L'ingegnere innamorato della Martesana
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La storia del naviglio Martesana e degli altri navigli dal Quattrocento in poi.
Il dominio delle acque
Sin dai tempi antichi l’uomo ha cercato di dominare le acque. In questo itinerario scopriremo come la determinazione e il rigore progettuale abbiano dato vita a creatività e bellezza ingegneristica nel comprensorio milanese, che hanno toccato l’arte, il genio e il romanticismo assoluti.
Chi ha progettato l’idrografia a Milano
Un po’ come il Mosè biblico, l’uomo nella storia ha sempre cercato di “spostare” le acque e, a Milano in maniera impeccabile, l’ingegno umano è riuscito a cambiare la morfologia dei corsi d’acqua disegnando l’immagine della città. Leonardo da Vinci fu uno delle menti più illustri che adoperò il suo genio al servizio della collettività, anche in questo campo, così come Eugenio Villoresi che, per “l’amore di un canale”, è andato praticamente in bancarotta. La sua statua è situata nel capoluogo lombardo, non casualmente, in piazza Leonardo da Vinci. Se dunque si deve al grande genio fiorentino la rete di canali milanesi, anche Villoresi merita a pieno titolo un posto d’onore nel racconto, a volte magico, di come Milano ha dialogato con le sue acque. Vediamo perché e come.
Leonardo e Villoresi, i "maestri delle acque" in Lombardia
In età moderna, Milano è stata un esempio a livello internazionale di urbanistica idraulica e un centro di divulgazione delle scienze applicate delle acque. Le opere di bonifica, iniziate dai monaci delle abbazie a sud della città già nel X secolo, come ad esempio i Cistercensi di Chiaravalle, ebbero seguito negli studi e nelle realizzazioni leonardesche.
Una vera e propria “poesia ingegneristica”, quella che Leonardo mise in atto nel Naviglio Sforzesco, la spina dorsale di una rete di canali sussidiari che resero produttive vastissime aree e scrissero la storia della città e dei suoi abitanti.
Una tale rivoluzione ingegneristica e sociale fece parlare di sé anche nei secoli successivi se, nel 1778, il francese De Lalande nel suo volume “Des Canaux de navigation”, scrisse che “Gli italiani hanno dato esempio a tutta Europa” superando i fiumi con sistemi di ardita architettura idraulica basata su un sistema di ponti e canali. Una altra autorevole eco giunse dall’Inghilterra dove sir Alec Westley Skempton, uno dei padri fondatori della disciplina ingegneristica legata alla meccanica del suolo, riconobbe il primato milanese nella costruzione dei canali nel saggio “Canali e navigazione sui fiumi prima del 1750”.