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Abruzzo, un viaggio tra mare, montagne, sapori, storia e la natura incontaminata di parchi e aree protette

Regione dell'Italia centrale, l'Abruzzo ha due anime e un solo cuore. Prevalentemente montuosa e collinare, si affaccia su un meraviglioso tratto del mare Adriatico. In Abruzzo si trovano le vette più alte dell'Appennino, come il Gran Sasso e il massiccio della Maiella, oltre che l'unico ghiacciaio appenninico, ma anche spiagge incantevoli.

L'Aquila Teramo Pescara Chieti
l aquila
L'Aquila

Il diamante dell’altopiano abruzzese L’Aquila saprà conquistarvi con il suo ricchissimo patrimonio storico e architettonico. Passeggiando per il centro storico, vi ritroverete nel cuore di un altopiano su cui sorge la città. Percorrete le due strade principali, Corso Vittorio Emanuele II e Corso Umberto I, che si incrociano perpendicolarmente e si incontrano ai Quattro Cantoni. Spostatevi poi in Piazza del Duomo, nota anche come Piazza del Mercato. Qui sorge la Cattedrale dei Santi Giorgio e Massimo, dalla facciata in stile neoclassico e arricchita da tre stemmi, gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, è attualmente inagibile. I lavori di ricostruzione e restauro del duomo sono iniziati il 27 febbraio 2023. Nella stessa Piazza sorge anche la Chiesa Santa Maria del Suffragio, con la cupola neoclassica di oltre 35 metri e la facciata tardo-barocca. Anche questa chiesa è rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 2009 ed è sottoposta a lavori di restauro e consolidamento. Nel quartiere Rivera fermatevi a fare qualche foto alla Fontana delle 99 cannelle. Proprio questo numero è considerato il simbolo della città che, secondo la leggenda, sarebbe nata dall’unione degli abitanti di 99 castelli. Per questo, si dice che a L’Aquila ci siano 99 piazze, 99 chiese e 99 fontane. Se capitate in città a fine estate, non perdetevi La Perdonanza Celestiniana, l’evento storico-religioso e mondano più importante della zona e ormai famoso in tutto il mondo. Il giorno clou è il 28 agosto, all’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio.

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Teramo
Teramo

Incastonata tra il Mare Adriatico e il Gran Sasso, Teramo è una delle città più belle d’Abruzzo Arte, cultura e natura si fondono nel suggestivo borgo di Teramo, meta ideale per chi si vuole rilassare senza però rinunciare a fare un salto nel tempo, alla scoperta, a piedi o in bicicletta, dei popoli e delle culture che hanno fatto la storia di questa città fin dall’antica Roma.

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Pescara
Pescara

Un mare e due anime Pescara si può guardare e visitare nel suo nucleo antico, quello che ora è il quartiere Portanuova, a sud del porto-canale, oppure a Castellammare Adriatico a nord. Due dimensioni di una stessa città cresciute storicamente sulle opposte rive del fiume Pescara, una che guarda al commercio, la seconda che si accende con il turismo, anche quello balneare. Oggi Pescara è una cittadina dinamica e trafficata, con una animata vita serale e una variopinta “movida” tra i locali del centro. Il fermento della città, soprattutto enogastronomico, si concentra nei dintorni di via Cesare Battisti e del mercato coperto a via Manthoné. Pescara esprime una modernità da grande città anche se le due dimensioni la rendono ideale per essere scoperta passeggiando o in sella a una bicicletta (e sono molte le iniziative che stanno favorendo la crescita della mobilità sostenibile), per andare a scovare anche gli angoli più nascosti, che vale la pena conoscere. La storia di Pescara è legata profondamente a quella dei suoi figli più illustri, l’arte della famiglia Cascella, l’estro di Ennio Flaiano e le opere di Gabriele D’Annunzio. Seguendo le tracce del Vate si può trovare un passpartout per la città, tenendo come riferimenti la casa natale del poeta in corso Manthonè, la cattedrale neoromanica di S. Cetteo, costruita negli anni ’30 dello scorso secolo con fondi in parte messi a disposizione dallo stesso d’Annunzio, e il museo delle Genti d’Abruzzo, ospitato nell’ex carcere borbonico. Da non perdere il Mediamuseum, il Museo Nazionale delle Arti dello Spettacolo nato nel 1995 e allestito nell’ex sede del tribunale, in piazza Alessandrini. Al suo interno si può spaziare da i contenuti di una mediateca, arricchita da collezioni che riguardano il cinema, la televisione e il teatro, ad uno spazio per mostre e una sala per proiezioni. E in ultimo valgono una visita il Museo civico “Basilio Cascella” e l’Aurum, uno spazio poliedrico per esposizioni, spettacoli ed eventi, un esempio riuscito di un recupero di un edificio storico restituito alla comunità.

