Questa è la storia di un antico opificio sito alle porte orientali della città di Avellino che ha vissuto una storia lunga, passando di proprietario in proprietario, fino agli eredi Mastroberardino che ne testimoniano l’ultimo passaggio come Cantine Storiche, proprio nel territorio che può vantare grandi eccellenze enoiche. L’edificio, raro gioiello di architettura industriale settecentesca e luogo attraente e magico, è un’articolazione di volumi in tufo, sequenza spaziale di pieni e vuoti, un insieme di insolite prospettive tra spazi coperti e scoperti.
Situato in Avellino alla via Pianodardine, all’innesto della comunale per Atripalda, uno dei suoi prospetti si affaccia su via Filande, toponimo che ne ricorda l’origine produttiva come gualcheria, la cui proprietà iniziale era dei Principi Caracciolo del ramo Caracciolo-Rossi. Sin dal 1581 i Caracciolo furono i feudatari di ampi tenimenti che occupavano gran parte della provincia irpina, l’allora Principato Ultra, signoria che resistette fino al 1806. A partire dal XVII secolo i Caracciolo favorirono lo sviluppo industriale del feudo sfruttando l’energia idroelettrica dei corsi d’acqua; l'irrigazione dei campi ma soprattutto una nuova industria fatta di mulini, ferriere, gualchiere e soppresse, per costruire un’identità territoriale ed economica.
Lungo il rio prospiciente l’opificio sorse un’attività tessile, una filanda azionata da un mulino ad acqua per la produzione innanzitutto di panni di divise militari per l’esercito borbonico. Come risulta dal catasto napoleonico degli anni 1809-1810, dopo qualche decennio di avvio e intensivo sfruttamento, Francesco Caracciolo cedette in affitto la vecchia filanda di Pianodardine che nel 1852 passò a Leopoldo de La Tour en Voivre, suo cognato e alla marchesa Giustina Caracciolo; un casale di 4 vani al pian terreno e 4 vani al primo piano, descritto come opificio per la filatura del lino e della canapa, con cambio di destinazione ad uso di abitazione, successivamente ampliato a 14 vani abitativi al primo piano e 10 vani al piano terraneo adibiti alle lavorazioni.
Nel 1906 muore Leopoldo de La Tour e i figli Leopoldo Francesco, Maria e Marino ereditarono la proprietà, un annesso capannone industriale e una palazzina adibita a Caserma dei Carabinieri Reali. Gli eredi de La Tour vendettero poi la proprietà ai fratelli Angelo e Michele Mastroberardino, figli del cav. Angelo, che già da molti anni l’aveva in locazione come stabilimento di produzione vinicola; il 1878 è l’anno effettivo di nascita delle Cantine Mastroberardino, azienda che esercitò l’attività dei primi anni proprio nell’antico opificio con denominazione A.MA. (le iniziali di Angelo Mastroberardino) fino al dicembre dell’anno 1965.
Nota per la fitta relazione di rapporti con l’estero la casa vitivinicola si distinse anche per l’uso dei più moderni sistemi di trasporto, per ferrovia e cargo navali, all’epoca operanti: nelle attuali Cantine Storiche sono ancora visibili le tracce del binario dedicato su cui scorreva il vagone destinato ai trasporti delle uve e del vino da e verso la vicina Stazione ferroviaria. L’opificio ha conservato per anni la sua iniziale vocazione enoica diventando la sede in locazione di altre aziende vinicole fino al luglio del 2021.