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Cicloturismo
Sicilia

Da Realmonte a Piazza Armerina. In sella dal mare a un entroterra ricchissimo di arte e storia

Percorrere questo itinerario significa sfiorare spiagge di sabbia finissima, castelli perfettamente conservati, capolavori del barocco e dell’impero romano. Perciò attenzione: la tentazione di fermare i pedali e viverlo solo da turisti sarà fortissima.

3 minuti

Ben 171 chilometri, con 2.530 metri di dislivello: è questo l’identikit della terza tappa del Giro di Sicilia 2023 Credite Agricole, un percorso che dall’arenaria finissima della costa meridionale si tuffa in un entroterra che profuma di mandorle e olive. Ma lungo il tracciato che approfondiamo in queste righe c’è molto altro da scoprire, soprattutto per gli amanti della storia e dell’arte. Ecco allora le principali attrazioni per chi vuole ripercorrere le gesta dei professionisti, godendosi però anche le bellezze del territorio.

Realmonte e Porto Empedocle: natura e leggenda

Vista aerea della bianca falesia di Scala dei Turchi e del mare turchese sottostante

Il via è dal paese di Realmonte, in provincia di Agrigento. A chi non conosce il Sud della Sicilia potrebbe sembrare un punto sconosciuto sulla carta geografica. In realtà, a circa 3 chilometri c’è un’attrazione naturale che tutto il mondo ci invidia: la Scala dei Turchi. Si tratta di una falesia di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, il cui bianco accecante contrasta con il blu del mare. Si pensa che il suo nome derivi dalla scorrerie piratesche del Cinquecento, quando era spesso presa d'assalto dai pirati. Dal febbraio 2020, per via del rischio frane, è una zona protetta che si può solo ammirare dalla spiaggia sottostante. Ma il divieto di accesso pare avere i giorni contati. Le autorità, infatti, stanno lavorando per riaprire il prima possibile ai turisti questo anfiteatro naturale di straordinaria bellezza. Pochi chilometri lungo la costa e si arriva a Porto Empedocle, cittadina natale di Andrea Camilleri, il ‘padre’ creativo del Commissario Montalbano: alcune vicende del poliziotto sono state ambientate qui, in un paesino immaginario chiamato Vigata, che compare anche in alcuni cartelli stradali.

A Naro, in un castello tra le nuvole

Il Castello di Naro visto dal basso

La prima difficoltà del tracciato è la salita che porta al villaggio medievale di Naro, a 467 metri d’altitudine, con una fiammata di pendenza del 15 per cento: una fatica subito ripagata dalla vista, che dal colle spazia fino al Parco delle Madonie e all'Etna. Da questo borgo fatto di viuzze, scalinate, magnifici edifici civili e religiosi, nell’antichità sono passati Greci, Cartaginesi, Arabi e Normanni. Risale al 14esimo secolo, invece, l’arrivo della potente famiglia dei Chiaramonte, a cui si deve la costruzione dell’omonimo Castello, sulle rovine di un forte arabo: le mura possenti, le torri e il mastio sovrastano l’abitato e valgono il biglietto. Lo stesso vale per il Duomo normanno del 11esimo secolo e per la Chiesa Madre, un tempo Collegio dei Gesuiti. L’itinerario prosegue attraverso campagne fertilissime, distese di mandorli e colline di macchia mediterranea che impongono a professionisti e amatori un continuo saliscendi. Si passa da Canicattì, uno dei pochissimi centri abitati del tracciato, dove le strade si fanno più strette, imponendo una certa prudenza.

Da Caltagirone a Piazza Armerina, tra arte e architettura

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L’arrivo a Caltagirone farà la gioia di chi, oltre alla bicicletta, ama l’arte, l’artigianato (è famosissima per le ceramiche) e l’architettura: il suo centro storico, infatti, è stato interamente ricostruito dopo il terremoto dei 1693 e dal 2002 è parte del sito Unesco del Val di Noto, per il suo patrimonio artistico barocco. Aspettatevi dunque palazzi sontuosi, scalinate imponenti, edifici decorati meravigliosamente, come la Chiesa di Santa Maria del Monte o il Monte delle Prestanze. Dopo una salita di 3 chilometri al 5 per cento di pendenza media, si arriva al traguardo di Piazza Armerina il borgo della provincia di Enna arroccato su una rupe a 700 di altitudine. Poco lontano c’è un must see che non consente eccezioni: la Villa Romana del Casale, sontuosa residenza della Roma tardo-imperiale che dal 1997 è un sito dell’Unesco. Un gioiello di 3.500 metri quadri di mosaici, realizzati da maestranze appositamente venute dall’Africa: 62 ambienti, in cui le pavimentazioni sono impreziosite da milioni di tessere, che raccontano scene di vita quotidiana, caccia e giochi, eroi e divinità.

A cura della redazione di RCS Sport.

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