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Chieti
Chieti

Chieti, soprannominata la Terrazza d’Abruzzo per la sua posizione strategica, poggia su un colle a 330 metri sul livello del mare. Oltre ad essere tra le città più antiche e a sfoggiare un ricchissimo patrimonio artistico e archeologico tra i più belli del Paese, mostra sorprendenti e inattese visioni, sia sul mare che sulle montagne circostanti. Fondata secondo la leggenda dal mitico eroe greco Achille, l’antico nome della cittadina, Teate, deriverebbe dal nome della madre, la ninfa Teti, e tuttora nello stemma cittadino campeggia la figura dell’eroe acheo conquistatore di Troia armato con lancia e scudo. Nonostante non sia inserita nei principali itinerari turistici, Chieti, tra siti archeologici, chiese centenarie, musei e straordinari paesaggi, è sicuramente una città che merita di essere scoperta. Occupa inoltre una posizione propedeutica, come base d’appoggio, alla visita delle altre bellezze circostanti: il Parco della Maiella, alcune delle incantevoli spiagge abruzzesi, per non parlare della Costa dei trabocchi. La città è suddivisa in due parti: Chieti alta, parte antica e sede del centro storico, e Chieti Scalo, quella più moderna. Il centro storico è piccolo e comodamente percorribile a piedi, si inoltra tra antiche strade ricche di monumenti, edifici signorili, chiese, piazze e botteghe storiche: da Largo Gian Battista Vico, dove affaccia il palazzo della locale Camera di Commercio arricchito di stili diversi, al Corso Marrucino, via principale di Chieti dove sorge il bellissimo Teatro Marrucino, vero gioiello architettonico in elegante stile Ottocentesco e dall’interno finemente decorato. Villa Frigerj, situata su una piccola altura fuori dalle mura cittadine, è un bellissimo palazzo in stile neoclassico arricchito da un meraviglioso giardino, principale parco comunale di Chieti. Composta da diversi livelli terrazzati è ricca di giardini all’italiana, fontane e passeggiate, laghetti e ponti di pietra. E’ anche la sede attuale del Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, ricco di reperti risalenti ad antiche civiltà abruzzesi sia del periodo romano che preromano, come il famoso Guerriero di Capestrano, statua a grandezza naturale del VI secolo a.C. ritraente un re dei Vestini. Da non perdere anche le stele di Guardiagrele, parte di un corredo funerario che ha permesso di approfondire lo studio delle popolazioni del luogo prima dell’arrivo dei romani. Immancabile una visita alla Cattedrale di San Giustino, costruita nel 1200 sui resti di un antico luogo di culto. La cattedrale è divisa in tre navate e tre diversi absidi, con quella centrale coperta da una volta a botte lunettata. Sotto il presbiterio si trova la cripta con le reliquie di San Giustino, arricchita con preziosi affreschi e pitture risalenti al XIV-XV secolo. Al Museo Archeologico Nazionale La Civitella, posto sulla sommità dell’acropoli dell’antica Chieti, è possibile ammirare un’incantevole vista sul massiccio della Majella. In mostra reperti che raccontano nascita e sviluppo della città attraverso tre diversi percorsi museali: L’inizio della storia urbana, Da Roma a ieri e La terra dei Marrucini. L’Anfiteatro Romano, situato nell’ambito del Parco Archeologico La Civitella, risalente al I secolo d.C., fu rinvenuto durante gli scavi archeologici nell’area. L’Anfiteatro, ricavato lungo le pendici orientali del colle, era il luogo deputato al combattimento tra gladiatori. Tra i punti di maggior spicco, la Piazza dei Templi Romani, dove si possono ammirare resti di alcuni templi costruiti nel III secolo d.C. dedicati, probabilmente, a Minerva, Giove e Giunone. I templi furono edificati su luoghi già dedicati alla venerazione di divinità pagane nel V-IV secolo a.C., tanto da rappresentarne il luogo di culto più antico di Chieti. Nei pressi, sul tratto di litorale del Medio Adriatico compreso tra Ortona e Vasto, si trova la Costa dei Trabocchi, luogo dove visse per un periodo Gabriele D’Annunzio e che ne ispirò la scrittura de Il trionfo della morte. Composta da bizzarre costruzioni, macchine da pesca su palafitte dalle origini non chiare - secondo alcuni studiosi andrebbero accreditate ai Fenici - è certo che la loro presenza rende ancora più suggestivo un paesaggio già fantastico di suo. Oggi molti trabocchi, restaurati e riportati alla loro bellezza originaria, ospitano ristoranti dove poter gustare saporite pietanze tradizionali abruzzesi. Le specialità gastronomiche tipiche di Chieti e provincia, hanno origini antiche ma in linea con i principi più moderni della dieta mediterranea e delle produzioni ecologicamente sostenibili. È possibile gustare pietanze tradizionali: dalla pasta alla chitarra, prodotta utilizzando un caratteristico strumento di legno detto appunto chitarra, alla Ngrecciata, zuppa di fave e carciofi, passando per le gustose Pallotte cac’ e ‘ove. Notevoli alcune ricette a base di selvaggina, il cinghiale su tutti, o gli animali da cortile come conigli e polli, cotti in padella o al forno, con verdure, ortaggi e aromi. Non mancano però piatti di pesce, come i Polipi in purgatorio. Non si possono dimenticare i dolci: la Cicerchiata, regina del Carnevale, composta da palline di pasta fritta amalgamate con canditi e miele; ma anche le Neole, le Pizzelle o Ferratele, ovvero dolci a cialda con uovo, farina, vino bianco, zucchero e semi di anice.

