Pompei è rappresentata da uno spazio equivalente a 66 ettari, di cui 50 sono stati esplorati (tenendo conto anche delle zone suburbane). La città campana, è costituita da edifici (sia privati che civici), oltre che pitture, sculture, monumenti e mosaici.
In memoria della vita quotidiana delle città romane di un tempo, vennero conservati i lapilli e le ceneri ritrovate dopo l’eruzione del vulcano Vesuvio, risalente al 79 d.C.
Pompei è sita in un altopiano, da cui è possibile accedere da una delle porte ubicate nei dintorni. Dal pianoro è possibile ammirare la valle e il fiume Sarno, oltre che percorrere le vecchie strade in cui si possono vedere le abitazioni che appartenevano alle famiglie ricche e modeste, oltre che le strutture termali e gli immobili destinati agli spettacoli teatrali di un tempo.
Nonostante le origini della città di Pompei oggigiorno siano dubbie, il forte credo è che essa derivi con alta probabilità dagli etruschi. Dando un occhio alle testimonianze più vecchie, risale alla fine del VII, combaciante con la prima metà del VI secolo (Avanti Cristo), periodo in cui venne realizzata la prima pappamonte, una cinta muraria di color grigio.
Verso la fine del IV secolo a.C. , Pompei è entrata nell’organizzazione della Repubblica Romana. Tuttavia, successivamente, provò a ribellarsi insieme ad altre popolazioni italiche ma divenne colonia romana (con il nuovo nome, ecc.). Da quel momento in poi, cominciò la colonizzazione romana, facendo crollare Pompei e assegnandole il nuovo nome “Cornelia Veneria Pompeianorum (risalente all’80 a.C.).
Pompei – colonizzazione a parte – venne distrutta a causa del Vesuvio, per poi esser riscoperta nel XVI secolo, mentre si stava costruendo il Canale del Conte di Sarno. Soltanto qualche anno dopo, sotto il regno di Carlo III di Borbone , vennero riscoperte le iscrizioni pubbliche, il quartiere dei teatri e il tempio di Iside. Con l’avvento del dominio borbonico, si riscoprì con sorprese la casa del Fauno, notevole per il suo mosaico che rappresentava la battaglia d’Alessandro. Dopo che venne nominato Giuseppe Fiorelli e l’Unità di Italia, si ebbe una svolta nel metodo di lavoro.
La prima innovazione riguardò l’introduzione del metodo dei calchi in gesso, che ha permesso il recupero delle impronte risalenti ai corpi dei cittadini deceduti a causa dell’eruzione del vulcano. Da allora, proseguirono i profondi scavi nelle regiones orientali, e furono scoperti edifici di enorme prestigio.
La fase più antica di scavo, risale alla scoperta della necropoli di Porta Nocera, oggi ricordato come un sito storico di grande importanza. Successivamente, alla metà del XX secolo, piuttosto che proseguire con i lavori di esplorazione, si è preferito attuare un metodo più conservativo, mirato a preservare il valore storico del luogo.