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Meta turistica
Lazio

Atmosfere d’altri tempi nella Ciociaria occidentale

Tipologia
Percorso in auto
Durata
3 giorni
Numero Tappe
5
Difficoltà
Facile

Quando pensiamo alla Ciociaria pensiamo a Sophia Loren, in quelle scene in bianco e nero di drammatiche storie di violenza, soldati e povertà del film di Vittorio De Sica e del racconto di Alberto Moravia. E in effetti qui è un po' come negli anni Sessanta, con prezzi ancora contenuti, ospitalità rustica, sapori contadini.

E poi pensiamo ai papi, in particolare Bonifacio VIII, di cui ci ricordiamo i versi dell’Inferno di Dante e che in Ciociaria si incontra un po’ dappertutto. Sui luoghi invece abbiamo le idee meno chiare. Non ci immaginiamo infatti che a pochi chilometri dalla Capitale ci sia una delle zone tra le più sconosciute d'Italia, dove tutto è antico. Dove i borghi carichi di storia e cinti da mura ciclopiche come Ferentino, Alatri, Fiuggi e Anagni sono circondati dal territorio selvaggio degli Appennini e dominati dal Parco naturale dei Monti Simbruini che offre la possibilità di vivere escursioni adatte ad ogni abilità e desiderio.

È in questo fazzoletto di terra tra Roma e l’Abruzzo che si svolge un itinerario tra borghi i cui scenari sono ancora quelli d’altri tempi, dove permane qualcosa di integro e di antico, anche se il contesto economico non è più quello dei tempi della Loren, e le ciocie, le tipiche calzature in pelle con la punta rialzata dai cui prende il nome la Ciociaria, non si usano più. Ma ora lo sappiamo, la Ciociaria è una zona poco battuta dal turismo eppure da scoprire, facilmente raggiungibile anche con la rete autostradale e con una tavola robusta e genuina preparata come una volta, seguendo ricette e ritmi di stagione, che vale anche l’esperienza gastronomica.

Giorno 1

Anagni

Anagni

Su uno sperone roccioso che domina la valle del Sacco, Anagni è nota come “la città dei papi”, perché ve ne nacquero quattro, tra i quali papa Bonifacio VIII intorno al 1230, e perché fu a lungo sede e residenza papale: ci fu un momento in cui Anagni fu il centro del mondo, quasi oscurando Roma.

Il papa più noto fu ovviamente lui, Bonifacio VIII, che dovette operare in maniera cinica e non troppo generosa, e se Dante lo collocò nell’Inferno nonostante fosse ancora in vita di motivi ce ne sono. Qui ad Anagni si impara tutto sul celebre “schiaffo” con cui nel 1303 Giacomo Sciarra Colonna avrebbe colpito papa Bonifacio VIII all’interno del palazzo che oggi è a lui dedicato e ospita un museo. Museo nei pressi del quale si trova la Cattedrale, altro motivo che per cui Anagni è famosa. Bellissima, non tanto per la statua di Bonifacio che troneggia sul fianco sinistro della chiesa, ma soprattutto per la sorpresa meravigliosa che si disvela all’interno, la cripta S. Magno: una sorta una Sistina medievale, uno straordinario ciclo di affreschi che brilla per ampiezza e splendore come pochi altri risalenti al Duecento.

Ma le bellezze medievali non finiscono qui e anche le strade e i vicoli del borgo raccontano di medioevo con le belle bifore che adornano i palazzi, i loggiati o il maestoso passaggio a volta dell’austero Palazzo comunale.

Fiuggi

Fiuggi

Il papa Bonifacio VIII è dappertutto, in Ciociaria, anche dove non te l’aspetti. Come a Fiuggi, il borgo dall’atmosfera rétro eredità dell’epoca in cui la buona società romana veniva a rilassarsi da queste parti. 

Nell’antichità come ora, Fiuggi è rinomata per le sue acque curative, quelle da bere e quelle termali. Di queste acque scrissero anche il papa e Michelangelo Buonarroti. La scritta “L’acqua di Bonifacio VIII” campeggia non a caso sull’arco che fa da accesso alle terme della fonte vecchia a testimonianza del fatto che il papa qui guarì dai quei maledetti calcoli renali che fecero patire anche Michelangelo, il quale dell’acqua di Fiuggi disse: “Rompe la pietra”. Allo stesso modo, ancora oggi migliaia di persone beneficiano di queste acque terapeutiche, alternandosi tra la fonte vecchia e quella nuova, mentre si rallegrano di un soggiorno tra bagni rigeneranti a passeggiate tra i castagni e i pini nei parchi.

