Viaggio nelle città della ceramica, tra laboratori, musei e tradizioni straordinarie
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Chi non conosce almeno una città italiana dove si crea ceramica? A seconda delle aree di provenienza, ti verrà magari in mente Caltagirone, in Sicilia, oppure Faenza, in Emilia Romagna, o ancora la pugliese Grottaglie e l’umbra Deruta. In realtà, sono addirittura una sessantina i centri del nostro Paese dove da secoli la tradizione ceramica è di casa: sono riunite da un’associazione, AiCC – Associazione italiana Città della Ceramica, che dal 1999 le promuove e le valorizza. Ti proponiamo un articolo alla loro scoperta, cercando dal Piemonte alla Sardegna le produzioni più tipiche. Uno stimolo per entrare nelle botteghe degli artigiani e vederli all’opera, visitare i tantissimi musei dedicati a quest’arte (sono presenti in quasi tutti i centri citati), capire come tradizioni millenarie si modificano e modernizzano, contaminandosi con linguaggi contemporanei e tecnologie innovative. Quello della ceramica è un mondo dove i confini tra artigiani, artisti e designer sono molto sottili e, soprattutto, dove la narrazione della ceramica si intreccia con la storia e la cultura del territorio. Un modo diverso per programmare un viaggio alla scoperta di un’Italia genuina e spesso poco nota.
Al Nord, dal Piemonte al Veneto
Il viaggio tra le città della ceramica inizia dal Piemonte, dove sono due i centri che vantano un’antica tradizione: a Castellamonte (To) sono ancora attive le produzioni di stufe in ceramica, dette “stufe Franklin”, risalenti alla fine del '700, con caminetto a circolazione d’aria e fuoco visibile; a Mondovì (in provincia di Cuneo), scomparse le grandi fabbriche ottocentesche, sono le piccole botteghe a portare avanti la creazione dei galletti, il simbolo della ceramica locale, insieme a pezzi unici dipinti su commissione e oggetti d’uso quotidiano. In Lombardia ci fermiamo a Lodi e a Laveno Mombello (in provincia di Varese), sul lago Maggiore, famosa per l’esperienza della Società Ceramica Italiana, che tra fine ‘800 e metà ‘900 realizzò servizi da tavola finemente decorati. In Liguria sono le due Albisole – Albisola Superiore e Albissola Marina – a tramandare fin dal Rinascimento la loro tradizione variegata; le due cittadine del Savonese, cui si sono aggiunte tra le città della ceramica anche Savona e Celle Ligure, sono conosciute anche per la ceramica futurista, con colori sgargianti e forme eccentriche. Le due località sono sempre state e sono ancora oggi frequentate da molti artisti, alcuni dei quali vi risiedono stabilmente, altri che si fermano regolarmente per soggiorni artistici presso le varie fabbriche. Infine spostiamoci in Veneto, dove Nove e Bassano del Grappa, entrambe in provincia di Vicenza, fabbricavano pregiate maioliche per la Serenissima. Da ricordare anche Este (nel Padovano), le cui raffinate ceramiche si distinguono principalmente per la tonalità giallo tenue della terraglia.
Città e borghi dall’Emilia-Romagna all’Umbria
Faenza (in provincia di Ravenna) è una delle città della ceramica più note, in Italia ma anche in Europa: d’altronde, maiolica in francese si dice faïence, in inglese faience, nomi che derivano da quello della città, famosa già nel periodo rinascimentale per la sua produzione. Ancor oggi sono decine le botteghe di artigiani, artisti e professionisti della ceramica che reinterpretano e innovano le forme antiche. Per ammirarle, il consiglio è di visitare il MIC Museo Internazionale della Ceramica in Faenza, tra i più importanti al mondo, che raccoglie anche numerosi capolavori di artisti di fama mondiale, tra cui Picasso, Matisse, Chagall, Fontana.