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Tour e esperienze
Photo by: Ivan Masciovecchio

Transiberiana d'Italia

Un itinerario dal fascino indiscusso, un viaggio tra le bellezze storiche, culturali e naturali del magnifico territorio dell’Appennino Centrale. Scorrendo lentamente attraverso alture e vallate del Parco Nazionale d’Abruzzo-Lazio e Molise, e del Parco della Majella con i suoi mistici eremi, toccando alcuni tra i borghi antichi più belli d’Italia, la Ferrovia dei Parchi è l’itinerario indicato per chi è in cerca di esperienze e nuove emozioni. Considerata la tratta ferroviaria più panoramica dello stivale, la Transiberiana d’Italia o Ferrovia dei Parchi ti guiderà tra borghi medievali, natura incontaminata e incantevoli paesaggi in movimento. La ferrovia si distingue per la sua valenza turistica e per le sue caratteristiche tecniche: arrivando a toccare pendenze del 28% in alcuni tratti del suo percorso, è considerata un capolavoro di ingegneria ferroviaria. L’antica tratta Sulmona-Isernia raggiunge una lunghezza di circa 128 km. Lungo il tragitto le carrozze superano panoramici ponti e viadotti e attraversano 58 gallerie, la più lunga delle quali, sotto il Monte Pagano, misura 3109 metri. Si parte da Sulmona tra le 8.45 e le 9.00 del mattino con andata e ritorno in giornata. In base alla stagione il treno ferma in alcune destinazioni piuttosto che altre, sappi che ogni periodo dell’anno è valido per compiere questo viaggio perché le mete sono tutte incantevoli e di pari bellezza. Campo di Giove, Palena, Rivisondoli-Pescocostanzo, Castel di Sangro, Roccaraso, sono alcune delle località toccate dal treno nel suo viaggio attraverso il Parco Nazionale d’Abruzzo e il Parco Nazionale della Majella, da qui il nome di Ferrovia dei Parchi.
Musei e monumenti
Castello Aragonese di Ortona

