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Museo Archeologico Lametino

Panoramica

Attraverso ricognizioni di superficie, campagne di scavo e rinvenimenti casuali nella piana lametina, il Museo si propone di ricostruire la storia di questa importante area, situata sulla via dell’istmo tra Ionio e Tirreno. Dal 2010, il Museo è ospitato dal primo piano del Complesso di S. Domenico a Nicastro, presso il Corso Numistrano, ex convento dei padri Domenicani edificato tra il 1506 e il 1521, dove Tommaso Campanella approfondì i suoi studi. La struttura, che soffrì dei danni del terremoto del 1638 e fu ricostruita dai Principi D’Aquino, vide la sua ultima ristrutturazione nel 2006.
Il museo è diviso in tre sezioni: Preistorica, Classica e Medievale.
Nella sezione Preistorica sono esposti strumenti in pietra, frammenti ceramici e resti ossei risalenti al Paleolitico Inferiore (1,8 milioni-100000 anni fa) e all’età del Bronzo Medio (circa 1600-1400 a.C.). Una particolarità del nucleo di "choppers" di Casella di Maida è che esso rappresenta la più antica testimonianza di insediamento umano di età preistorica della Calabria.
Importanti resti risalenti al Neolitico sono i frammenti di ceramica, caratterizzati da una grande varietà di decorazioni impresse, provenienti dagli scavi effettuati nella piana di Curinga.
Nella sezione è allestito un laboratorio didattico di archeologia sperimentale, che proprone la ricostruzione a grandezza naturale di una fornace per la cottura dei vasi neolitici.

La Sezione Classica, invece, comprende due sale. Nella prima sono esposti documenti sulla più antica presenza greca nel territorio lametino e sulla successiva fondazione di Terina, subcolonia crotoniate, che gli studiosi localizzano nella zona di Sant’Eufemia Vetere; il tesoretto di Acquafredda, databile al 530 a.C., con i suoi 55 stateri incusi della zecca di Sibari, che è un importante indizio dell’espansione del popolo sibarita fino alla piana lametina, prima della distruzione della città da parte di Crotone nel 510 a.C.. Degli inizi del V sec. a.C. è il frammento di tabella testamentaria in bronzo, ritrovato a Iardini di Renda, il cui testo già sottintende la presenza di un centro greco ben strutturato nella zona.

La seconda sala è dedicata ai ritrovamenti di età ellenistica e romana. Sono esposti materiali ceramici a vernice nera, ceramica comune, terrecotte votive e architettoniche, numerosi pesi da telaio: tutti ritrovamenti rinvenuti durante le ricerche archeologiche a Iardini di Renda, in cui è stata messa in luce anche una porzione di abitato, organizzato su assi stradali regolari, databile alla seconda metà del IV sec. a.C.. Di epoca romana sono alcuni frammenti architettonici e una statua in marmo raffigurante una donna (II-I sec. a.C.), provenienti da ricche villae sparse nel territorio, che sono chiari indizi del nuovo assetto politico-economico del comprensorio lametino dopo la conquista da parte di Roma.

Nella Sezione Medievale è esposto il materiale postclassico, che risale all’incirca dall’età bizantina fino al XVIII secolo. I reperti provengono dagli scavi effettuati nella Chiesetta dei SS. Quaranta Martiri, all’interno del complesso delle Terme di Caronte, e soprattutto dall’Abbazia benedettina di S. Maria di S. Eufemia e dal Castello di Nicastro: i centri di potere più influenti nel lametino in quel periodo storico: Degni di nota sono i numerosi frammenti di ceramiche invetriate policrome (XIII-XIV sec.) e maioliche importate dall’Italia centro-settentrionale (XVI-XVII sec.) e un esemplare integro di cannone di bombarda con i suoi proiettili dal Castello.

Orari

Lunedì - Sabato
09:00 am-06:15 pm
Domenica
Chiuso
Museo Archeologico Lametino
Piazzetta S. Domenico, 88046 Lamezia Terme CZ, Italia
Chiama +393206130881 Sito Web
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