Pertosa
Lasciato alle spalle il ponte di Auletta, l’itinerario prosegue lungo un bellissimo tratto di campagna, tra corsi d’acqua, alberi di ulivo e campi di carciofi. Ci troviamo nel territorio di Pertosa, piccolo borgo che sorge in un territorio unico dal punto di vista geologico. Poco distante dal centro storico, infatti, è possibile ammirare le Grotte dell’Angelo (anche note come “Grotte di Pertosa-Auletta”), uno spettacolare sistema di cavità sotterranee, cunicoli e antri di origine carsica risalenti a 35 milioni di anni fa, formatesi per effetto dell’incessante azione erosiva del fiume “Negro” (un ramo sotterraneo del Tanagro), che scorre nel loro interno. In paese, invece, è possibile visitare il Museo del Suolo, una struttura unica in Italia, che propone un sorprendente percorso di conoscenza dedicato alla terra ed a ciò che accade sotto la sua superficie.
Da non perdere a maggio la Sagra del carciofo bianco di Pertosa, un evento che coinvolge l’intero paese, dove assaggiare pietanze uniche a base di carciofo e prodotti tipici del territorio.
Riprendendo il cammino per la Calabria, la strada incontra il ponte di Campestrino, una struttura rigorosa e imponente che, insieme allo scenografico sistema di rampe per superare il dislivello che introduce nel Vallo di Diano, rappresenta una delle opere di ingegneria stradale più importanti dell’epoca!
Polla
La profonda forra su cui sorge il ponte di Campestrino, rappresenta il confine naturale tra i monti Alburni ed il Vallo di Diano. Superati i ripidi tornanti di epoca borbonica ed entrata nel territorio di Polla, la via costeggia gli alti piloni dell’autostrada del Mediterraneo, sul cui fondo si intravede la sagoma del vecchio carcere che accoglieva i detenuti condannati ai lavori forzati per la realizzazione della Strada Regia e delle imponenti opere di bonifica del Vallo di Diano.
Dopo circa due chilometri l’itinerario raggiunge il borgo di San Pietro di Polla, che sorge sui resti del Forum Annii, storico avamposto di epoca romana sulla via Capua-Regium. La frazione prende il nome dall’antica chiesa di San Pietro Apostolo, dove è possibile ammirare preziosi affreschi di epoca medievale, tra i più antichi del Vallo. Ma questo tratto di strada è ricordato soprattutto perché custodisce la più importante testimonianza storica sulla via Popilia: l’Elogium o Lapis Pollae, un’enigmatica epigrafe di origine romana, scritta in latino arcaico, che descrive la costruzione della strada, le distanze in miglia e l’elogio del suo costruttore, rimasto anonimo per la mancanza delle ultime righe dell’incisione. La lapide sorge poco distante dalla Taverna del Passo, altro edificio che racconta bene la secolare storia di questo importante luogo di transito.
Atena Lucana
Il paesaggio del Vallo di Diano inizia a delinearsi con chiarezza agli occhi del viaggiatore: una grande e silenziosa conca attraversata dal fiume Tanagro, racchiusa tra i monti del Cilento e quelli dell’Appennino Lucano. Sui promontori e lungo le pendici collinari sorgono splendidi borghi medievali posti a controllo dell’intera vallata.
Prima di lasciare Polla, la strada antica attraversa il pittoresco borgo medievale di Sant’Antonio, con le case che conservano ancora l’originaria struttura cinquecentesca. Molto suggestiva la piccola cappella intitolata a Sant’Antonio, semplice ma perfettamente conservata, con interessanti affreschi di impronta giottesca.
L’itinerario storico raggiunge la frazione Taverne del comune di Atena Lucana. Un interessante portale con lo stemma nobiliare di Litterio Caracciolo, Principe di Atena, fa bella mostra su uno degli edifici del piccolo centro abitato. Sul fabbricato adiacente una lapide in marmo ricorda la sosta di Giuseppe Garibaldi durante l’impresa dei mille.
