Via Balbi
“Andiamo a Genova coi suoi svincoli micidiali” è un verso piuttosto noto da un album inciso da Francesco De Gregori nel lontano 1992. È Viaggi & Miraggi, una canzone riuscita con un titolo appropriato ma un invito da non accettare.
Se si arriva in autostrada, si entra in città passando sul nuovo ponte San Giorgio ma Genova non è una città dove guidare tranquilli se non si è del posto. Meglio prediligere il treno tanto più che, dalla stazione di piazza Principe, si raggiunge in pochi minuti la strada, per fortuna a traffico limitatissimo, che è in buona parte sotto vincolo Unesco: via Balbi.
Questa importante direttrice cittadina che conta cinque dei quarantadue luoghi di Genova considerati Patrimonio dell’Umanità, prende il nome, già nel Seicento, dalla famiglia che l’aveva creata, e che a se stessa aveva riservato tutte le residenze affacciate.
Le fortune di famiglia erano nate dal commercio di sete, velluti, lane e merci, per evolversi successivamente in attività bancaria internazionale. La ricchezza dei Balbi era tale da garantire la possibilità di pubbliche celebrazioni, prima attraverso questo intervento urbanistico che avrebbe influenzato il futuro sviluppo della città, e poi con le elezioni di Francesco Maria e di Costantino Balbi, rispettivamente nel 1730 e nel 1738, a doge della Repubblica di Genova.
Ancora oggi percorrere Via Balbi significa scoprire una successione di edifici patrizi, fra cui alcune sedi universitari, e il Palazzo Reale.
Porto Antico
Da via Balbi si raggiunge facilmente il mare, vero “motore” dell’economia genovese. Il breve tragitto fino al porto Antico si svolge per lo più sotto una delle sopraelevate che permettono alle auto di attraversare Genova rapidamente. I numerosi interventi di street art sui piloni e le palme che spuntano dalla passeggiata, rendono il percorso più gradevole. Ci danno il benvenuto nella zona del porto le raffinate decorazioni a trompe l’œil, così tipiche dell’edilizia ligure, che decorano la facciata rinascimentale di Palazzo San Giorgio, probabilmente la più bella sede di autorità portuali mai esistita al mondo.
Il porto Antico che si raggiunge, di fatto il centro propulsore della rinnovata vocazione turistica di Genova, è un grande complesso culturale e commerciale a libero accesso, sorto fra il tessuto del centro storico e i grattacieli della città contemporanea. I pennoni del giapponese Susumu Shingu e la composizione metallica del Bigo del genovese Renzo Piano, una sorta di ascensore in forma di gru, sono gli elementi più spettacolari della piazza delle Feste, occupata in buona parte da una tensostruttura utilizzata come copertura invernale per la pista di pattinaggio, mentre nelle buone stagioni ospita spettacoli ed esposizioni all’aperto.
La riconversione dell’area del Porto Vecchio e della Darsena, completata dalla riqualificazione del quartiere Galata, si è compiuta nel 1992 su progetto dell’architetto Piano in occasione dell'Expo e delle celebrazioni per il quinto centenario dello sbarco di Cristoforo Colombo in America. In ogni angolo Genova ci racconta la sua storia fatta di marinai, barche, commerci e soprattutto di mare. Non poteva mancare, dunque, un luogo che mostrasse le meraviglie di quest’elemento che tanto ha caratterizzato e caratterizza la città, insomma, un Acquario ci voleva!
Acquario di Genova
Può essere una scelta ecologista, un’interpretazione personale dell’obiettivo della Agenda ONU 2030: “Vita sott’acqua – Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. Ma può anche essere un ripasso della classificazione delle specie animali marine, o della teoria dell’evoluzione secondo Darwin. Oppure più facilmente, sarà una gita di famiglia, a scoprire forme e colori sottomarini praticamente infiniti mentre i bambini si meravigliano. Per qualsiasi ragione si decida, la visita a uno dei maggiori acquari marini d’Europa è quel che realmente si dice un’esperienza particolare.
Nel percorso di visita si passa dai fondali del Mediterraneo alle scogliere coralline del mar dei Carabi e alle acque dell’Antartico, dove la temperatura scende sotto lo zero Celsius. Alcune vasche sono particolarmente suggestive per forma o ambientazione, come quella dei pinguini inserita in una scenografia di rocce, acqua e iceberg, mentre altre sono tattili: quella che ospita le razze è sempre presa d’assalto, perché non sembra vero poterle accarezzare.
Fra gli itinerari tematici proposti, quello dedicato alla foresta tropicale si trova in un edificio contiguo: la Biosfera è una struttura sferica in vetro e acciaio nella quale è ricreato un ecosistema pluviale con vegetazione e animali tropicali (farfalle, uccelli, anfibi e rettili) in libertà.
