5 cose da mangiare a Livorno: viaggio culinario nella città di Modigliani
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Dalla cucina all’arte, la città di Livorno riesce sempre a guadagnare un posto in cima al podio del buon vivere.
L’ex villaggio di pescatori, oggi divenuto la più grande città portuale della Toscana, è il luogo di nascita del pittore e scultore Amedeo Modigliani, celebre per i suoi sensuali nudi femminili. Ma è anche una città apprezzata per la sua cucina saporita e schietta.
Sua maestà il cacciucco
Le origini del re della cucina livornese si perdono nella notte dei tempi. La zuppa di pesce preparata con molte varietà di prodotti di mare e anche molluschi cucinati in salsa di pomodoro, era probabilmente già presente al tempo dei Fenici.
Il condimento, a base di aglio, pepe e salvia, era considerato un intingolo povero, utilizzato anche per insaporire carni e ceci. In effetti allora si preferivano pesci di scarto: oggi il cacciucco viene preparato con pesci anche molto costosi, pur restando la proposta gastronomica più popolare del territorio.
Il Nettare di Capraia
Il color ambra di questo miele millefiori di consistenza fluida, cattura subito lo sguardo. Ma è il gusto il senso che viene maggiormente appagato da questa delizia leggermente floreale dal retrogusto quasi amaro, per via della presenza del cardo. Viene da sempre prodotto a Capraia e si trova in vasetti di vetro da 40 e 250 grammi. Specialità riservata a pochi fino all’800, questo pregiato miele ha poi visto aumentare la sua produzione: oggi è un prezioso integratore alimentare dal profumo inebriante.
La Cecina
Un altro simbolo locale è la torta di ceci, una ricetta semplice preparata a base di farina di ceci, acqua, olio extravergine di oliva e sale.
Si tratta di una torta salata dal colore giallo intenso croccante all’esterno. La sua forma è rotonda e ha origini povere. Fuori da Livorno è conosciuta anche con il nome di farinata di ceci e, a seconda del luogo dove viene realizzata, differisce leggermente. In città, quella originale, andrebbe cotta nel forno a legna, preparando l’impasto con largo anticipo perché dovrà riposare almeno per 4 ore.
La palamita
Questo pesce azzurro dalla carne bianca viene pescato nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dall’isola del Giglio a Capraia.
La lavorazione della palamita è un procedimento che si tramanda da generazioni: si conserva sott’olio a filetti in un recipiente di vetro che contiene anche grani di pepe, alloro e peperoncino.
Oggi è un prodotto ricercato, che può essere gustato non prima di una settimana dalla sua preparazione.
Pane dolce con zibibbo
I livornesi chiamano questo tipo di pane topa e ha probabili origini contadine. L’impasto è dolce, visto che alla farina si aggiunge un ripieno di zibibbo, appunto. Si trova facilmente dai panettieri ed è ottimo da comprare fresco di giornata.