Ma il papa è anche presente in qualche trattoria e taverna in cui si può assaggiare il timballo di Bonifacio VIII, che pare fosse il suo piatto preferito: una pietanza della tradizione con tagliatelle condite da un ricco ragù e rivestite di fette di prosciutto crudo.

E anche sul tema delle bellezze naturalistiche Fiuggi ha molto da dire. Si trova ai margini del Parco naturale regionale dei Monti Simbruini e insieme a Jenne e a Trevi nel Lazio, è una delle panoramiche porte di accesso alle valli, alle città e ai paesi del Parco. Da Fiuggi, con una trentina di minuti si può raggiungere Trevi nel Lazio, dove si trova una dei centri visita del Parco.

Giorno 2

Parco naturale regionale dei Monti Simbruini

Parco naturale regionale dei Monti Simbruini

Il parco è una vasta area montuosa caratterizzata da imponenti faggete, pianori carsici che si estendono a perdita d’occhio e ricchi di risorgive. L’origine del nome Simbruini deriva non a caso da sub imbris, “sotto la pioggia”, a sottolineare la ricchezza e l’abbondanza d’acqua dell’area a ridosso del confine abruzzese. Acqua delle piogge ma anche labirinti sotterranei di una terra carsica e delle sorgenti dei fiumi Aniene e Simbrivio. Le vette lambiscono i 2000 metri e sorvegliano vallate verdeggianti o innevate, radure sterminate, altopiani separati da faggete, che man mano che si scende di quota lasciano il posto ad aceri, querce e lecci sulle pendici più assolate. Vari sono i centri di visita tra cui Jenne e Trevi nel Lazio. A Trevi nel Lazio, nella sala esposizione del centro visita, il tematismo scelto è proprio quello della vegetazione, essendo il paese cinto da faggete e quercete, e rappresentando l’habitat naturale della pinguicola, rarissima specie di pianta carnivora scoperta nei Simbruini.

Attraversano l’area del Parco tanti sentieri segnati per escursioni diverse per difficoltà e lunghezza, e tante sono le aree interessanti, come il monte Livata, i grandi pratoni di Campo Osso, il panoramico monte Autore, cui si accede da Subiaco e da Jenne e i sentieri sul monte Vaglio. 

Alatri

Alatri

Da Trevi nel Lazio si giunge ad Alatri, nelle propaggini dei monti Ernici. Qui pare che i Ciclopi si siano scatenati, sprigionando una forza sovrumana in quella costruzione titanica che sono le mura intorno alla città. In effetti il senso di potenza delle mura che circondano la città è indubbio, del resto la tradizione narra che fu fondata nientemeno che dal dio Saturno (invece furono gli Ernici). Dentro le mura, che permangono intatte in un circuito di 2 km, ci aspetta un’acropoli che conserva il Duomo, anche se la chiesa più bella è un’altra, S. Maria Maggiore, in stile gotico ma di origini paleocristiane, con quel capolavoro di scultura lignea all’interno della Madonna di Costantinopoli, o ancora il trittico del Redentore. Anche qui, come in tutta la Ciociaria, tutto ha radici antiche.

Prima di raggiungere Ferentino, ultima tappa, si può fare prima un salto a Fumone, con la sua roccaforte medievale conservatasi nel tempo.

Giorno 3

Ferentino

Ferentino

Ci spostiamo quindi a Ferentino con un’acropoli cinta da mura che ancora si ergono in tutta la loro poderosa potenza. Di epoca preromana (intorno al VII-VI secolo a.C.), sembrano infatti essere state innalzate dai Ciclopi, giganti in grado di spostare questi mastodontici massi pesanti, poi levigati e modellati per essere poter incastrati l’uno con l’altro, come raccontava Erodoto.

Ferentino è tutta racchiusa da mura, che al loro interno rivelano altri tesori. Una volta varcate le antiche porta Sanguinaria, cui si scende per una pittoresca strada a scalini, o la porta Maggiore, con una doppia arcata di pietra sospesa nel nulla, si potrà ammirare ad esempio la bella chiesa di S. Maria Maggiore, dalle linee semplici e pulite, con il rosone centrale in facciata e l’interno senza fronzoli. O il palazzo di Innocenzo III, dimora del pontefice durante i suoi soggiorni a Ferentino o il palazzo dei Cavalieri Gaudenti, con le sue bifore.

Ma Ferentino è anche il luogo rilassarsi in un bel bagno termale, magari nell’Otium Pool, l’idromassaggio all’interno delle Terme di Pompeouno tra i primi stabilimenti moderni sorto nel 1854. Ma anche qui, come a Fiuggi, la frequentazione termale è ben più antica: pare che fu Domitilla, madre di Tito e Vespasiano, la prima a beneficiarne.

A pochi chilometri dal borgo sorge l’antica abbazia di San Pietro in Valle con i suoi affreschi medievali

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