Conegliano
A pochi minuti dalla riva sinistra del fiume Piave, Conegliano è un ottimo punto di partenza per esplorare le strade del Prosecco, non solo grazie alla sua posizione in prossimità dell’autostrada che collega Venezia alle Dolomiti bellunesi, ma anche per la sua fama nel settore dell’enologia. Qui hanno sede infatti alcuni istituti di ricerca, tra cui la scuola Cerletti, punto di riferimento per l’insegnamento della viticoltura e dell’agraria fin dal 1876: chissà quanti ex studenti di questa istituzione hanno fatto la storia e la fortuna del Prosecco in Italia e nel mondo.
La torre di mattoni di quello che un tempo era un austero fortilizio domina dall’alto del colle di Giano, un piccolo rilievo verdeggiante, il centro storico di Conegliano, da esplorare a piedi durante una piacevole passeggiata culturale.
Si può cominciare un tour di Conegliano costeggiando la cinta di mura merlate che conduce a questa torre medievale, sede del museo civico cittadino, ricco di dipinti e lapidi, oggetti di archeologia, armature e mobili pregiati, disposti attraverso un’esposizione affascinante che culmina con una terrazza panoramica, aperta sul mare e le montagne.
Dal castello si scende poi verso un quartiere più pianeggiante, per fare conoscenza con un nativo coneglianese particolarmente celebre: il pittore Giovanni Battista Cima (alias Cima da Conegliano) a cui è intitolata a buon diritto la piazza centrale del paese. Una bella casa museo, Casa Cima, dove l’artista nacque intorno al 1459, che approfondisce vita, memorie e opere di questo maestro rinascimentale, mostrando anche alcune riproduzioni di quadri oggi conservati nelle più importanti collezioni mondiali.
Bastano pochi minuti a piedi da Casa Cima per raggiungere il Duomo di Conegliano, fulcro della vita religiosa in città. Il viaggiatore non dovrà farsi ingannare dall’aspetto non propriamente ecclesiastico dell’edificio porticato: la cattedrale è infatti nascosta dietro a una palazzina medievale, meravigliosamente affrescata intorno alle sue eleganti arcate, che ospita la sala dei Battuti, potente congregazione medievale, responsabile tra le altre cose anche della costruzione del duomo.
Entrando nella navata centrale della chiesa stupisce fin da subito, per armonia e colori, la pala posizionata sull’altare maggiore: è una Madonna con bambino e angeli, l’unica opera autentica di Giovanni Battista Cima custodita a Conegliano. Alla pala si affiancano poi, inseriti tra le cappelle e le navate della chiesa, diversi altri capolavori quattrocenteschi e cinquecenteschi.
Si potrebbero dedicare molti altri momenti di visita a Conegliano, al suo suggestivo cimitero ebraico, ad esempio, oppure ai tanti palazzi gentilizi sparsi nel quartiere di Contrada Grande, prima di rimettersi in marcia verso una nuova tappa di questo tour nelle terre del Prosecco Superiore Docg.
Vittorio Veneto
Spostandosi da Conegliano verso le Dolomiti, si potrebbe fare una piccola deviazione all’insegna dell’arte veneta, in direzione di San Fior, per ammirare il polittico di Cima da Conegliano conservato nella parrocchiale del paese. Seguendo poi il corso del fiume Monticano verso nord, si arriva pochi chilometri più tardi nel territorio di Vittorio Veneto, all’estremità orientale delle colline del Prosecco.
La città si aggiunge ai luoghi veneti e friulani tristemente coinvolti nelle vicende della Prima guerra mondiale. L’esercito italiano da un lato e quello austroungarico dall’altro, sostenuti dai rispettivi alleati internazionali, combatterono a Vittorio Veneto l’ultimo scontro bellico, nell’autunno del 1918, che vide gli italiani respingere definitivamente il tentativo di espansione imperiale.
