Arancio amaro e bergamotto sono i protagonisti dei profumi mediterranei d’inverno
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È la stagione degli agrumi che hanno un ruolo fondamentale nella dieta mediterranea e nella tradizione olfattiva italiana. I profumi invernali per eccellenza sono intensi ed evocativi a base di fiori d'arancio e bergamotto.
In realtà, questi profumi sono presenti anche nelle fragranze più estive: sono note universali, in grado di adattarsi a diversi fondi, sia intensi e riflessivi, che frizzanti ed estroversi. Per l'inverno, si fondono con legni, ambre, pepe e patchouli dando loro freschezza in una armonia perfetta. I sentori agrumati sono molto apprezzati perché rievocano ricordi felici, sono rilassanti e danno benessere. I fiori d'arancio e bergamotto sono eccellenze del Made in Italy e un gioiello affascinante perché sono un dono della natura.
L’albero dell'arancio amaro è prezioso perché tutto è profumo
Petitgrain, neroli, essenza di arancio amaro e assoluta di fiori d'arancio: tutte queste meraviglie olfattive le dobbiamo all'arancio amaro, che produce piccoli frutti e profumatissimi fiori bianchi. Questi ultimi hanno anche un importante significato simbolico perché tradizionalmente vengono associati al matrimonio e alla purezza della sposa. Chiamati zagare, dai termini arabi zahr, fiore, e zahara, risplendere, sono legati a una leggenda secondo la quale un re spagnolo, ricevendo in dono una pianta di arancio da una giovane, la sistemò nel proprio giardino per goderne della bellezza e del profumo. L’albero era così bello che tutti gliene chiedevano un ramoscello. Stufo di ascoltare l'ennesima richiesta, negò il dono a un ambasciatore straniero. Ma questo era così determinato da corrompere con 50 monete d’oro il giardiniere che accettò di buon grado per creare la dote alla figlia, che finalmente poté convolare a nozze e utilizzò proprio delle zagare per ornare il suo capo.
L’arancio amaro viene coltivato in tutto il bacino Mediterraneo, ma con particolare rigoglio in Sicilia, la terra degli agrumi. A introdurlo furono gli Arabi, la sua origine però è ancora più lontana: come molti frutti della stessa famiglia, arriva dall’India e dalla Cina. Venne importato prima in Spagna nell’IX secolo, tanto da venire chiamato arancio di Siviglia, e circa duecento anni dopo in terra siciliana.
Ogni parte dell’albero viene lavorata: rami e foglie vengono distillati a vapore per ottenere il petitgrain, che ha note legnose e frizzanti e da questa distillazione si recupera un’acqua dal profumo floreale chiamata eau de brout, meno utilizzata.
L’arancia amara, invece, ha un sapore troppo forte per essere mangiato; perciò, si usa per marmellate e canditi e per insaporire dolci e liquori, mentre l’estratto e l’olio essenziale hanno usi fitoterapici. Dalla sua buccia spremuta a freddo otteniamo l’essenza di arancio amaro, che rende le fragranze inconfondibilmente luminose.
Il cuore del profumo è nei fiori d’arancio
L'assoluta di fiori d'arancio è molto ricca e intensa: se gli agrumi sono utilizzati per le note di testa, questa compone il cuore. Si estrae tramite solventi volatili dalle zagare, che restituiscono una cera che corrisponde alla fragranza più autentica della pianta.
Ma i fiori danno anche l’ingrediente più conosciuto, il neroli, frutto della distillazione con vapore acqueo. È uno dei più utilizzati in profumeria per dare un aroma agrumato dallo spirito dolce e fresco. L’origine del nome è curiosa, perché è un omaggio alla città di Nerola, in provincia di Roma, dove visse la nobildonna francese Marie Anne de La Trémoille, dalla vita densa di intrighi e connessioni diplomatiche tra Italia, Francia e Spagna. Nella città eterna sposò il principe di Nerola Flavio Orsini duca di Bracciano. Alla sua morte dovette cedere il proprio titolo a causa di alcune dispute legali, ma si autoproclamò princesse des Ursins, continuando la sua vita attiva tra le corti europee, in cui diffuse il profumo dell’acqua di fiori d'arancio, della quale si innamorò anche re Luigi XIV, rendendola popolare in Francia.
Il bergamotto di Calabria è unico al mondo
Tra i profumi mediterranei per eccellenza c’è quello al bergamotto, dall'aroma inconfondibile, raffinato e fresco. È un agrume unico nel suo genere, per questo è chiamato anche oro verde di Calabria: viene coltivato esclusivamente lungo la costa jonica reggina, chiamata anche Costa dei gelsomini, e compresa nella provincia e nel cuore della città di Reggio Calabria. Il suo essere speciale è dovuto anche alla sua storia misteriosa.
È un incrocio tra limone, arancio amaro e limetta, ma non si sa di chi sia opera. Gli agrumi originali sono mandarino, pomelo e cedro, e le tantissime possibilità di innesti e incroci hanno fatto sì che nascessero i frutti che oggi conosciamo e le varie ibridazioni. In questo continuo sperimentare grazie ai viaggi tra Oriente e Occidente, viene alla luce il bergamotto: la tesi più accreditata è che “nasca” tra il 1500 e il 1700. Proprio intorno alla metà del XVIII secolo inizia la coltivazione in Calabria a opera di tale Nicola Parisi, che prevede l’innesto di un germoglio su un tronco di arancio amaro: tecniche e segreti tramandati nei secoli. Oggi si coltiva anche in altre parti del mondo, come in Brasile e in alcuni paesi dell’Africa, ma quello calabrese resta il più pregiato in assoluto.
L'olio essenziale si ricava dalla scorza del frutto, preferibilmente ancora acerbo per ottenere l’inconfondibile profumo agrumato. Riassume l’aroma della macchia mediterranea tra vegetazione, vento e mare. Secondo l’Accademia del profumo, compone l’86% delle note di testa dei profumi di tutto il mondo. Come l’arancio amaro, anche in questo caso il frutto ha un sapore troppo forte per essere mangiato, perciò oltre che per i profumi è usato per aromatizzare caramelle, tè, dolci, bevande e liquori.