Atena Lucana si raggiunge grazie a una strada che dalle taverne si arrampica sul promontorio che ospita il borgo. Resti di mura megalitiche di epoca preromana testimoniano che si tratta di uno dei più antichi insediamenti del Vallo di Diano.
Sala Consilina
Antica stazione di posta lungo la Via Regia delle Calabrie, Sala Consilina ha rappresentato da sempre un punto di riferimento strategico per tutto il Vallo di Diano, un importante crocevia di culture e scambi commerciali. Il suo centro storico, come per tutti i borghi incontrati finora, si trova a monte della strada antica, considerata un pericolo perché luogo di transito di eserciti conquistatori, ma soprattutto per la presenza, fino agli ultimi anni dell’Ottocento, delle temibili bande dei briganti. A protezione della città, su un’altura che domina tutta la valle, sorgeva il Castello Normanno, importante avamposto militare di cui oggi è ancora possibile visitare i ruderi.
Nell’attraversare la zona ai piedi della città, sul versante orientale della vallata, l’itinerario storico giunge in località “Le taverne”, dove è possibile notare molti antichi caseggiati con i loro portali su cui spiccano le date di costruzione di epoca settecentesca. Edifici spesso realizzati in muratura e pietrame a vista, nello stile tipico dell’edilizia rurale del Vallo di Diano. Luogo di transito e di sosta di origini antichissime, questo tratto di strada mostra ancora i segni del suo passato: la Fontana delle Taverne, di origine seicentesca, è una delle più belle e antiche ancora presenti lungo tutta la Strada Regia delle Calabrie.
Padula
Lasciata alle spalle Sala Consilina e dopo aver incontrato la seicentesca Chiesa della Trinità, con il suo bel campanile ad archi ogivali, l’itinerario storico raggiunge il territorio di Padula. Una piccola deviazione di circa un chilometro, conduce al Battistero di S. Giovanni in Fonte, opera di origine paleocristiana tra le più curiose e affascinanti dell'intero Vallo di Diano. Costruita su uno specchio di acqua sorgiva limpidissima, la struttura sembra letteralmente galleggiare sull’acqua!
Ma il monumento più celebre di Padula e di tutto il Vallo di Diano è senza dubbio la Certosa di San Lorenzo, l’edificio monastico più grande e più importante del sud Italia. Dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, il complesso colpisce per la sua maestosità e ricchezza: 51.500 metri quadrati di stanze, corridoi, portici, cappelle, scuderie, scale, chiostri e giardini, in un meraviglioso contesto architettonico barocco. Qui, nel 1535, sostò Carlo V d’Asburgo nel suo celebre viaggio di ritorno da Tunisi e si racconta che i monaci, per onorarlo, prepararono una leggendaria frittata di mille uova!
Suggestivo e ricco di scorci panoramici anche il centro storico di Padula, dove è possibile visitare la Casa Museo di Joe Petrosino, il famoso poliziotto italo-americano, tra i pionieri della lotta alla criminalità negli Stati Uniti.
Montesano sulla Marcellana
La Strada Regia delle Calabrie percorre gli ultimi tratti del Vallo di Diano, attraversando una verde e fertile campagna, ricca di operose aziende agricole. Qualche vecchio ponte e alcune taverne ricordano ancora il passaggio dell’itinerario borbonico; la Taverna del Tomusso, in Contrada Fontanelle di Padula, è un caseggiato di fine Ottocento sorto sui resti di una struttura più antica, distrutta durante i moti della Repubblica Napoletana del 1799.
