La prima Rimini di Fellini, tra la Biblioteca Gambalunga e piazza Cavour
Fellini nasce a Rimini, nella casa di via Dardanelli 60 nel 1920. Si dice che alle 21.30, ora in cui il minuscolo Federico vide la luce, un fulmine cadde sulla palazzina.
È durante la giovinezza però che la lampadina del genio del cinema brilla per le prime volte: per esempio, durante gli anni goliardici al ginnasio, lo stesso che fu luogo di formazione di Titta, protagonista del film più celebre di Fellini, “Amarcord” (1973). Poco distante dal ginnasio c’è la Biblioteca Gambalunga. Non sappiamo se Fellini l’abbia frequentata, ma dentro ci trovate la Cineteca della città e un prezioso patrimonio archivistico felliniano con manifesti, documenti originali, foto di scena, disegni e sceneggiature.
Esplorate poi le vie e le piazze che hanno fatto da sfondo alle giornate di un Fellini senza rughe, tanto da diventare le scenografie di alcune delle sequenze più celebri di “Amarcord”: camminando su via Dante, dove i negozi storici e i caffè animano l’atmosfera evocata nel film, la strada vi porterà in piazza Cavour, un vibrante centro di attività cittadina. La piazza è anche la sede della famosa fontana della Pigna, elemento ricorrente del film e sfondo della scena della nevicata, quando i ragazzi si divertono a prendere a palle di neve la Gradisca. La piazza fu ricostruita a Cinecittà per le riprese, dove sono state ambientate le più celebri sequenze del film.
Piazza Malatesta e Castel Sismondo: palcoscenico e circo, tra sogno e realtà
Piazza Malatesta (VEDI SCHEDA IN FILE DESTINAZIONI) è uno dei cuori pulsanti di Rimini. Recentemente rinnovata, la piazza è uno spazio elegante e vivace, circondato da caffè storici e architetture significative, che riflette perfettamente l’energia e il dinamismo che Fellini ha catturato nei suoi film.
Su piazza Malatesta si affaccia l’imponente e bellissimo castel Sismondo anche conosciuto come Rocca Malatestiana, la fortezza più famosa e simbolica della città. Costruito nel XV secolo per volere di Sigismondo Malatesta, questo castello rappresenta un capolavoro di architettura militare ed è un testimone silenzioso delle vicende storiche di Rimini.
Spesso nello spazio antistante la rocca, all’epoca in cui il regista era un bambino veniva allestito il circo. Affascinato, un giorno scappò addirittura di casa per andare ad assistere allo spettacolo e rimase per sempre folgorato da quei bizzarri e nostalgici personaggi. Scrisse Fellini della prima visione degli spettacoli circensi: “Questa ebbrezza, questa commozione, questa esaltazione, questo immediato sentirmi a casa mia io l’ho provato subito, la prima volta che sono entrato sotto la tenda di un circo; e non era nemmeno l’ora dello spettacolo […] no, era la mattina presto e sotto il tendone dorato che respirava appena come una gran panciona calda, accogliente, non c’era nessuno. Si sentiva un gran silenzio, incantato, da lontano la voce di una donna che cantava sbattendo i panni […] Sono rimasto rapìto, sospeso, come un astronauta abbandonato sulla luna che ritrova la sua astronave.”
Proprio per questo, Fellini ha scelto di omaggiare il castello nel film "I clowns" (1970), lo scorgiamo infatti nella sequenza iniziale: viene inquadrato un tendone da circo installato di fronte a una fortezza che pare proprio la rocca Malatestiana.
Oggi castel Sismondo ospita il Fellini Museum, polo culturale della città e istituzione locale: il museo offre percorsi guidati sulle orme di Fellini e una mostra permanente dedicata al regista riminese.
Cinema Fulgor, custode delle prime visioni e della memoria di Fellini
“Al cinema mi ci portò la mamma e non per il piacere mio ma per il suo: le era venuta voglia di andare al cinema e mi portò appresso. Non ho idea di quale film si trattasse, mi ricordo una serie di immagini favolose che subito amai. Anche prima che cominciassi a comprendere cosa stavo vedendo sapevo che era qualcosa di meraviglioso”, ricordava Fellini. Per questo non può mancare, in questo itinerario, un passaggio al cinema.
Dopo la visita al Fellini Museum a castel Sismondo, dirigetevi verso corso d’Augusto e raggiungete palazzo Valloni che al suo interno ospita il cinema Fulgor, anch’esso parte del polo museale dedicato al regista.
Questo cinema è stato cruciale per la formazione artistica di Fellini: il piccolo e suggestivo auditorium, con il suo design rétro e le sue eleganti decorazioni, ha proiettato le pellicole che sono state le prime ispirazioni cinematografiche del regista. Nelle sue sale Fellini ha ricordato di aver visto “Maciste all’inferno”, ancora piccolo, seduto sulle ginocchia del padre; più avanti, da ragazzo, realizzava ritratti e locandine promozionali in cambio di ingressi gratuiti agli spettacoli serali.
