Alla scoperta dei Campi Flegrei, tra mito e benessere
Tra i Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, le Isole di Ischia, Procida e Vivara si stende la vasta area vulcanica dei Campi Flegrei, tecnicamente un’antica caldera, ossia un supervulcano in quiescenza, uno dei pochi sulla superficie terrestre.
Qui, è possibile vedere diversi piccoli crateri, alcuni dei quali caratterizzati dalle solfatare, manifestazioni gassose effusive, altri da fenomeni idrotermali.
I Campi Flegrei nella mitologia
Un luogo così suggestivo non poteva non alimentare il mito. I coloni greci, ad esempio, ritenevano che questa terra fosse la tomba di alcuni giganti sconfitti da Ercole per conto di Zeus.
Secondo la leggenda, i giganti avrebbero voluto usurpare il re degli Dei, e vennero puniti per la loro avventatezza. Proprio da questo deriva il nome flegreo: risale, infatti, al greco flego, che vuol dire ardo. Nel mito, ad ardere erano le piaghe dei giganti: provocate dalla folgore divina, producevano fuoco e acqua.
Anche Virgilio, nell’Eneide, racconta la zona flegrea come luogo di sepoltura di questi personaggi mitologici. Non è un caso che Enea inizi la sua discesa agli inferi dal Lago d’Averno, situato proprio nei Campi Flegrei. Il mito non va sottovalutato: al di là delle interpretazioni fantasiose, infatti, offre un quadro dell’attività vulcanica dell’epoca, decisamente vivace.
Cuma, la prima colonia greca in Italia
Le caratteristiche geofisiche dei Campi Flegrei rendono la zona particolarmente fertile, e complice anche il clima mite già gli antichi Greci vi costruirono alcune delle loro città: la più famosa fu Cuma, la prima colonia ellenica in Magna Grecia. Oggi di Cuma potete visitare l’Acropoli, che comprende l’Antro della Sibilla, alla base della collina, mentre salendo verso la rocca ci sono la Torre Bizantina con il Belvedere, il Tempio di Apollo e il Tempio di Giove, noti anche come Terrazza Inferiore e Terrazza Superiore. Trasformati in chiese nel Medioevo, i due templi conservano tracce sia delle loro origini che della destinazione d’uso successiva.
La tradizione termale dei Campi Flegrei
Non era, però, solo il mito ad alimentare la fama dei Campi Flegrei.
Grazie all’attività vulcanica, questa zona venne eletta dagli antichi romani ad area termale preferita.
Se a Roma, infatti, bisognava aspettare che le stanze delle terme e l’acqua si scaldassero grazie a un sistema sotterraneo di focolai, a Cuma e dintorni non esistevano procedure di questo tipo: ecco che molti decisero di far costruire qui le loro ville patrizie, per rilassarsi e godere della bellezza del luogo.
Baia, la città sommersa
La più famosa era il Pausilypon, fatta erigere dal liberto Publio Vedio Pollione, che alla sua morte la lasciò ad Augusto. Vi ricorda qualcosa? Sì, il Promontorio di Posillipo deve il suo nome proprio a questa dimora.
Epicentro del benessere, Baia, frequentata da Giulio Cesare e Nerone, Pompeo e Adriano; un irresistibile polo di attrazione. Molto di ciò che sappiamo oggi di questa antica città lo dobbiamo a Plinio il Vecchio, comandante della flotta imperiale romana nella vicina Miseno.
L’acqua bollente sgorgava dal sottosuolo insieme ai suoi vapori, ed entrambi venivano sfruttati in saune scavate nella roccia. Un luogo perfetto per trascorrere ore di ozio; solo con la decadenza dell’Impero tutto questo venne meno.
Oggi l’antica Baia non esiste più. È un’area completamente sommersa per via del bradisismo, un fenomeno vulcanico che ha portato all’inabissamento della linea di costa.
Chiamata anche La Pompei sommersa, perché molto simile urbanisticamente, l’antica Baia rientra in un’area marina protetta.
Molto di ciò che la caratterizzava si può vedere al Museo Archeologico dei Campi Flegrei, al Castello Aragonese. Non perdetelo se volete farvi un’idea di ciò che poteva essere questa meravigliosa località, amatissima dai patrizi romani.