Castello Aragonese di Ortona

Il Castello Aragonese di Ortona: un maniero vista mare La sua posizione spettacolare a strapiombo sul mare lo rende un luogo di gran fascino. Il Castello Aragonese di Ortona, in provincia di Chieti, si affaccia delicatamente sulle sponde dell'Adriatico, rivolto verso la lunga Costa dei Trabocchi, con la sua imponente architettura. Un irrinunciabile viaggio nella storia quattrocentesca legata alla dominazione aragonese sul territorio abruzzese. È risorto dopo un periodo di decadenza Il meraviglioso fortilizio, così come oggi lo conosciamo, risale al periodo che va dal 1450 al 1470, quando trasformò edificazioni precedenti di origine medievale. Doveva servire a proteggere Ortona dall’assalto aragonese Ortona, ma non ci riuscì. La forma quadrangolare in pieno stile rinascimentale fu voluta da Alfonso d’Aragona, che volle ricostruire e rendere più strategica la fortificazione a strapiombo sul mare, così da proteggere il porto della città. Ortona passò nelle mani di Margherita D’Austria nel 1582, che la acquistò per 54.000 ducati per trasformarla in un centro abitato moderno, economicamente florido. L’innovazione edilizia si concentrò sul nucleo abitato, lasciando la roccaforte aragonese pressoché intatta. Il borgo fu gestito da amministrazioni locali poco interessate al destino del castello, condannandolo a un lungo periodo di decadenza. Ulteriori danni alla sua struttura risalgono al Novecento: fu colpito dai bombardamenti del 1943 e da una frana nel 1946. Oggi è tornato a splendere grazie a un attento restauro eseguito negli anni 2000. Una storia movimentata da una cupa leggenda Impossibile narrare le vicende del Castello Aragonese di Ortona senza citare la cosiddetta “leggenda della Ritorna”: si racconta che un ricco mercante fu accolto alla corte del re, conobbe la sua bellissima figlia e se ne innamorò perdutamente. Il Re non desiderava concedere la figlia in sposa a un lupo di mare. Promise quindi al mercante di concedergli la mano della figlia solo se gli avesse portato in dono qualcosa di unico e straordinario. Passarono diversi mesi e del mercante nessuna traccia. La principessa non si dava pace, finché il mare in tempesta, mosso a compassione, la ricondusse dal suo amato sul fondo del mare. Al mattino, sulla spiaggia di Ortona, apparvero frutti mai visti prima. verdi e tondi, che venivano chiamati cervelli di scimmia o Moro degli Osagi. Erano lo straordinario dono per il re. Ancora oggi, nei pressi del Castello, i pescatori giurano di udire i lamenti della principessa nelle notti di burrasca. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Ortona fu ribattezzata da Winston Churchill come La Stalingrado d’Italia: attraversata dalla Linea Gustav, la fortificazione che tagliava in due la penisola, con i nazifascisti a nord e gli angloamericani a sud, fu presa d’assalto e bombardata per circa 6 mesi. Arredi d’epoca, musei e percorsi suggestivi Una visita al maniero aragonese di Ortona ha tutto un suo fascino: in una delle sue torri è possibile visitare un piccolo, ma delizioso museo con immagini d’epoca e arredi appartenuti alle nobili famiglie che lo hanno abitato nel corso dei secoli. I ciclisti e gli amanti delle escursioni possono godere di un comodo percorso che, a partire dal Castello, conduce alla pista ciclabile lungo il litorale di Ortona.
Spiritualità
Eremo di Sant'Onofrio