Nel 2018 il cinema è stato oggetto di un grande e dettagliato restauro, curato dal maestro e premio Oscar Dante Ferretti, storico collaboratore, scenografo e costumista di Fellini. La ristrutturazione ha riportato alla luce l'architettura liberty originale e le sale, intitolate a Fellini e alla sua musa Giulietta Masina, continuano a omaggiare il maestro del cinema.
Il patrimonio storico e felliniano dei murales di borgo S. Giuliano
Il pittoresco borgo S. Giuliano si trova sulla sponda settentrionale del fiume Marecchia. Per arrivarci, continuate la passeggiata su corso d’Augusto dal cinema Fulgor e attraversate il ponte Tiberio, che si affaccia sul canale di Rimini.
Il quartiere è tutto quel che a Rimini non ci si aspetta, sembra quasi un mondo a parte. In netto contrasto con la vita movimentata della riviera, S. Giuliano sorprende per le sue stradine acciottolate, le case colorate, la bellissima chiesa di S. Giuliano Martire, lo scorrere lento della quotidianità e i vivaci murales realizzati da artisti locali e internazionali che celebrano la vita locale e rendono omaggio a Fellini e ai suoi film.
Le pareti delle case sono decorate con immagini evocative tratte dai suoi film più celebri, tra cui “Amarcord”, “8½” e “La Dolce Vita”. Le scene rappresentate includono personaggi simbolo come Gradisca, Scureza e Volpina. luoghi iconici e momenti emblematici. I primi murales vennero disegnati sulle case più malconce e vecchie, e alcuni sono andati perduti o sono stati ricoperti da altri, ma tanti ancora resistono.
Tra i murales più iconici, potrete vedere quello che rappresenta Gelsomina, il personaggio interpretato da Giulietta Masina in "La Strada", e il ritratto di Fellini stesso, che sorride sotto un cappello a cilindro.
Grand Hotel di Rimini, icona di lusso e albergo dei sogni
“Delitti, rapimenti, notti di folle amore, ricatti, suicidi, il giardino dei supplizi, la dea Kalì: tutto avveniva al Grand Hotel. Le sere d'estate diventava Istanbul, Bagdad, Hollywood. Sulle terrazze, protette da cortine di fittissime piante s’intravvedevano nude schiene di donne che sembravano d'oro, allacciate da braccia maschili in smoking bianco, un venticello profumato ci portava a tratti musichette sincopate, languide da svenire”. Così Fellini racconta il Grand Hotel, icona di lusso e raffinatezza, affacciato sul litorale romagnolo.
Da borgo S. Giuliano, camminando lungo il canale che attraversa la città, potete raggiungere questo maestoso edificio in stile liberty del 1908. Quando Fellini tornava a Rimini da Roma soggiornava sempre qui, nella suite 315, gentilmente affidatagli dall’amico e all’epoca proprietario Cavalier Pietro Arpesella. Fellini calcava i pavimenti antichi e poteva ammirare quei sontuosi saloni che lo avevano affascinato fin da giovane, quando era squattrinato e il Grand Hotel poteva solo bramarlo. Come succede, appunto a Titta Biondi, protagonista di “Amarcord”, fermo dietro le siepi a scrutare la vita agiata dei ricchi.
Nella quiete del Cimitero monumentale, il tributo della città a Fellini
L’ultima tappa di questo itinerario è dedicata al Cimitero monumentale di Rimini. Qui Federico Fellini riposa accanto alla moglie Giulietta Masina e al loro figlio Pier Federico, che morì poco dopo la nascita. La tomba di Fellini è ornata da un tributo voluto dalla città di Rimini, una scultura monumentale in bronzo realizzata dallo scultore Arnaldo Pomodoro, che rappresenta la prora di una nave. A ispirare l’opera denominata “La Grande Prua” due film felliniani: “E la nave va” (1983) e “Amarcord” (1973). Pomodoro spiegava così l’opera: “La prua della nave sembra tagliare un percorso ideale attraverso la terra, l'acqua, l'aria: rappresenta per me la grandezza e la gloria stessa dell'opera di Fellini”.
L’aspetto elegante e futurista della scultura simboleggia il viaggio eterno e il legame di Fellini con il mare, riflettendo il tema del viaggio e della scoperta, ricorrente nella sua filmografia. La prua della nave si erge come un simbolo di esplorazione e di infinito, accogliendo i visitatori in un momento di contemplazione e rispetto. Il cimitero monumentale, immerso in un’atmosfera di quiete e solennità, è il luogo ideale per riflettere sull’eredità del regista e rendere omaggio alla sua memoria in un ambiente di sobria bellezza.