maria Capua Vetere CE, Italia
Chiama +3908231831093 Sito Web
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