Viriamo poi verso la Toscana, dove si trovano 5 città della ceramica: 4 sono nel Fiorentino (Borgo San Lorenzo, Impruneta, Montelupo Fiorentino, Sesto Fiorentino) e una nel Senese (Asciano). Impruneta è legata in modo particolare alla lavorazione del cotto; Montelupo Fiorentino era la “fabbrica ceramica” per i Medici; Sesto Fiorentino è famosa per la manifattura Ginori, una delle massime espressioni di produzione di porcellane a livello internazionale; Borgo San Lorenzo ha una storia più recente, con una produzione ispirata al liberty e all’art déco. Anche nella vicina Umbria sono molte le città della ceramica: Città di Castello, Deruta, Gualdo Tadino, Gubbio, Orvieto e Umbertide. In ognuna di queste si trovano laboratori, botteghe e musei dedicati alla produzione, ma sono da segnalare anche i monumenti che raccontano l’antica tradizione della zona: come il santuario della Madonna dei Bagni, eretto nel 1657, le cui pareti sono ricoperte da centinaia di ex voto in maiolica donati dai fedeli in seguito a un pericolo scampato. Un capolavoro unico nel suo genere, che racconta storie di vita quotidiana e di religiosità popolare.
Tradizioni dalle Marche all’Abruzzo
Le ceramiche sono create da tempo immemore anche nelle Marche, pur se meno conosciute, rispetto ad altre regioni. Troviamo città della ceramica tra Pesaro e Urbino (Pesaro stessa, Fratte Rosa, Urbania), poi nel Maceratese (Appignano) fino all’Ascolano (la stessa Ascoli Piceno). Caratteristici sono, per esempio, i motivi floreali di Ascoli Piceno e la “rosa di Pesaro”, decorazione a smalto, tuttora simbolo della tradizione maiolicara della città. Urbania, nel ‘500 chiamata Casteldurante, produceva alcune tra le più belle maioliche del Rinascimento, distinguendosi da Faenza per la creazione di decorazioni caratteristiche e l’eleganza del genere pittorico detto “istoriato”.
Scendiamo più a sud e approdiamo nel Lazio. La produzione qui è tutta nella Tuscia Viterbese, un vero e proprio “distretto ceramico” con Viterbo, Civita Castellana, Tarquinia e Acquapendente. A Civita Castellana, in particolare, agli inizi del secolo XX si è sviluppata una vasta produzione di articoli igienico-sanitari e di stoviglierie. In Abruzzo, Castelli (nel Teramano) vanta, invece, una tradizione nella ceramica a partire dal ‘500, con le ricercate produzioni farmaceutiche che vanno sotto il nome di Orsini-Colonna, oggi presenti in tutti i più importanti musei del mondo. In questo piccolo borgo l’attività ceramica delle botteghe artigiane costituisce ancora il fulcro dell’economia locale. Come a Deruta, c’è un monumento che vale la pena di cercare per capire l’importanza della tradizione locale: la chiesetta di S. Donato, appena fuori dal paese, edificata nel ‘500, che presenta un soffitto interamente costituito di tavelle decorate a maiolica, di dimensioni 20x40 centimetri, in circa 800 esemplari, risalenti al 1615-1617 circa, con scene religiose e popolari.
L’arte della Campania, tra forme fantasiose e colori accesi
La Campania è la regione italiana con maggior concentrazione di città della ceramica, tra l’altro distribuite in quattro delle cinque province, segno di un’attività diffusa e ben radicata nel territorio. Si inizia da Napoli con Capodimonte, famosa per l’esperienza della Real Fabbrica di Capodimonte, fondata sulle colline della città nel 1743 dal re Carlo di Borbone e da sua moglie Maria Amalia di Sassonia. Elegante, raffinata, originale, ricchissima di dettagli, la produzione di Capodimonte diventa subito inconfondibile: le mani degli artigiani fabbricano tabacchiere, brocche, tazze e lattiere, servizi di piatti, oggi conservate nel museo omonimo. Più a sud, sulla costa del Salernitano, la produzione di ceramica artistica da tempo è presente a Cava de’ Tirreni (in particolare sono da ammirare le tante forme diverse che assumono le riggiole, mattonelle in cotto maiolicate e decorate). A Vietri sul Mare l’antica produzione di maiolica è stata trasformata negli Anni ‘20 del ‘900 grazie ad artigiani tedeschi, che hanno inventato un nuovo genere di decori basato sui gesti della vita quotidiana. Molti oggetti antichi sono raccolti nel Museo provinciale della Ceramica, all’interno di Villa Guariglia. Spostandoci nell’entroterra, ecco Ariano Irpino e Calitri, in provincia di Avellino: il primo è famoso per “gli oggetti solari di Ariano”, così definiti per le forme fantasiose e i colori accesi, il secondo vanta una tradizione di ceramiche raffinate che risale al Medioevo. Le vicine cittadine di Cerreto Sannita e San Lorenzello sono invece conosciute per la meravigliosa produzione di epoca barocca, con ceramiche d’uso e d’arredo, mattonelle e ceramiche per l’architettura.