Curiosamente, questo trionfo militare non è l’unico episodio che lega la storia di Vittorio Veneto a un generale sentimento di patriottismo nazionale. Alla città infatti venne assegnato il suo toponimo altisonante quando nel 1866, in occasione dell’annessione del Veneto al resto della penisola, si volle rendere omaggio al re Vittorio Emanuele II, fondendo i due centri medievali di Serravalle e Ceneda sotto un unico nome: Vittorio Veneto.
Adiacenti, ma per secoli indipendenti tra loro, gli odierni quartieri di Serravalle e Ceneda svelano i monumenti più importanti della città. A Ceneda non poteva mancare un museo dedicato alla battaglia di Vittorio Veneto, mentre si visita Serravalle in cerca di quell’atmosfera delicata e sognante tipica delle città della Marca Trevigiana.
A Serravalle è imperdibile una visita della cattedrale di S. Maria Nova, anche solo per contemplare la Pala di Serravalle dipinta da Tiziano Vecellio. In alternativa, si potrebbe magari ascoltare il rumore dei passi che risuonano sugli antichi acciottolati in pietra d’Istria mentre, sedendosi in qualche bar ai piedi delle eleganti dimore di piazza Flaminio, ci si prepara a una degustazione di Prosecco e altre delizie locali.
Cison di Valmarino
Tra Vittorio Veneto e Cison di Valmarino, che ha ricevuto la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano per la sua eccellente ricettività turistica, si apre un paesaggio di raro fascino. Le viti si arrampicano qui su ripidi rilievi collinari, mantenendo le loro forme e colori suggestivi, ma abbelliscono ulteriormente il tragitto anche i riflessi e gli scorci offerti da due piccoli specchi d’acqua, i laghi di Revine, posizionati ai piedi delle Prealpi trevigiane.
Un breve tratto di costa di questi laghi è inoltre occupato dal Parco archeologico didattico del Livelet, un museo all’aria aperta dove si è voluto ricostruire fedelmente un villaggio preistorico di palafitte per raccontare ciò che si conosce della vita quotidiana durante il Neolitico in questa parte d’Italia.
Si arriva poco oltre nel centro storico di Cison di Valmarino, immerso in un contesto naturalistico attraversato da sentieri escursionistici e profumato da frutteti e vigneti. Accanto all’immancabile Prosecco Superiore Docg, il paese da l’occasione di assaggiare i buzholà, una tipica varietà di biscotti burrosi, oltre al radicchio e alla polenta, specialità trevigiane tra le più conosciute. Questo vale ancor di più se ci si trova a Cison di Valmarino in occasione della Mostra della Primavera del Prosecco Superiore o in agosto durante la rassegna Artigianato Vivo, situazione ideale per degustare il meglio dell’enogastronomia locale.
Trasformata in un albergo e centro congressi, che ha tuttavia mantenuto orari di apertura al pubblico esterno su prenotazione, la millenaria rocca di Castelbrando controlla dall’alto l’insediamento di Cison di Valmarino ed è collegata alla città bassa da una funicolare. Il castello è stato abitato nei secoli da diverse famiglie aristocratiche e istituzioni governative, che hanno apportato modifiche successive fino a consegnare ai viaggiatori contemporanei un percorso di visita dedicato alle collezioni d’arte e alle movimentate vicende che hanno coinvolto il monumento.
Una manciata di case, adagiate come per magia tra i colli e i vigneti, accoglie poi il viaggiatore a Rolle, frazione meridionale del comune, così caratteristica e amata dal turismo lento. Il poeta novecentesco Andrea Zanzotto, nato a pochi chilometri da questa località, parlava di Rolle come di una “cartolina mandata dagli dei”, ed effettivamente è difficile dargli torto quando si percorrono i sentieri bucolici che strisciano dolcemente tra le uve di Prosecco.
Refròntolo
Immersi in uno scenario verdeggiante solcato da decine di sentieri e opportunità di scoperta, è difficile scegliere quale l’itinerario da seguire, tale è il desiderio di dirigersi verso ogni punto cardinale, verso ogni cantina e vigneto, verso ogni villaggio e castello lungo le strade del Prosecco.
