Si può ammirare la basilica di S. Maria delle Grazie dal sagrato, una bella piazzetta che si apre davanti alla sua semplice facciata a capanna. Oppure si può scegliere un punto di vista meno immediato, da via Caradosso, per osservare da dietro la grande complessità architettonica e il raffinato gioco decorativo della tribuna della basilica, una delicata alternanza cromatica e materica di marmi bianchi e mattoni. Le absidi laterali si innestano su un blocco cubico e quest’ultimo è dominato dal tiburio poligonale che nasconde la cupola, ben 16 lati scanditi da un’elegante loggia ad archi. Paiono quasi due chiese diverse. Tutto si spiega con la storia insolita di questo edificio, nato attorno al 1463 in stile tardogotico su progetto di Guiniforte Solari, che ideò anche l’adiacente convento dei Domenicani, ma radicalmente modificato già alla fine del ’400 su ordine di Ludovico il Moro: il signore di Milano scelse infatti S. Maria delle Grazie come mausoleo della propria famiglia, gli Sforza, e si affidò ad alcuni dei più grandi architetti e artisti per modernizzarla in stile rinascimentale. L’obiettivo era farne un capolavoro degno della Roma dei papi e della Firenze medicea. I lavori furono diretti da Giovanni Antonio Amadeo ma, secondo la tradizione, la tribuna e una delle sacrestie sarebbero state progettate da Donato Bramante. L’interno, con le sue arcate ogivali, ha mantenuto l’impostazione gotica del Solari. Dalla tribuna si accede a un chiostrino porticato, chiamato chiostro delle Rane per via del soggetto che ne decora la fontana: quattro rane in bronzo. È un microcosmo di pace nel pieno centro della città, splendido soprattutto a marzo, quando fioriscono le magnolie. Dal chiostrino si entra nella Sagrestia Vecchia, quella attribuita a Bramante.
Dal sagrato di S. Maria delle Grazie si accede invece al Museo del Cenacolo Vinciano, allestito nell’ex refettorio del convento dei Domenicani: è il celebre ambiente decorato dall’“Ultima Cena” di Leonardo da Vinci, che fu anch’egli coinvolto da Ludovico il Moro in questo grande cantiere.