Aliano e i luoghi di Carlo Levi
“Credevo che anche Grassano fosse un paese di montagna, e me lo figuravo tra boschi e salite impervie: invece è in cima a un colle a lentissimo declivio, sì che dall’alto non si apprezza il dislivello, che pure è assai forte, col fondo della valle, che qui si è fatta larghissima; e par quasi d’essere in pianura. Le colline sono tutte coltivate a grano; pei campi lavorano le trebbiatrici e passano a cavallo i contadini per recarsi ai campi lontani”.
Carlo Levi descrive così uno dei paesi del suo esilio lucano, colpito da un paesaggio più dolce e “domestico” rispetto ai rilievi dei monti e alle bianche pareti di argilla dei Calanchi. Un esilio cui era stato costretto dal regime fascista nel 1935, a Grassano e poi ad Aliano. Un allontanamento dalla vita sociale impostogli per il suo attivismo antifascista, un confino che lo porta a scoprire una Italia confinata al dolore e alla fatica dei campi, e che ispirerà il suo romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”.
Intellettuale torinese, scrittore e soprattutto pittore, Levi morì a Roma il 4 gennaio del 1975, ma è sepolto ad Aliano, il paese al centro del suo romanzo più letto e tradotto. Alla sua biografia e soprattutto alla sua opera è stato dedicato nel 1998 un Parco letterario, un percorso di spazi e significati che conduce a scoprire le case del borgo, i monti della Lucania e le leggende dei briganti.
Craco: il borgo fantasma e la strada dei calanchi
Se provate qualche brivido siete nel mood giusto per muovervi verso un altro luogo che del mistero fa la sua cifra estetica. Craco è un “paese fantasma”, abbandonato nel 1963 dopo una frana, in cui si entra in una dimensione quasi priva di spazio e tempo.
La strada per raggiungerlo vale qualche curva in più, perché il tratto di provinciale che collega Aliano ad Alianello è fra i più belli dell’area dei calanchi. Lungo il tortuoso tracciato si costeggiano sculture d’argilla modellate nei secoli da acqua e vento immersi in un paesaggio di guglie e pinnacoli.
Si riprende il viaggio: percorrendo la Statale provinciale 4 in direzione nord per 50 chilometri, in meno di un’ora si raggiunge Tricarico.
Tricarico e Rocco Scotellaro, il “sindaco-poeta”
Il paese è aggrappato a uno sperone calcareo sulla valle del Basento e lo si riconosce anche da lontano grazie al profilo della sua torre normanna. Nel Seicento fu residenza del pittore Pietro Antonio Ferro e nel 1923 diede i natali allo scrittore Rocco Scotellaro.
Rocco Scotellaro viene ricordato come il “sindaco-poeta”, per il suo impegno politico a favore dei diritti dei contadini e per la sua opera composta da molte liriche, un romanzo e un’inchiesta. Purtroppo ancora non esiste un parco letterario organizzato, ma il lascito intellettuale ed emotivo è vivissimo. Lo testimonia un grande murales e le molte iniziative ispirate alla sua biografia e alla sua opera.
Nel cuore della cittadina sorge la duecentesca chiesa di San Francesco. L’ex convento, molto rimaneggiato, è sede del Centro di documentazione “Rocco Scotellaro”, con una biblioteca specializzata sul meridionalismo e un importante archivio fotografico con immagini di Henri Cartier-Bresson, Arturo Zavattini, Mario Carbone, Mario Cresci e Antonio Pagnotta.
Se volete unire i piaceri intellettuali a quelli della tavola, non lasciate Tricarico senza un assaggio dei suoi piatti della tradizione, rinomata per le ottime carni dell’autoctono suino nero.
Brienza e il Parco letterario di Mario Pagan
Seguendo il filo rosso dei luoghi d’autore lucani, la prossima tappa è Brienza, che domina una gola profonda nel fondovalle del fiume Meledandro. La parte più antica del paese è circondata da boschi e montagne e si scopre tra vicoli e stradine che si inerpicano verso il castello angioino.
Nel 1748, a Brienza nacque il grande giurista e patriota Mario Pagano, impiccato dai Borbone nel 1799 per avere partecipato attivamente alla nascita della Repubblica Napoletana. A lui è dedicato un museo bio-bibliografico: curato dal Centro Studi Internazionale “Francesco Mario Pagano”, dispone di oltre 5000 volumi. Nel Parco letterario Francesco Mario Pagano invece si possono visitare i luoghi della sua infanzia e che gli furono cari, oltre alle opere che lo ricordano: i ruderi della casa natia sulle pendici del castello Caracciolo e le opere che lo rappresentano, il celebre dipinto di Giacomo Di Chirico, che lo ritrae mentre il giudice gli legge la sentenza di morte del 1869, e l’imponente statua bronzea di Achille D’Orsi (1890) nella piazza del Municipio
Valsinni e il Parco letterario Isabella Morra
L’ultima tappa del viaggio è Valsinni, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, alle porte del Parco nazionale del Pollino, luogo piccolo ma spesso di storia, eredità artistiche, leggende e stimoli letterari.
Da Brienza si percorre in meno di un’ora la Statale 598 di Fondovalle d’Agri, si devia per la diga di Monte Cotugno per raggiungere un’estrema propaggine del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria. Valsinni è sovrastato dal Monte Coppolo e conserva le mura dell’antica Lagaria, fondata secondo la leggenda da Epeo, costruttore del cavallo di Troia.
Il monumento più importante è rappresentato dal Castello dei Morra, ai cui piedi si snodano i vicoli del borgo medievale. A Valsinni, e in particolare al suo fortilizio, è legata la storia di Isabella Morra: poetessa, figlia del feudatario del castello, uccisa dai fratelli accusata di un amore platonico, la leggenda dice che il suo fantasma vaghi ancora nel castello medievale. Morra è considerata una delle voci più originali e autentiche della lirica femminile del ‘500. A lei è dedicato il Parco letterario “Isabella Morra”: inaugurato nel 1993, è uno dei primi parchi letterari nati nella penisola.
Con il supporto della Società Dante Alighieri, e grazie anche al centro visite gestito dalla Pro Loco, il Parco utilizza la poesia come chiave di lettura del territorio, proponendo viaggi nella memoria, alla scoperta delle specificità di Valsinni. Da Valsinni la vista spazia sui borghi aggrappati ai pendii, fino alle vette del Parco nazionale del Pollino.
Per chiudere il viaggio cambiando decisamente scenario si può scendere la valle del Sinni, fino al paese di Rotondella. Si vede già lo Ionio in lontananza, dall’ultimo lembo del territorio lucano prima della Calabria.