Eremo di Sant'Onofrio

Alla scoperta dell’Eremo di Sant'Onofrio al Morrone Scenari montani dall’impatto paesaggistico fortissimo, corsi d’acqua al fianco di strade panoramiche, il verde dei boschi che si alterna a imponenti scenari rocciosi: risalendo il Gran Sasso d’Italia e approdando a Sulmona possiamo scoprire la bellezza senza tempo dell’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone, piccolo gioiello abruzzese. Eremo di Sant'Onofrio al Morrone: storia di una perla incastonata nella montagna Arroccato su un lato della montagna, caratterizzato da un punto di vista privilegiato sulla Valle Peligna e sulle catene montuose del Gran Sasso e del Sirente-Velino, l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone è nato dalla volontà di Pietro Angelerio, futuro Papa Celestino V, che vi trascorse parte della sua vita in fuga da Bonifacio VIII. Fu l’ultimo degli eremi fatti costruire dopo il 1290 dall’allora Fra Pietro. Abbandonato nel 1807 come conseguenza della soppressione di alcuni ordini religiosi, tornò in auge quando una serie di eremiti, laici e religiosi, vi si trasferirono. La tradizione racconta che Fra Pietro fu raggiunto dalla notizia della sua elezione al papato mentre osservava il digiuno penitenziale in onore della Vergine Assunta e di San Pietro. Il Crocifisso davanti al quale il Santo pregava avrebbe fatto un cenno con il capo e Pietro avrebbe reagito con queste parole: “Do il mio assenso ai voti del Sacro Collegio ed accetto il Sommo pontificato. Mi aiuti il Signore a portarne il gravissimo giogo”. Dopo l’abdicazione, Pietro tornò proprio a Sant'Onofrio e vi rimase rintanato fino al febbraio del 1295, quando partì alla volta della Puglia per poi imbarcarsi e raggiungere la Grecia. Dichiarato nel 1902 monumento nazionale, l’Eremo è stato parzialmente danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale per poi essere accuratamente restaurato. Oggi è considerato al centro di uno dei più importanti itinerari della fede d’Abruzzo. Fra opere d’arte e atmosfere misticheggianti Basta un giorno per cogliere le meraviglie dell’Eremo di Sant'Onofrio al Morrone, a partire dall’oratorio sapientemente affrescato dal Maestro Gentile da Sulmona nel 1200: sul fondo possiamo ammirare una crocifissione con Maria e San Giovanni ai piedi della Croce, mentre all’ingresso San Benedetto è raffigurato tra i Padri eremiti Mauro e Antonio. Sono degni di nota il prezioso soffitto ligneo quattrocentesco e l’antico altare in pietra bianca: nel mezzo vi è incastonato il crocifisso di pietra che, secondo la tradizione, Celestino V benedì durante la messa celebrata in abiti pontificali prima di recarsi a Napoli. Sono di grande interesse storico anche le celle e i locali restaurati di recente, che hanno ospitato nel tempo i religiosi e gli eremiti laici. Gli amanti delle escursioni possono raggiungere il Belvedere che domina la Valle Peligna: è disponibile un punto ristoro e un’area picnic per riposare e godere del panorama. Luogo di culto e di riti propiziatori Non solo una destinazione suggestiva in cui ritrovare calma e introspezione, ma anche un luogo di culto meta di pellegrinaggi e riti propiziatori. All’Eremo di Sant’Onofrio di Morrone è tradizione lo strofinamento (litoterapia) sulle pareti di roccia delle parti del corpo doloranti. La grotta, posta sotto l’eremo, è ricchissima delle acque a cui i fedeli attribuiscono poteri taumaturgici. È apprezzata anche la raccolta di calcinacci, polvere e ramoscelli di piante raccolti intorno al santuario. È possibile assistere sul terrazzo al lancio delle pietre che simboleggiano gli influssi negativi, i dolori, le tentazioni e i peccati da cui i partecipanti vogliono separarsi per sempre.
Musei e monumenti
MAXXI L'Aquila

