Panoramica

Non tutto il Patrimonio dell’Umanità è solido, fatto di materia, come per il Partenone, il centro storico di Firenze o i parchi delle Rocky Mountains. Nel 2012 le capacità, le tecniche e la dedizione, tutte faccende immateriali che da secoli si concentrano a Cremona nel produrre strumenti ad arco, sono state riconosciute dall’Unesco come componente costitutiva della comune eredità umana.

La città ha raccolto il messaggio, e ora espone in questo Museo violini come il “Carlo IX di Francia”, opera di Andrea Amati del 1566, lo “Hammerle” di Nicolò Amati del 1658, il “Quarestani” del 1689 e opera di Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea, o lo “Stauffer” di Giuseppe Guarneri del Gesù (1734). Tra i capolavori qui c’è il “Cremonese” di Antonio Stradivari, che risale al 1715, anche se sono oltre 700 i pezzi, tra disegni, modelli e attrezzi, che provengono dalla bottega di Stradivari. Ma la tradizione non si è affatto spenta, e alcuni fra le centinaia di strumenti qui raccolti sono prodotti recenti che non è detto siano da meno. Da ottobre 2023, il museo si è arricchito di una sala dedicata a Simone Fernando Sacconi, liutaio ma anche restauratore di strumenti antichi e ricercatore, uno dei massimi esponenti della liuteria del Novecento e profondo conoscitore di Stradivari. Non manca in piazza Marconi la ricostruzione di una bottega di liuteria, mentre sono in funzione laboratori di ricerca scientifica: quello di diagnostica non invasiva che fa capo all’Università di Pavia, e quello di acustica del Politecnico di Milano. Anche il grande Auditorium del Museo avveniristico nel suo disegno, è un piccolo gioiello di ingegneria acustica dove è possibile ascoltare i magnifici strumenti di Stradivari, Amati, Guarneri affidati a solisti. La rete internazionale Friends of Stradivari, inoltre, tiene in contatto quanti possiedono, usano o custodiscono capolavori dei maestri liutai cremonesi.