Il paesaggio risente molto delle grandi opere di bonifica del secolo scorso: canali e piccoli corsi d’acqua si susseguono frequentemente lungo il percorso che, poco prima di lasciare Padula, si incanala lungo una stradina secondaria che aggira il passaggio per la frazione di Montesano Scalo. Un itinerario riscoperto grazie alle mappe del Settecento, che in questi luoghi collocavano l’antica e rinomata Taverna del Catassano (o Cadossano), di cui oggi esiste ancora il toponimo, ma nessun resto visibile della struttura. Il nome è un chiaro riferimento alla vicina Abbazia di Santa Maria di Cadossa, un convento benedettino del XIII secolo ricco di storia e tradizioni, visitabile la prima domenica di agosto durante la processione di San Cono, protettore della vicina Teggiano. Ci troviamo nel territorio di Montesano sulla Marcellana, grazioso borgo montano il cui centro storico sorge a circa otto chilometri dalla strada antica.
Casalbuono
La parte più meridionale del Vallo di Diano è immersa in una natura bella e rigogliosa. La strada avanza costeggiando il Tanagro (che qui cambia nome e diventa fiume Calore) fino a raggiungere le montagne dell’Appennino Lucano. Un paesaggio naturale ricco di fascino, dove si alternano boschi e terreni ordinatamente coltivati. In alcuni tratti la moderna strada cammina di fianco ai resti del tracciato antico, come nel caso del ponte di Cassano, una struttura di epoca borbonica che si incontra poco prima del confine con Casalbuono. Nell’area del ponte e del tratto stradale in disuso è stata creata una piccola area pic-nic.
Prima di arrivare a Casalbuono, la strada passa di fianco all’edificio che ospitava la Taverna nuova, entrata in funzione a fine Settecento al posto di una struttura più antica, che si trovava a valle, lungo il probabile tracciato di epoca romana.
Dopo qualche curva si raggiunge Casalbuono, pittoresco borgo arroccato ai piedi del Castello Baronale, feudo della potente famiglia napoletana dei Sanseverino. Il paese fu fondato dai profughi di Cesariana, antichissima stazione di posta sulla via Popilia. Da non perdere ad agosto la Sagra del fagiolo, allegra manifestazione gastronomica per il prodotto di eccellenza del territorio.
Lagonegro
Un lungo tratto in discesa conduce fuori dal centro storico di Casalbuono, tra le colorate case in stile coloniale restaurate dagli emigranti di rientro dal Sudamerica. Di fianco alla moderna Strada Statale, sono ancora visibili alcuni resti dell’antico Cammino Regio: il Ponte del Re, sul fiume Calore, è una robusta struttura a cinque archi voluta da Gioacchino Murat durante il suo breve regno.
Il percorso prosegue tra i magnifici boschi del monte Pennarrone, fino a raggiunge il valico del Fortino (780 metri s.l.m.), storica postazione strategica al confine tra Campania e Basilicata. Qui, infatti, sorgeva un fortino militare con funzioni di controllo lungo la Strada Regia, poi riconvertito in Taverna, nota per aver ospitato Carlo Pisacane nel 1857 e Garibaldi durante la spedizione dei Mille nel 1860. Al posto della taverna oggi c’è un bar con una lapide che ricorda la sosta di entrambi gli eroi del Risorgimento.
La strada supera il confine con la Basilicata ed entra nel territorio di Lagonegro, attraversando uno splendido paesaggio montano incontaminato. In fondo alla valle del fiume Noce, l’antico Ponte della Calda, teatro di una celebre battaglia tra borbonici e francesi, mostra ancora le sue possenti arcate in pietra. L’itinerario storico procede sul versante orientale del fiume Noce, fino a raggiungere il caratteristico borgo medievale di Lagonegro.
Rivello
Come per Casalbuono, anche a Lagonegro la strada antica torna ad attraversare il centro abitato ai piedi del borgo. La grande piazza detta “il Piano” è l’autentico cuore pulsante della cittadina lucana, in cui si concentrano negozi, ristoranti e i caratteristici bar con i tavolini all’aperto, dove sedersi e chiacchierare con gli abitanti del posto. Superata l’elegante fontana ottocentesca, il percorso storico si inoltra lungo “via Calabria”, passando di fianco alla Chiesa della SS. Trinità prima di raggiungere il ponte Serra e lasciare il paese. La Strada Regia delle Calabrie affronta ora uno dei tratti storicamente più impervi, tra montagne e profonde vallate.
