Il Carnevale Storico di Pont-Saint-Martin: folclore, storia e tradizione
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Se amate il mistero, vi affascinerà il Carnevale storico di Pont-Saint-Martin, borgo della Valle D’Aosta un tempo tappa dell'antica strada romana per le Gallie e della via di pellegrinaggio Francigena, che ha a che fare con il celebre ponte romano di San Martino, simbolo del paese, e con le circostanze leggendarie della sua edificazione.
Come San Martino si fece beffe del diavolo
La leggenda che ispira il Carnevale di Pont-Saint-Martin, celebrato da più di un secolo, riguarda il diavolo e San Martino, vescovo di Tours ed ex ufficiale romano. Attorno a loro, un vivace cast di comprimari: la ninfa del Lys e le sue ancelle, il console, il tribuno e i soldati romani, in guerra contro i barbarici salassi, tutti chiamati a rievocare il mito che ispira i quattro giorni carnevaleschi, tra tavolate, balli e cortei in costume.
Vuole infatti la tradizione che il ponte romano sopra il Lys, impetuoso affluente della Dora Baltea, sia stato eretto niente meno che dal demonio, raggirato dal vescovo di Tours, che si trovava a passare da quelle parti proprio quando una piena travolse la passerella che collegava le due rive del torrente.
Lo zampino del diavolo
Costretto a interrompere il cammino e chiamato in soccorso degli abitanti, il santo avrebbe convocato Satana in persona, convincendolo a costruire un ponte in muratura, bello e solido in cambio dell’anima del primo malcapitato che avesse attraversato la sua opera. Il diavolo si impegnò molto, ma a lavori conclusi, Martino lanciò un boccone di pane all’estremità opposta del nuovo ponte e liberò il cane che aveva tenuto fino ad allora nascosto sotto il mantello, sacrificando l’anima dell’animale, ma salvando una vita umana.
Furibondo, il diavolo provò a distruggere il ponte aprendovi una breccia con i suoi artigli, ma San Martino lo assicurò per sempre piantandovi, nel punto più alto, una croce.
Tra folclore e piaceri della tavola
Nate ai primi del Novecento con l’intento di rievocare la leggenda, le celebrazioni del carnevale di Pont-Saint-Martin partono la mattina dell’Epifania, quando alle 5.55 del mattino la banda musicale dà la sveglia al paese con l’inno carnevalesco. Da lì in poi, seguono una serie appuntamenti a tema gastronomico, animati dai rappresentanti delle insulae, i vari rioni di Pont-Saint-Martin, in una sorta di roadmap verso il Carnevale vero e proprio, che va dal giovedì al martedì grasso, con il tradizionale rogo del diavolo, ed è scandita da sfilate in costume capitanate dai figuranti, balli, una corsa delle bighe, una staffetta romana e una serie di serate enogastronomiche.
Attenti al cast!
Ad animare le giornate di festa sono i protagonisti della leggenda, interpretati ogni anno da un cast diverso, selezionato tra gli abitanti del paese e mostrato la sera del sabato grasso. Avvolto dal mistero fino all’ultimo, per tradizione, resta il nome della ragazza che interpreta la ninfa del Lys, identificata anche con la fata di Colombera, che viene annunciato direttamente quella sera, quando lei appare, a sorpresa, tra il pubblico trepidante.
Ma a dominare la scena qui è quasi sempre il diavolo: fate attenzione, se lo vedete passare, perché scorrazza indisciplinato per le strade, alternando urla raccapriccianti e risate sgangherate, scompiglia il corteo, facendo dispetti ai figuranti e provocando le belle donne. Ovviamente è anche golosissimo, soprattutto di fagioli, forse per le flatulenze che provocano… rigorosamente a base di zolfo.
Una piacevole coda quaresimale
Se siete amanti della buona cucina, il vostro giorno è il lunedì grasso, con la tradizionale fagiolata. Fin dalle prime luci dell’alba, infatti, in piazza vengono messi sotto fuoco lento enormi paioli di rame destinati alla cottura dei fagioli grassi coi salamini: un rito antichissimo, che si collega all’abitudine di offrire ai poveri un pasto caldo.
Il Carnevale storico ha poi un’altra piacevole coda gastronomica: il mercoledì delle ceneri. Nel giorno in cui inizia il periodo della Quaresima, gli abitanti di Pont-Saint-Martin vi daranno l’arrivederci all’anno successivo distribuendo razioni di polenta e mërluss, piatto a base di merluzzo (conservato sotto sale), cipolle, burro e polenta: un pranzo di magro, mettiamola così.