Da Sulmona a Pacentro
La prima tappa parte da Sulmona arriva a Pacentro ed è lunga 13 chilometri.
Sulmona, “città dei confetti”, ha molto da offrire ed è il luogo ideale per ultimare i preparativi prima della partenza. Per visitarla si passeggia su corso Ovidio, partendo dalla Cattedrale di San Panfilo, proseguendo verso piazza XX settembre, fino all’antica e vasta piazza Maggiore, dove si svolgono i mercati e le feste tradizionali come la “Giostra cavalleresca”.
I primi passi sul Cammino vero e proprio si muovono però dall’Abbazia di Santo Spirito al Morrone, nota anche come Badia Morronese, dell'ordine dei Celestini e tra le più grandi in Italia.
Lì si riceve la “Charta Peregrini”, una sorta di credenziale sui cui vengono segnate le tappe toccate dai camminanti durante il tragitto. Il percorso della prima tappa è agevole, con un dislivello da affrontare di 300 metri e l'arrivo, tra campi coltivati e muretti a secco, nel borgo medievale di Pacentro.
Da Pacentro a Caramanico Terme
La seconda tappa di circa 20 chilometri è quella che segna il passaggio dalla Valle Peligna alla valle dell’Orta, scollinando il passo San Leonardo, e ci vogliono circa 7 ore di cammino per percorrerla, con un dislivello in salita di 660 metri e in discesa di 700.
Dalla partenza si sale costantemente, ma le magnifiche viste che regala la Majella e le sue “rave”, ripidi canali che conducono alla vetta del monte Amaro, ripagano di ogni fatica. Di lì in poi si scende, osservati dal monte Amaro e con il Gran Sasso che si staglia all’orizzonte, e passo dopo passo si giunge a Caramanico, un luogo ideale dove sostare, rigenerarsi, mangiare e godersi oltre al riposo, la scoperta di un centro storico suggestivo, tra la chiesa di San Nicola e il quartiere San Maurizio.
Da Caramanico Terme a Decontra
È da Caramanico Terme che prende il via la terza tappa che impiega più o meno 8 ore di camminata. Sono 18 chilometri impegnativi, con un dislivello in salita di 780 metri e in discesa di 580, ma anche in questa tappa si è avvolti da una natura sorprendente, quella che attraversa la valle del fiume Orfento.
La si risale camminando tra le pareti scoscese, verticali e verdissime del canyon scavato dal fiume, fino a scendere nella forra del fiume.
Dopo vari ponticelli in legno, si attraversano il Ponte di San Cataldo e il Ponte di San Benedetto. Qui, il sentiero B2 è interrotto per un’ordinanza comunale, quindi si deve proseguire sullo stesso versante della valle per il sentiero S, che entra nella faggeta.
In un'ora di salita si arriva alle rovine dell’eremo di S. Onofrio all'Orfento, completamente scavato nella roccia, per poi scendere a valle per il medesimo sentiero dell'andata fino al ponte di San Benedetto e alla deviazione per Decontra.
Da Decontra a Fonte Tettone di Roccamorice
La quarta tappa è ancora più impegnativa, soprattutto per i dislivelli e per alcuni tratti di sentiero esposto nei pressi dell'eremo di San Giovanni. La lunghezza è di 15 chilometri, con un dislivello in salita di 1050 metri e in discesa di 450. Quella che vi attende, però, è una delle tappe più suggestive del Cammino Classico di Celestino.
Si parte da Decontra, si imbocca quindi il sentiero P fino a deviare per il sentiero B1 che conduce ai prati di Piangrande. Si dovrebbe deviare a destra sul sentiero S, ma una temporanea interdizione di questo tratto costringe a proseguire dritti sul B1 per poi scendere sul secondo sentiero S e raggiungere lo scenografico, e impegnativo, ingresso all’eremo di S. Giovanni all’Orfento, tra i luoghi più suggestivi di tutto il Cammino, aggrappato alla roccia a 1227 metri di quota.
Per accedere è richiesta agilità ed esperienza. Si deve infatti scendere una scala ricavata nella roccia e poi percorrere una cengia con attenzione: il tratto è esposto e per qualche metro bisogna avanzare letteralmente “pancia a terra”.
Dopo la visita per lo stesso sentiero si torna sulla strada sterrata di Pianagrande dove si prosegue a destra per il sentiero B1 in direzione del Blockhaus. La fatica è ripagata da momenti emozionanti, come le vedute dall'alto sulla valle dell'Orfento, le capanne in pietra a secco, le fioriture dei prati di Piangrande e infine, da monte Tettone, la vista che spazia fino al mare.
Da Fonte Tettone a Macchie di Coco di Roccamorice
Si cammina per 15 chilometri con 350 metri di salita e tanta, tanta discesa, con circa più di 600 metri di dislivello, camminando tra faggete e boschi.
Nei pressi di Fonte Tettone si imbocca il sentiero P che sale per poi scendere in una faggeta. Il consiglio è fermarsi per godere della magnifica vista sul gruppo del Gran Sasso, prima di proseguire verso l'eremo di S. Bartolomeo in Legio, sul versante del vallone di S. Spirito, sotto un ampio tetto di roccia, fino all’eremo di Santo Spirito a Maiella, che si raggiunge con un’ora e mezza di cammino. Dall'eremo si risale sul sentiero S, fino alle località di Macchiametola, Collarso e Macchie di Coco, dove si può mangiare e finalmente riposare prima dell’ultima tappa.
Da Macchie di Coco a Serramonacesca con l’Abbazia di S. Liberatore
L’ultima tappa che si conclude a Serramonacesca, nell’Abbazia di S. Liberatore, è agevole. Si cammina per 14 chilometri ma ci sono solo 260 metri di dislivello in salita e 600 metri in discesa.
Il primo tratto dell'itinerario è su asfalto fino al colle Acquafredda, poi si prosegue in discesa all'interno del Fosso Sant'Angelo di Lettomanoppello, attraversandolo per raggiungere la Grotta Sant'Angelo, luogo di culto rupestre: larga circa 22 metri, è divisa al centro da uno sperone roccioso che crea due ambienti vagamente semicircolari; dentro si trova un piccolo altare con la statua dell’Arcangelo Michele (attualmente si può vedere solo una riproduzione perché l’originale si trova al Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara). Ora si deve riprendere la salita, fino alla strada provinciale che congiunge Lettomanoppello a Passo Lanciano.
Dopo Fonte Pirella in corrispondenza di una curva a destra si entra a sinistra su una sterrata che diviene poi sentiero. Con il mare in vista, tra muretti e antichi stazzi in pietra, e proseguendo dritti si arriva all'eremo di Sant'Onofrio e, quindi, all’Abbazia di S. Liberatore a Serramonacesca, conclusione del cammino “classico” di Celestino.