Un’ottima opzione per proseguire il viaggio è sicuramente rappresentata dal paese di Refròntolo, soprattutto perché sul tragitto che collega Rolle a questa cittadina si costeggia una località davvero particolare.
Calata in una valletta ombreggiata, per certi versi più cupa e misteriosa rispetto alle aperte strade panoramiche tipiche della zona, si svela agli occhi la struttura ancora intatta di un antico mulino ad acqua. Il Molinetto della Croda, costruito nel Seicento, è stato rimesso in funzione dopo anni di abbandono. Grazie al flusso delle acque del torrente Lierza, il movimento delle pale regala un’ottima farina macinata a pietra, elemento base per panificati di vario tipo, da assaggiare ovviamente con un calice di Prosecco del luogo.
Prima di continuare il viaggio, andando verso ovest, meriterebbe una deviazione anche la pieve di S. Pietro di Feletto, a pochi minuti di strada da Refròntolo. Una sinfonia di affreschi medievali e rinascimentali correda gli interni della chiesa, costruita in stile romanico: un gioiello prezioso di arte antica circondato dal rigoglioso paesaggio trevigiano.
Follina
Il viaggio prosegue nuovamente in direzione delle Prealpi trevigiane. Proprio ai piedi delle montagne si colloca il piccolo insediamento di Follina, anch’esso, come Cison di Valmarino, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per quella preziosa combinazione di storia, natura ed enogastronomia che qui si condensano in un’unica e variegata offerta turistica.
Di storia effettivamente ce n’è tanta a Follina, in particolare tra i muri della secolare abbazia cistercense di S. Maria. Il complesso religioso ruota attorno al suo splendido chiostro medievale, abbellito da capitelli scolpiti e da una fonte ottagonale che cattura lo sguardo al centro della corte. Pare inoltre che siano stati i monaci dell’abbazia a portare a Follina una forte tradizione legata alla manifattura della lana, che ancora oggi distingue questo borgo dalle località circostanti.
I dintorni di Follina si girano facilmente a piedi o a cavallo, in bicicletta, in motocicletta o, certamente, in automobile. Anche qui non mancano prodotti enogastronomici dai sapori autentici: fa competizione al Prosecco Superiore Docg, che a Follina è un must, una birra artigianale prodotta in loco.
Valdobbiadene
È ormai vicina la destinazione finale, Valdobbiadene, località tra le più rinomate a livello mondiale per la produzione vitivinicola. Un minuzioso e impegnativo lavoro sul territorio ha trasformato nei secoli quelle che erano selvagge colline ai piedi delle Prealpi trevigiane in un immenso mosaico di appezzamenti coltivati a vite.
Nell’animo della gente di Valdobbiadene è insita una forte cultura dell’ospitalità, oltre che del mangiare, e soprattutto bere, bene. Il vino ottenuto da questi vigneti non fa che confermare questa impressione, e questo vale ancor di più nell’area del Cartizze Docg. Si tratta di una sottosezione della denominazione Prosecco, estesa su un centinaio di ettari nei pressi delle frazioni di S. Pietro di Barbozza e S. Stefano, del comune di Valdobbiadene.
Una minore resa per ettaro, unita a un’esposizione soleggiata e arieggiata e a un terreno argilloso, rendono il Cartizze un Prosecco (rigorosamente spumante) molto pregiato. Non pochi sommelier lo considerano superiore a ogni altro vino veneto, e frequentare Valdobbiadene, durante eventi di enologia come il famoso Calici di Stelle, potrebbe essere un’occasione per assaggiare un bicchiere di Cartizze Docg.
Non di solo vino però si parla a Valdobbiadene, perché le opere d’arte nascoste tra i pilastri e le cappelle del duomo cittadino, dipinte da maestri del calibro di Paris Bordon e Palma il Giovane, meritano sicuramente un’ultima pausa culturale.