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Enogastronomia
Lazio

Il Lazio e la sua tradizione gastronomica popolare, un’eterna scoperta

Anche nei piatti più celebri la cucina romana e laziale riserva sorprese, come la prima volta.

3 minuti

Se vi chiediamo quali sono i piatti più celebri e i prodotti tipici più conosciuti e apprezzati del Lazio, con in testa la Capitale d’Italia, direte subito senza esitare: la pasta alla carbonara, la Cacio e Pepe, i bucatini all’amatriciana, gli gnocchi alla romana, l’abbacchio, la trippa e la porchetta di Ariccia. Veri e propri “giganti” della gastronomia popolare laziale che tutto il mondo conosce, a cui aggiungiamo il carciofo romanesco Igp, il pecorino romano Dop e il celebre Est! Est! Est!, il bianco di Montefiascone.

A questo filone decisamente saporito, legato principalmente alla pastorizia delle montagne laziali, appartengono altri piatti romaneschi per antonomasia, che conoscete di sicuro, come i rigatoni con la paiata (budellini di vitello) e la coda alla vaccinara, ben accompagnati dai tipici contorni della regione, come lattuga romana, cicoria, puntarelle, fagiolini.

Meno conosciuta, ma non meno saporita, è la realtà culinaria della costa, dove si propongono piatti tipici di pescato locale, come le sogliole gratinate, antica specialità di Gaeta, o il baccalà nel litorale romano.

A sud della regione, trovate fra le migliori mozzarelle d’Italia, prodotte nella piana di Fondi, di Gaeta, di Sperlonga e di Terracina, ricca di allevamenti bovini e di bufale da latte.

Se volete infine scoprire tutto il buono dei vini e degli oli del Lazio, seguite la segnaletica che contraddistingue i differenti percorsi, che spesso si incrociano, come la Strada dei vini dei Castelli Romani, la Strada dell’olio e del vino, la Strada del vino Cesanese.

La Sabina della Valle del Velino, in provincia di Rieti, tra castagne e Amatriciana

La Sabina della Valle del Velino, in provincia di Rieti, tra castagne e Amatriciana

Pronti per un’immersione di natura e tradizione? La Valle del Velino è la location ideale per trovare sorprese e conferme dai prodotti locali della terra. 

A Castel Sant’Angelo trovate i legumi, ingredienti principali delle zuppe preparate nelle tipiche pignatte di terracotta. Assaggiate anche i pizzicotti e le sagne alla molinara, conditi entrambi con aglio, olio, peperoncini, pomodoro e prezzemolo, senza tralasciare i salumi e i formaggi locali.  

Ad Antrodoco non perdete gli stracci, particolari crespelle arrotolate, cotte al forno e ripiene di sugo di carne, salsa di pomodoro e formaggi, che sintetizzano i migliori prodotti del territorio, come le uova e la carne locali e l’olio extravergine Sabina DOP.

Ricordatevi inoltre che vi trovate nella terra del marrone antrodocano, in una zona di media montagna, a un’altitudine compresa tra i 400 e i 1200 metri sul livello del mare, che si estende fra Antrodoco, Borgo Velino, Castel Sant’Angelo, Cittaducale e Micigliano. Non potete non riconoscerlo perché, rispetto alle comuni castagne, ha una consistenza croccante e, soprattutto, un sapore più dolce e deciso.

E a proposito di dolce, se siete in zona nel periodo natalizio, assaggiate le tisichelle a base di albume d’uovo, zucchero, farina e anice, e soprattutto la copeta di Antrodoco (o Nociata), croccante di noci e nocciole al miele, aromatizzato con alloro. 

Nel piccolo borgo di Posta fate una sosta a base di zampitti di maiale in salsa verde e poi un bel sorso di liquore alla genziana prima di raggiungere Amatrice, vero e proprio impero dei sensi, che non smette mai di offrire i suoi prodotti e di stupire i visitatori, anche in tempo di ricostruzione.          

Preparatevi a un paniere ricco almeno di una ventina di prodotti d’eccellenza, come il guanciale e il pecorino con cui preparare il leggendario piatto conosciuto in tutti il mondo, la pasta all’amatriciana o la sua versione bianca, la pasta alla Gricia, e poi il miele, la mortadella o Marotta, la patata Turchesa, i frutti di bosco, le mele.

Piatti tipici

Piatti tipici

Pasta all’amatriciana
Un primo che profuma di storia ultrasecolare, che nel rispetto del suo disciplinare, dovete preparare rigorosamente con il guanciale locale (e non con la pancetta) e con il pecorino possibilmente del posto (si accetta anche il pecorino romano).

Abbacchio al forno con patate

È un altro manicaretto evergreen, “must” della capitale e della regione dove l’abbacchio (agnello da latte) viene allevato da secoli dai pastori dell’Agro Pontino. L’accortezza per la preparazione di questo piatto? La pazienza che richiede la messa a riposo della carne per almeno 12 ore. 

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