L’Acquario è stato inaugurato in occasione delle “Colombiane” del 1992, nel 500° anniversario della “scoperta” dell’America, e fa parte del Porto Antico in uno spazio progettato da Renzo Piano.
Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
Gli Spinola avevano numerosi palazzi a Genova ma quello che ospita la Galleria Nazionale è stato individuato dall’Unesco per la sua originaria appartenenza a Francesco Grimaldi, il capo dei guelfi che conquistarono la Rocca di Monaco, nella notte dell'8 gennaio del 1297, divenendo quindi il primo Signore di Monaco e dando vita alla casata che ha retto il principato fino ai giorni nostri.
A donare allo Stato il palazzo nel 1958, comunque, furono effettivamente Francesco e Paolo Spinola, e non si trattava di un dono qualsiasi: dentro e fuori, l’edificio conservava e conserva ancora l’aspetto di una nobile dimora genovese sei-settecentesca. Il patrimonio di dipinti che si passano in rassegna nella visita, come l'Ecce Homo di Antonello da Messina, lo conferma come una delle maggiori gallerie pubbliche di Genova.
Negli ambienti al primo piano è interessante notare l’uso a trompe l’œil di marmi variegati. Allo stesso motivo doveva ispirarsi il rivestimento della facciata originaria che tuttavia non si è conservato.
Musei di Strada Nuova
Continuando oltre la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola lungo via ai Quattro Canti di San Francesco, si arriva alla massima concentrazione di edilizia, urbanistica e museologia genovese.
Si entra nel vivo di quello che nel 2006 l’Unesco ha iscritto nel Patrimonio dell’Umanità sotto il nome di “Genova: le strade nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli”, dove il plurale “strade nuove” vuol dire comprendere, oltre Strada Nuova, anche la via Balbi da dove questo itinerario genovese ha preso avvio. Il percorso espositivo dei Musei di Strada Nuova accomuna Palazzo Rosso, Palazzo Bianco e Palazzo Doria Tursi, tre capolavori della cultura architettonica e abitativa genovese del Cinquecento e del Seicento che si trovano all’estremità occidentale della via. I tre palazzi erano tra i più prestigiosi nel sistema dei Rolli, cioè gli edifici di alto livello storicamente inclusi in liste ufficiali – i “Rolli”, appunto – da cui sorteggiare quali dovessero accogliere ospiti esteri durante le visite di stato a Genova. I palazzi dei Rolli, spesso in sequenza atrio-cortile-scalone-giardino e ricchi di decorazioni, esprimono un’identità sociale ed economica che inaugura l’architettura urbana d’età moderna in Europa.
Cattedrale di S. Lorenzo
Da Strada Nuova, si ritorna verso la zona portuale per rendere omaggio alla chiesa principale di Genova e tornare indietro nei secoli. La passeggiata è breve ma arzigogolata, fra isolati storici e piazzette senza tempo.
Pare fossero maestranze normanne a costruire agli inizi del Duecento il primo ordine della facciata, con quel motivo a strisce orizzontali bianche e nere che si vede spesso nelle chiese medievali di area tirrenica. Sicuramente impostata su un precedente luogo di culto, la costruzione si protrasse fino al Trecento e oltre (lo dimostra la quattrocentesca fascia di bifore in facciata), per completarsi con la cupola soltanto nel Cinquecento avanzato, e lasciare la torre frontale per sempre orfana della gemella.
La storia della cattedrale, e di altre chiese liguri, è ripercorsa nel Museo Diocesano che le si trova accanto, verso Palazzo Ducale. In quella che era la cripta della cattedrale stessa, invece, il Museo del Tesoro di San Lorenzo conserva oreficerie, paliotti e paramenti liturgici esposti in modo magistrale, grazie a scelte museografiche prese nel 1956 dall’architetto Franco Albini.
Nervi
A Genova ci sarebbero ancora centinaia di luoghi da ammirare, ma bisogna anche scoprire il mare genovese meno cittadino, spingendosi, con il battello che costeggia il Monte di Portofino, fino all’Abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte, antico che era mausoleo dei Doria, la più importante dinastia genovese.
Se vogliamo continuare la nostra esplorazione della costa ligure e raggiungere Quarto dei Mille o Nervi, di certo sarà conveniente, di nuovo, godere del tratto ferroviario che fiancheggia il lungo un tratto di costa che, sin da Quarto, è un susseguirsi di stabilimenti balneari.
Nervi ha fatto storia a sé fino al 1926, quando è entrata a far parte della città di Genova. La sua condizione attuale di quartiere non ne ha però cancellato l’individualità storica per la serie di parchi, e, un po’ più recente, per una serie di musei e gallerie nel verde che qualsiasi altra località di villeggiatura marina invidierebbe.