Tramonti infiammati, castelli e gole scavate nella roccia. Un dipinto? No, la Lombardia da girare in bicicletta
4 minuti
Infatti, il percorso parte con un carosello infernale di saliscendi, di oltre 120 chilometri attraverso le Prealpi Bergamasche. Prosegue con un lungo tratto in piano, faticoso ma non troppo, che suona come una pena temporanea per le gambe. Infine, s’inoltra nell’Eden del biking, su per il Colle del Ghisallo, dove un dipinto della Beata Vergine Maria rende onore alla Madonna che nel 1949, con tanto di bolla papale di Pio XII, è stata proclamata Patrona dei Ciclisti. Ma le due ruote non sono l’unico filo conduttore di questa impresa, che vi suggeriamo di ‘spalmare’ su due o tre giorni: lungo i 253 chilometri, da Bergamo a Como, incontrerete valichi dalla bellezza mozzafiato, città d’arte, osterie custodi di antiche tradizioni gastronomiche, giardini rigogliosi e tramonti che si riflettono in specchi d’acqua blu. I professionisti dovranno fare finta di niente, impegnati come sono a darsi battaglia. Fortunati voi che avete vinto in partenza, perché potete godervi tutto: la sfida sportiva e le ricchezze del territorio.
A guardare il lungo itinerario, bisognerebbe partire subito. Ma come si fa a non dedicare qualche ora a Bergamo, la città che si sdoppia e resta sempre bellissima? Dedicatevi all’essenziale. Un giro nella Città Alta, costruita su un colle che si può raggiungere velocemente con la vecchia funicolare: il centro medievale vi conquisterà con i suoi vicoletti, gli eleganti palazzi, le chiese maestose (per esempio la Basilica di Santa Maria Maggiore in piazza Vecchia), i panorami mozzafiato da ammirare seduti sulle mura possenti. Ai suoi piedi, si distende la Città Bassa, moderna e frizzante. Ritagliatevi il tempo per una visita obbligata alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, dove ammirare opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Vasilij Kandinskij.
Il tracciato imbocca strade pianeggianti fino all’abitato di Casazza. Ma non illudetevi: è la quiete prima della tempesta. Dal chilometro 20 in poi, infatti, comincia un infernale su e giù per le Prealpi, che prende il via con la salita al Forcellino di Bianzano: dopo 6,3 chilometri con una pendenza media del 5 per cento arriverete al valico. Salendo, passerete da Bianzano, il borgo storico più piccolo della Val Cavallina, e noterete un meraviglioso maniero in pietra, con un imponente torrione e ben due cinte murarie. È Castello Suardi, 800 anni di storia (risale al Duecento) e fascino da vendere: gli angoli della pianta quadrata sono perfettamente allineati ai quattro punti cardinali e tra le sue sale conserva numerose tracce del passaggio dei templari.
Nemmeno il tempo di affrontare la discesa, fino a Gazzaniga, e subito il tracciato ricomincia a mordere. Si sale di nuovo, questa volta per 9,3 chilometri, con una pendenza media del 7 per cento, per arrivare al Passo di Ganda, su un altopiano panoramico tra i monti Ganda e Rena, per poi scendere in Val Serina, a Cornalba: perfino Virgilio, il grande poeta latino, restò affascinato dall’imponente falesia bianca che oggi domina l’abitato e fa la gioia di migliaia di climber. Ammiratela da lontano e intanto riprendete fiato in vista delle prossime scalate. La strada, infatti, s’inerpica per 5,5 chilometri (con una pendenza media del 4,9 per cento) in direzione di Dossena e del Passo della Crocetta, a cavallo tra Val Brembana e Val Serina. Anche qui, se voleste smettere i panni del ciclista ed esplorare il territorio, gli spunti non mancano. Anzi, ce ne sono almeno due. Il Ponte Tibetano (o Ponte del Sole): 505 metri di lunghezza, per un totale di 1200 passi sospesi nel vuoto, con una splendida vista sulle Prealpi Orobiche. Soffrite di vertigini? Rimettete i piedi per terra, anzi 100 metri sottoterra, staccando un biglietto per il Parco Speleologico, un viaggio di un chilometro nelle vecchie miniere.
Riagganciati i pedali, si scende verso San Giovanni Bianco, dove vi aspetta un’altra tentazione: l’Orrido della Val Taleggio (conosciuto anche come Orrido dei Serrati), una gola scavata nella roccia dal torrente Enna, in cui si cammina (o si pedala) per 3 chilometri tra pareti strapiombanti. Le montagne russe in bicicletta non sono finite. Vi aspetta ancora l’ascesa alla Forcella di Bura, una salitona con una pendenza soft (solo il 2,5 per cento) e una lunghezza monstre: 18,8 chilometri. Lo strappo in direzione del Colle di Berbenno (4,4 chilometri al 6,3 per cento) tra la valle Imagna e la val Brembilla, sarà un motivo di sollievo: siete a metà percorso e vi aspetta un lungo tratto pianeggiante in direzione del Lago di Como.
Arrivati a Bellagio, sul promontorio che divide i due rami del lago, avete due possibilità. Mollare la bici e perdervi tra le sue stradine lastricate, gli edifici eleganti e il Parco di Villa Serbelloni, un giardino terrazzato del 17esimo secolo con vista sullo specchio d’acqua. Oppure, restare in sella e tirare dritto verso il Santuario della Madonna del Ghisallo, la salita-icona del ciclismo, solcata ogni giorno dal passaggio di professionisti e amatori: 8,7 chilometri con pendenze fino al 14 per cento. In cima, rendete omaggio alla chiesetta del 17esimo secolo che custodisce il dipinto della Beata Vergine del Ghisallo, patrona dei ciclisti di tutti i tempi. Poi dedicatevi alla visita del Museo del Ghisallo, che attraverso la ricca collezione di cimeli, biciclette, maglie e gagliardetti racconta la storia delle due ruote.
Dopo una discesa veloce, senza grandi curve, vi aspettano altre due fiammate. La prima è la scalata a San Fermo della Battaglia, con punte di pendenza al 10 per cento, dove Giuseppe Garibaldi sconfisse gli austriaci nel maggio del 1859. Dall’altra parte dell’ascesa c’è Como, e la salita verso il quartiere Civiglio, attraverso una strada stretta e serpeggiante, per poi rientrare nel centro cittadino.
A cura della redazione di RCS Sport