Al Sud, tra Puglia e Calabria
Anche la Puglia vanta un buon numero di città della ceramica: sono 6, distribuite in provincia di Bari (Terlizzi e Rutigliano), Taranto (Grottaglie e Laterza) e Lecce (Cutrofiano e San Pietro in Lama). Tra queste, la produzione è particolarmente notevole a Grottaglie, dove la tradizione è talmente radicata che i ceramisti vantano un vero e proprio quartiere dedicato, il “Quartiere delle Ceramiche”. Qui si trova a maggior parte delle botteghe artigiane della città, alcune delle quali sono state ricavate in grotte naturali. Anche a Cutrofiano la tradizione è molto antica, documentata fin dal XV secolo: lo stesso nome del paese è formato da due parole greche che indicano il processo creativo, cutra, che significa vaso, e fio, che vuol dire fabbricare. Oggi è famoso soprattutto per i fischietti in terracotta, caratterizzati da una grande varietà di colori e forme (tra cui ortaggi, personaggi, campanelli). Laterza è nota per la produzione di meravigliose maioliche dipinte a mano in monocromia turchina ed è da visitare il Muma-Museo della Maiolica Laterza, nel sontuoso palazzo Marchesale, dove sono conservati gli esemplari più belli e preziosi. Più a sud, troviamo Matera e Calvello (in provincia di Potenza) in Basilicata e Squillace (in provincia di Catanzaro) in Calabria. La produzione di quest’ultima è peculiare, con ceramiche caratterizzate dalla tecnica dell’ingobbio, procedimento che consiste nel rivestire di un velo di creta bianca il manufatto che, poi, viene decorato a graffito con una punta acuminata: l’operazione mette a nudo l’argilla, che in prima cottura diventa rossa scura. Un’antica tecnica di derivazione bizantina, che crea raffinati prodotti chiamati “ceramiche graffite”.
I colori di Sicilia e Sardegna
La tradizione secolare della ceramica in Sicilia prende vita oggi soprattutto in 6 città e cittadine dell’isola, spesso con grande fantasia, colori accesi, forme sempre diverse. La più nota è probabilmente Caltagirone (in provincia di Catania), dove la produzione della ceramica è risalente a tempi davvero antichi: ne è testimonianza preziosa uno stupendo cratere a figure rosse risalente al V-VI secolo a.C., rivenuto nel 1941 ed esposto oggi al Museo regionale della Ceramica, che raffigura un ceramista che plasma un vaso sulla ruota girata da un garzone. Oggi sono circa 150 le botteghe che producono maioliche, terrecotte e figurine nella tradizione calatina, caratterizzata da colori vivaci e un’innovazione continua: famose sia le piastrelle, che spesso adornano facciate di edifici, scale e cortili, sia le teste di moro, come vengono chiamate le teste di uomini e donne agghindate con fantasiosi turbanti. In provincia di Messina si trova Santo Stefano di Camastra, noto per le piastrelle maiolicate, dette localmente ambrogette; da visitare anche il locale cimitero, dove sono state scoperte varie sepolture decorate con ceramiche ottocentesche. Più a ovest troviamo Sciacca e Burgio in provincia di Agrigento e Collesano e Monreale in provincia di Palermo; tra queste, Sciacca spicca per le splendide ceramiche dai colori tipici giallo paglia, arancione, turchese, blu e verde ramina: le si trovano nelle botteghe del centro storico, lungo le scalinate del paese o sulla piazza principale con il suo belvedere sul mare.
Spostandoci in Sardegna, ecco la città di Oristano, nota per la brocca pintada, chiamata anche la “brocca della sposa” visto che i cittadini benestanti la commissionavano per la dote. È un’anfora con 4 anse e una copertura vetrosa chiazzata di verde e di giallo, arricchita da applicazioni a rilievo e a tutto tondo, come fiori, animali, uomini: un oggetto bellissimo e unico nel suo genere. Ad Assemini (in provincia di Cagliari), infine, gli strexiaius (artigiani) creano da secoli le stoviglie di uso quotidiano, dette strexiu, decorate con motivi naturalistici o geometrici in rilievo o a graffito. Perché la ceramica può essere anche un oggetto da tutti i giorni.