Il Parco Nazionale del Vesuvio, terra di fuoco e di rinascita
Il Parco nazionale del Vesuvio tutela il territorio dell’unico vulcano attivo dell'Europa continentale, simbolo della città di Napoli.
Un’ascesa lungo le sue pendici, tra profumo di ginestre e odore di zolfo, regala l’emozione di affacciarsi sul cratere del Gran Cono, in un paesaggio caratterizzato dalle formazioni geologiche modellate dall’ultima eruzione del 1944. Un territorio unico, ricco dei tesori archeologici di Pompei ed Ercolano, e dei frutti di una terra straordinariamente fertile.
Una spettacolare caldera con un cono attivo
Visitare il Parco Nazionale del Vesuvio consente di fare una passeggiata nella storia di almeno due milioni di anni. La grande caldera del Somma rappresenta quello che resta di un antico vulcano di trecentomila anni fa e al suo interno si trova il Gran Cono del Vesuvio (1281 metri), dalla tipica forma a cono tronco, con un diametro di 450 metri e una profondità di 300 metri. Al suo interno sono presenti piccole fumarole che rivelano il suo stato di “riposo attivo”.
Lungo il sentiero numero 5 tracciato sulle ceneri e i lapilli dell’ultima eruzione, quella del 1944, si può ammirare l’interno del cratere. Conquistata la cima, si viene ripagati dalla grandiosa vista sul golfo e sulla città di Napoli. In tutto i sentieri sono 11. Il numero 9 consente di osservare come la vegetazione stia riprendendo possesso del territorio sulle colate laviche del Novecento, avvenute nel 1906, nel 1929 e nel 1944.
Come le piante pioniere hanno il meglio sulla lava
Malgrado il susseguirsi di eruzioni, le pendici del Vesuvio sono ricoperte di una fitta vegetazione che si è riformata sulle colate laviche per il fenomeno della “successione ecologica”: quando la lava si raffredda, i primi a colonizzarla sono licheni e muschi, le specie cosiddette pioniere, organismi molto resistenti che formano un primo substrato organico sul quale possono iniziare a svilupparsi organismi più complessi come le felci o alcune graminacee che creano a loro volta uno strato per vegetali con apparati radicali più complessi.
Oggi sulle zone interessate dalle eruzioni più recenti si può osservare un lichene grigio e filamentoso (Stereocaulon vesuvianum) che prepara il terreno per altre piante, mentre colate più antiche presentano specie arbustive come l’elicriso, il cisto, l’artemisia e la valeriana rossa.
Lo step successivo è quello delle ginestre, di cui si vedono ampie estensioni che in primavera colorano di giallo il Vesuvio. I diversi stadi della “successione ecologica” si possono osservare bene lungo il sentiero numero 3, dove a tratti di lava ancora nuda sono affiancate zone colonizzate da licheni, alternate a ginestreti e boschi di leccio.
Cosa visitare nel Parco nazionale del Vesuvio
Dopo le escursioni al cratere, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio si può visitare il Museo del Parco nel comune di Boscoreale, dove sono esposti plastici che consentono di visualizzare l’evoluzione del vulcano, materiali che illustrano le peculiarità del suolo e della biodiversità, così come il racconto della complessa interazione tra le popolazioni umane e l’ambiente vulcanico.
A Boscoreale c’è un museo archeologico, l’Antiquarium, per conoscere il territorio del Vesuvio prima dell’eruzione del 79 d.C. che interessò Pompei e Ercolano.
In quest’ultima località sorge il primo Osservatorio vulcanologico del mondo, creato nell’Ottocento per le prime ricerche e misurazioni sull’attività sismica, con gli strumenti originali.
Tra i comuni sulle pendici del Vesuvio, può essere interessante visitare Borgo Casamale a Somma Vesuviana, l’unico quartiere medievale rimasto in zona, Terzigno, zona di lavorazione della pietra lavica, dov’è stato inaugurato un museo con i reperti archeologici di diverse ville romane, mentre a Torre del Greco si va a visitare Villa le Ginestre, dove fu ospitato il poeta Giacomo Leopardi.
I buoni prodotti di una terra fertilissima
Il Lacryma Christi è un vino DOC bianco e rosso prodotto con vari vitigni coltivati alle pendici del Vesuvio, la cui gradevolezza era nota sin dai tempi degli antichi romani.
Anche le albicocche, di cui nell’area si coltivano circa 40 varietà, sono conosciute per essere dolci e saporite, e il segreto sta sempre nei terreni vulcanici, ricchi di minerali, in particolare di potassio.
Lo stesso si può dire della ciliegia del Monte, dai frutti giallo-rosati e dalla polpa chiara e soda e dell’uva catalanesca, chiamata così perché importata dalla Catalogna da Alfonso di Aragona nel Quattrocento, che ha la caratteristica di rimanere integra sulla pianta fino a Natale.
Non si può lasciare il parco senza aver assaggiato (o acquistato) i pomodorini del Piennolo del Vesuvio DOP, raccolti a grappoli: appesi in luoghi ben asciutti possono durare anche 7-8 mesi, dall’estate fino alla primavera successiva, conservando il loro sapore intenso che deriva da un’alta concentrazione di zuccheri e dalla ricchezza di acidi organici.
A rendere il territorio del Parco Nazionale del Vesuvio uno dei luoghi più affascinanti e tra i più visitati al mondo è un mix di ricchezze naturalistiche, paesaggi mozzafiato, coltivazioni secolari, tradizioni popolari e molto altro ancora.