MAXXI L'Aquila

A L’Aquila, il MAXXI, crocevia di culture contemporanee Guai a chiamarlo sede distaccata: inaugurato il 3 giugno 2021, il MAXXI L’Aquila è sì la seconda sede del Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma ma è molto di più di una succursale. L’idea del museo è molto recente: nacque nel 2014, dopo una visita del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini a Palazzo Ardinghelli, gravemente danneggiato dal terremoto del 6 aprile 2009. Ed è proprio questo palazzo settecentesco che dopo interventi di consolidamento e una serie di lavori è stato adattato a ospitare la nuova sede museale dedicata a arte, architettura e fotografia del XXI secolo. Un simbolo di ripartenza Un segnale importante per tutta la città, ancora segnata dal terremoto del 6 aprile 2009. Il Maxxi L’Aquila, infatti, si trova in pieno centro storico, in Piazza Santa Maria in Paganica. Alla base, il progetto ambizioso di fare di questo polo museale un crocevia di comunicazione, incontri e collaborazioni tra diversi linguaggi espressivi contemporanei, ma anche tra tutti i soggetti che lavorano in ambito artistico, dalle gallerie alle fondazioni, dagli istituti di ricerca fino ad altri musei, in modo che tutte le eccellenze del settore, sia nazionali che internazionali, possano avere una voce. Un luogo di confronto, insomma, sul modello del MAXXI di Roma, dove arti visive, fotografia, architettura e performance artistiche dialoghino tra di loro. Palazzo Ardinghelli, un Monumento Nazionale Le sale del MAXXI L’Aquila meritano già da sole una visita. Palazzo Ardinghelli, infatti, fu tra i primi edifici storici della città ad essere costruito dopo il terremoto del 1703, grazie alla famiglia di cui porta ancora oggi il nome. Eretto su un palazzo di origine rinascimentale e completato nel 1743, oggi ha una facciata in stile tardo barocco per via di rifacimenti successivi: fu terminata solo nel 1955 e fa dell’edificio uno dei massimi esempi di barocco aquilano. L’elemento che caratterizza l’architettura, insieme alla facciata, è il cortile, da cui ha origine uno scalone monumentale di derivazione borrominiana affrescato dal veneziano Vincenzo Damini nel 1749. La corte interna, che attraversa il Palazzo tra piazza Santa Maria in Paganica e via Giuseppe Garibaldi, fa del museo uno spazio pubblico a disposizione della città. Nel 1902 il Palazzo è stato dichiarato Monumento nazionale. Davanti sorge la chiesa di Santa Maria Paganica, che dà il nome all’omonima piazza. Un museo in continuo divenire Il MAXXI L’Aquila, almeno per il momento, non ha una collezione permanente, ma è spesso sede di workshop, talk, attività di approfondimento e progetti educativi che consentono di creare uno scambio continuo e vivace con il territorio, ma anche con chiunque si trovi a visitarlo. Un vero e proprio museo in divenire, dove nulla è statico ma frutto di costanti e continue interazioni tra artisti e visitatori. Se passate da L'Aquila mettete in conto di farci un salto: in ogni periodo dell’anno troverete qualcosa che vale la pena vedere. Il MAXXI L’Aquila è aperto il giovedì dalle 16 alle 20 e dal venerdì alla domenica dalle 11 alle 19. Tenete d’occhio il sito ufficiale per controllare aperture straordinarie ed eventi da non perdere.
La regione

Un tuffo nella natura tra mare e montagna

L'Abruzzo è l'occasione perfetta per un viaggio nella natura più vera, dalle montagne alle colline passando per la Riserva Naturale Regionale Punta Aderici e il Parco Nazionale d’Abruzzo in cui vivono orsi bruni, aquile reali, lupi marsicani: un tuffo nel bello, nel relax e in un incredibile mix di panorami che arrivano al cuore. Borghi fra i più suggestivi d’Italia compresi.

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