Al bivio del “Monticello” l’itinerario antico svolta a destra, abbandona la Strada Statale ed entra nel territorio del comune di Rivello, attraversando un lungo e silenzioso tratto immerso nella natura incontaminata, tra profonde gole e splendidi panorami sulle montagne lucane. Una piccola deviazione conduce al Convento di Santa Maria degli Angeli, monastero francescano risalente al IX secolo che oggi ospita un eremo, ideale per chi vuole provare l’esperienza di un ritiro spirituale immerso nella natura più autentica.
Dalla contrada Vignale, una stradina raggiunge il pittoresco borgo di Rivello, tra i più belli della Basilicata, ricchissimo di attrattive naturali, storiche e gastronomiche!
Nemoli
Dalla contrada Vignale di Rivello l’itinerario storico si dirige verso Nemoli attraversando la tranquilla campagna lucana, immerso in un incantevole paesaggio tra i profumi delle piante e l’aria purissima. Nemoli è un piccolo e grazioso borgo montano, nel 2008 eletto capitale dei piccoli comuni d’Italia! Anticamente il suo nome era “Bosco”, ma a seguito dei moti rivoluzionari del 1828, il re Ferdinando II di Borbone decise di rinominarlo, come ricordato da un solenne editto affisso nelle stanze del Municipio.
La Strada delle Calabrie attraversa la piazza centrale del paese, dove affaccia la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, edificata nella seconda metà del Seicento utilizzando materiali di risulta provenienti da un vecchio convento in rovina. Al suo interno una statua della Madonna in stile bizantino, risalente al XIV secolo. La via prosegue attraversando il borgo, tra antichi portali in pietra e residenze d’epoca, tra cui spicca Palazzo Filizzola, antica dimora dei feudatari del luogo. Di origini seicentesche, l’edificio si distingue subito per il caratteristico loggiato posto al primo piano.
Ma Nemoli è soprattutto natura! A pochi chilometri dal paese si trova il lago Sirino, un piccolo specchio d’acqua circondato dal meraviglioso paesaggio del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, tra alberi di faggio, castagni e pioppi.
Lauria
Lasciato alle spalle il paesino di Nemoli, il “Cammino Regio” digrada verso il fiume Noce percorrendo una piccola strada, immerso in una natura sempre più fitta e rigogliosa. La stradina diventa un sentiero che raggiunge le acque limpidissime del torrente Torbido il cui rumore, nel silenzio del bosco, regala un’incantevole sensazione di pace e serenità. Il torrente, oggi come nel Settecento, è sprovvisto di un ponte e per attraversarlo (meglio nel periodo estivo), bisogna munirsi di buone scarpe da trekking!
Giunti nel territorio di Lauria, la strada storica prosegue lungo un magnifico tratto panoramico da cui si può ammirare l’intera cittadina lucana, distesa come un presepe sul fianco della montagna. Da questo punto, proprio grazie alla straordinaria veduta, nel 1806 i francesi comandati dal generale Massena, sferrarono il violento bombardamento che distrusse l’intero paese, tristemente passato alla storia come il “Massacro di Lauria”.
Lauria è un unico paese diviso in due: la parte superiore, detta “Castello”, e quella inferiore, il “Borgo”. Dopo aver superato il torrente Gaglione, l’itinerario raggiunge un altro ruscello, il Caffaro, con le sue pittoresche cascate, i resti di un antico mulino e il ponte di San Pietro, che riprende il percorso storico per il rione Borgo. Un angolo davvero suggestivo, descritto con stupore nei diari di viaggio del Settecento!