Tra i colli del Quirinale e del Campidoglio e l’ansa del Tevere si estendeva la vasta area dell’Urbe che gli antichi avevano consacrato a Marte e agli esercizi militari. Era il Campo Marzio, creato già al tempo dei Sette Re e reso splendido da Augusto e dai suoi successori, che lo disseminarono di monumenti destinati a testimoniare la grandezza di Roma attraverso i millenni. In larga parte, l’antico Campo Marzio corrisponde all’attuale rione omonimo, il IV nella numerazione ufficiale della Capitale, dove si visitano l’Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto. Ma è davvero difficile pensare alla guerra mentre si passeggia in questo spicchio del centro, che regala alcuni degli scorci più romantici della capitale.
Per scattare le più classiche foto romane, a sud ci sono Trinità dei Monti con la sua scalinata e piazza di Spagna, immortalate da decine di film di ogni genere: dal neorealismo con “Appuntamento a piazza di Spagna” di Romolo Marcellini (1947) e le scene iniziali di “Roma città aperta” di Rossellini (1945), al thriller “La ragazza che sapeva troppo” (1963) di Mario Bava, passando per “Le ragazze di piazza di Spagna” di Luciano Emmer (1952) e l’omonima serie TV, e la commedia all’italiana, e poi spot pubblicitari e scatti d’autore. A nord ci sono la terrazza del Pincio e piazza del Popolo con le sue tre chiese: la basilica di S. Maria del Popolo, che custodisce capolavori di Caravaggio e Carracci, e le due “gemelle”, S. Maria dei Miracoli e S. Maria in Montesanto. La vista da qui è talmente bella che da sempre la zona attira registi in cerca di location d’eccezione. Per citare solo due casi recenti, nella casina Valadier al Pincio organizza le sue feste Sebastiano, personaggio di “Suburra” (2015); e la produzione della serie “Call My Agent” ha collocato sopra piazza del Popolo la panoramica sede dell’agenzia.
Da piazza del Popolo verso sud si allungano i rettilinei del “Tridente”, una scenografia urbana voluta dai papi tra il ’500 e il ’600. Lo compongono via del Corso al centro e via del Babuino e via di Ripetta ai lati. In mezzo, un’infinità di scorci meno celebri ma tutti da scoprire, perdendosi nel reticolo delle vie traverse.